FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
1 - VALORI SMARRITI, NESSUN EREDE DEL CAPO
Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”
silvio berlusconi forza italia
La situazione di Forza Italia è sempre più complessa. I titoli dei quotidiani parlano di una formazione oramai allo sbando, incapace di riunificare persone e opzioni sempre più lontane. Emblematico il caso pugliese, con una rottura aperta con Fitto e una candidatura, quella di Poli Bortone, che addirittura viene rigettata dalla leader del partito di provenienza.
Ma pesanti segnali vengono anche da altre regioni: dalla Campania, con esponenti di Forza Italia che ipotizzano di sostenere il candidato di centrosinistra; dalla Toscana, dove sembra aprirsi una contesa pesante fra verdiniani e ortodossi, anche dalla Liguria dove la candidatura di Toti sembra aver scontentato i leghisti.
BERLUSCONI ALL'INCONTRO CON I GIOVANI DI FORZA ITALIA
Sono vicende che insieme alle recenti uscite di esponenti storici segnano plasticamente la difficoltà del momento. Ma si tratta di una difficoltà solo momentanea? Dal sondaggio odierno emerge che oggi non si riesce a definire con sufficiente precisione quali siano i valori portanti del partito. Il 39% degli intervistati, la maggioranza relativa, non saprebbe individuare una caratterizzazione distintiva di Forza Italia.
Il 29% lo individua come partito conservatore, mentre l’aggettivo maggiormente evocativo della proposta politica originaria, liberale, viene solo dopo, citato da meno di un quarto degli intervistati. La rivoluzione liberale, mito fondativo della discesa in campo di Berlusconi ha perso definitivamente la sua credibilità, che resiste solo tra gli elettori attuali di Forza Italia, dove rappresenta la prima caratterizzazione e, sia pur in misura inferiore, anche tra gli elettori della Lega.
Infine 23% lo definirebbe un partito nazionalista, 18% cattolico, 11% antieuropeo. La difficoltà ad identificare il partito in termini valoriali si riverbera anche sulla sua progettualità. Solo il 13% ritiene infatti che Forza Italia abbia un progetto politico in grado di rispondere alle attese, non degli italiani, ma del suo elettorato: il 70% è convinto del contrario. Gli stessi elettori di FI fanno fatica a identificare una linea precisa e temono che il partito navighi a vista.
E, se fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile il centrodestra senza il nerbo del partito berlusconiano, oggi solo il 31% pensa che Forza Italia sia ancora il partito di riferimento del centrodestra (66% tra gli elettori di Forza Italia), mentre la maggioranza relativa reputa che in quell’area politica si siano affacciati movimenti che potrebbero svolgere il ruolo di collante.
Il pensiero va naturalmente alla Lega di Salvini, di cui abbiamo visto crescere i consensi e i riconoscimenti. Ma abbiamo anche sottolineato che questa formazione ha preso, in particolare dopo la manifestazione romana di qualche settimana fa, una piega estremista che le ha alienato le simpatie di parti importanti dell’elettorato di area e in particolare di Forza Italia.
matteo renzi e berlusconi 0aa87941
Infine l’imprescindibile tema del leader. Forza Italia, più e prima degli altri, nasce e si struttura come partito personale, per usare la felice espressione di Mauro Calise. Berlusconi incarna, riassumendolo in sé, un progetto politico e una constituency sociale. Ma attorno a lui non si crea un gruppo dirigente sufficientemente solido, da cui scaturisca un delfino capace di sostituirlo.
Solo il 16% pensa che Forza Italia riuscirà a trovare un nuovo leader all’altezza dell’ex premier, mentre la maggioranza assoluta (58%) non vede nessuno in grado di prendere in mano con sufficiente autorevolezza le redini del partito. Anche gli elettori di Forza Italia sono sfiduciati: solo 31% vede la possibilità di un ricambio soddisfacente.
cena fund raising di forza italia francesca pascale antonio razzi
Impressiona vedere come i segmenti sociali un tempo più vicini a Forza Italia e al suo leader, i lavoratori autonomi e le partite Iva, il Nord Est, l’imprenditoria, il Sud, le stesse casalinghe, oggi ne siano sempre più lontani e delusi.
Oggi la crisi è su più fronti: del progetto politico che, dopo la rottura del patto del Nazareno, sembra mancare, della base sociale che si è allontanata non trovando più nel partito e in Berlusconi rappresentanti dei propri interessi, della leadership che non ha saputo rinnovarsi. E sappiamo tutti come oggi la presenza di un leader capace di aggregare e rappresentare anche simbolicamente bisogni e sentimenti degli elettori sia imprescindibile.
