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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
Ugo Magri per “la Stampa”
Il piano di Berlusconi viene così descritto da personaggi a lui vicinissimi: «In queste ore ci sta incitando a dare battaglia in Senato sulla legge elettorale. Ci spinge a combattere il premio di lista nella speranza che Renzi un po’ si spaventi, e un altro po’ lo prenda sul serio. Berlusconi ci darà ordine di alzare bandiera bianca», prosegue il racconto, «solo quando nei prossimi giorni quei due si vedranno e il premier gli darà garanzie sul successore di Napolitano. Nel momento insomma in cui Renzi gli riconoscerà un potere di veto...».
Disegno machiavellico. Perfino un po’ diabolico. Tanto più che «Berlusconi, in realtà, non intende bloccare proprio nessuno», avverte il nostro interlocutore, «lui ha già fatto sapere che non obietterebbe su Veltroni, su Franceschini, forse nemmeno su Mattarella e addirittura potrebbe dare via libera a Fassino, nonostante che il sindaco di Torino gli abbia fatto scucire l’anno scorso 80mila euro di risarcimento giudiziario». E allora, se non intende usarlo, perché vuole il potere di veto?
Il vero obiettivo
Secondo questo esponente azzurro di altissimo rango, il Capo «desidera l’ultima parola proprio per rinunciarvi; per essere nella condizione di non opporsi in cambio della propria riabilitazione...». In altre parole, Berlusconi vuole dire a Renzi: il tuo candidato mi fa semplicemente orrore e in base ai nostri accordi (che sulla legge elettorale ho rispettato a costo di umiliare i miei) sarei pure in grado di stopparlo; però io lo appoggerò comunque, a patto che tu mi garantisca di potermi ricandidare alle prossime elezioni». Identico discorsetto l’ex Cav farà al Presidente «in pectore», casomai la loro conversazione riguardasse la grazia.
Il sogno della riscossa
Berlusconi giocherà il tutto per tutto pur di scrollarsi di dosso la legge Severino. Fintanto che non ottiene la possibilità di essere rieletto, l’ex Cav si sente un leader dimezzato. Il decreto fiscale gli ha fatto intravvedere una via d’uscita, ingolosendolo assai. Già pregusta il grande rilancio dopo mesi di costante precipizio nei sondaggi, tanto che da giorni va raccontando in giro di avere ottenuto un sì da Bertolaso che prima tentennava.
L’ex capo della Protezione civile (in alternativa verrebbe ingaggiato il responsabile dei club Forza Silvio, Fiori) dovrebbe rimettere in moto la macchina organizzativa «azzurra», tuttora senza benzina nonostante gli sforzi per racimolare denari del tesoriere, Mariarosaria Rossi.
«Se io potessi riprendere in pieno la mia battaglia», è il ragionamento berlusconiano, «nessuno mi contesterebbe più, e lo stesso Salvini verrebbe rimesso al suo posto». Tutto questo piano però salterà se Fitto, il dissidente, impedirà a Berlusconi di onorare i patti con Renzi sulla legge elettorale e sul resto. Cioè se i fittiani (un terzo della truppa parlamentare) continueranno a combattere anche dopo l’ordine di resa. Ecco come mai, dicono ad Arcore, in questo momento l’ex ministro pugliese è detestato da Silvio addirittura più del «traditore» Alfano col quale invece forse si vedrà...
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