
DAGOREPORT – PIENONE DI AUTO BLU STASERA ALL’AUDITORIUM DI ROMA: DA MELONI E MANTOVANO A GIULI E…
Ugo Magri per “La Stampa”
C’è qualche schiarita sulla Consulta. Tanto che l’elezione dei 2 giudici costituzionali potrebbe aver luogo già stasera o al più tardi domani, quando deputati e senatori saranno tutti rientrati dal weekend. La novità consiste nel mutato atteggiamento di Berlusconi: prima era molto offeso dal comportamento dei suoi, che a voto segreto gli avevano impallinato Catricalà; dunque per umana reazione rifiutava di dare via libera al campione dei «peones», nella persona di Donato Bruno.
Adesso invece l’uomo pare un po’ placato. Con gli intimi si dichiara «indifferente» sul nome purché se ne venga fuori in fretta e, soprattutto, senza danneggiare ulteriormente l’intesa con Renzi. Perciò chiunque gli andrebbe bene. Anzi, provvedano direttamente i capigruppo di Camera e Senato, trovino loro il personaggio capace di mettere d’accordo i 128 parlamentari «azzurri», in modo da rovesciare il metodo delle decisioni imposte dall’alto.
E’ uno spiraglio democratico davvero minuscolo, sufficiente peraltro a innescare enormi aspettative. Già ieri sera Brunetta e Romani, non appena si è sparsa la voce, erano subissati di telefonate: chi proponeva di candidare Vitale, già in pista per il Csm (però è nel mirino dei Cinque stelle e del «Fatto quotidiano» per certe inchieste pendenti sul suo capo); chi invece spezzava una lancia pro Paniz, l’avvocato super-garantista che a suo tempo molto si spese per dimostrare la buona fede di Berlusconi su Ruby nipote di Mubarak.
Ma nessuno, dentro Forza Italia, raccoglie maggiori consensi del solito Donato Bruno.
E tutto lascia pensare che alle ore 14,30, quando si riuniranno per la decima volta le Camere in seduta comune, i parlamentari Pd, Ncd e forzisti convergeranno su due nomi: Bruno appunto e Violante. Il primo in quota centrodestra e il secondo a rappresentare i Democratici.
Sullo slancio potrebbero farcela pure tre dei candidati in corsa per il Csm, mettendo l’organo di autogoverno dei magistrati nella condizione finalmente di funzionare. A tale proposito si registra la ferma smentita di Area (corrente di sinistra delle toghe) che nega qualunque manovra sottobanco finalizzata a eleggere parlamentari graditi: tutto falso quanto si vocifera.
Sia come sia, la prognosi riservata delle nomine sembra destinata a sciogliersi per la grande soddisfazione di Grasso, presidente del Senato. Il quale ancora ieri metteva in guardia sulle conseguenze di ulteriori ritardi. Se si cedesse al rinvio, diceva preoccupato, «il problema diventerebbe ancora più grave». Un pressing molto deciso che in casa berlusconiana non è stato gradito per nulla («Grasso si convinca che non è vice-presidente della Repubblica, quindi è esonerato da vice-moniti», gli ha sparato addosso il «Mattinale»).
Allargando lo sguardo, risulta evidente lo sforzo berlusconiano di tener vivi i patti con Renzi, del quale il Cav si sente insostituibile pendant. E sebbene ad Arcore si parli di un raffreddamento tra i due, motivato dal timore che il premier possa anticipare le elezioni al 2015, Berlusconi fa di tutto per non deludere «il ragazzo». Basti dire che ha smesso di esternare le sue lodi di Putin perché ha capito che per il governo rappresentavano un imbarazzo. Addirittura pare si sia pentito di aver chiamato nei giorni scorsi la Mogherini, appena eletta «Lady Pesc», non appena dal solito giro fiorentino gli hanno riferito che Renzi l’aveva presa così così: non è questo il momento di disturbare il manovratore.
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