La parabola del berlusconismo sembrerebbe giunta a conclusione. Ma questa crisi paradossalmente attraversa tutti i partiti «tradizionali». Il tratto che li accomuna è la presenza di potentati locali, nell’uno e nell’altro schieramento, che spesso prevalgono rispetto alla rappresentanza generale che il partito dovrebbe garantire. Il passaggio stretto, che coinvolge tutti, è la ripresa della capacità di rappresentanza, sociale, politica e culturale, dei partiti. Dalla decomposizione è necessario passare, e presto, alla ricomposizione .
2 - BERLUSCONI LAVORA A UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
Denis Verdini si prepara a lasciare Forza Italia? È in corso un pressing sui parlamentari «anziani» per convincerli ad abbandonare la nave azzurra per passare a gruppi parlamentari nuovi e autonomi, che votino a favore delle riforme di Renzi? Bene. «Chiunque lascerà il nostro movimento tradisce il mandato con gli elettori. Segno che era inaffidabile fin dall’inizio. E che sarebbe inaffidabile anche per il futuro. Per cui…».
Avrebbe potuto aggiungere, un po’ volgarmente, il più classico «accomodatevi, quella è la porta». Anche se non lo fa, la sostanza rimane comunque quella. Perché il Silvio Berlusconi che fa i conti col divorzio dall’uomo che è stato per dieci anni il suo uomo-macchina, al contrario di come ha fatto in passato, stavolta non proverà a trattenere nessuno. Il suo obiettivo principale, l’unico su cui sta lavorando, è il «riassetto totale» di una Forza Italia che «dopo le Regionali cambierà volto e, soprattutto, volti».
Un altro assaggio della campagna rottamatrice dell’ex premier, avviata formalmente con la circolare in cui Mariarosaria Rossi ha posto un limite alle candidature degli over 65 alle Regionali, s’è avuto ieri durante un collegamento telefonico con una manifestazione dei giovani forzisti in corso a Caltanissetta.
ANNAGRAZIA CALABRIA BERLUSCONI ALL'INCONTRO CON I GIOVANI DI FORZA ITALIA
«Voi», ha spiegato l’ex premier ai ragazzi che partecipavano all’iniziativa, «siete il futuro di questo nostro partito». Parole simili, forse addirittura identiche, a una cantilena pronunciata e poi rimangiata mille altre volte in passato, quando il proposito di «ringiovanire la baracca» s’era risolto in qualche incontro a Villa Gernetto e nulla più.
Stavolta, però, è tutto diverso. Berlusconi ha capito che «o si cambia davvero o tutti noi siamo destinati a diventare irrilevanti», superati dai Renzi boys a sinistra e surclassati dall’ascesa del pacchetto di mischia leghista portato avanti da Salvini a destra. Per questo ha predisposto un piano per portare alla ribalta «una nuova classe dirigente».
ANNAGRAZIA CALABRIA BERLUSCONI ALL'INCONTRO CON I GIOVANI DI FORZA ITALIA
Un piano che scatterà un minuto dopo il fischio finale delle Regionali, le stesse per cui ad Arcore mettono in conto una sconfitta, le stesse in cui si prova a portare a casa l’elezione di Giovanni Toti in Liguria e di Stefano Caldoro in Campania.
È questo il motivo per cui, di fronte all’ipotesi di una scissione che parta da Verdini a si allarghi a chissà chi, Berlusconi non fa drammi. E quando più d’uno nelle ultime settimane ha provato a metterlo in guardia rispetto all’incubo di perdere altri pezzi in Parlamento, l’ex premier s’è abbandonato a una reazione tra il divertito e l’ironico. «Pazienza, ce ne faremo una ragione. Vogliono sostenere la deriva autoritaria di Renzi? Che facciano pure…».
raffaele fitto consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Un ragionamento speculare viene fatto anche dalle parti di Verdini. Dove i suoi, che continuano a lavorare per sottrarre a FI quanti più parlamentari possibile, sono convinti «che c’è ancora un modo per evitare il nostro distacco da FI. E cioè che sia Berlusconi in persona, di fatto, a cacciarci dopo la sconfitta di fine maggio». Per quanto si cercherà di evitare tensioni immediate, per quanto molti dei passaggi sulla scissione dei verdiniani saranno derubricati a «chiacchiere» o addirittura negati, il dado è tratto.
forza silvio consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Forza Italia cambierà pelle, forse nome, magari simbolo, di sicuro sede, visto che il contratto d’affitto del quartier generale nazionale di Piazza San Lorenzo in Lucina potrebbe avere i giorni contati. Un altro dei simboli della gestione Verdini che Berlusconi vuole lasciarsi alle spalle. Come alle spalle s’è lasciato ogni traccia del vecchio patto del Nazareno, sui cui c’è ancora qualcuno che prova a fargli cambiare idea. Inutilmente. Visto che, a ridosso del voto sull’Italicum, l’ex premier prenderà di petto il governo con una campagna di comunicazione martellante. Tutta rivolta contro il premier in carica.
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