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“BIBI” DIVENTA UN PROBLEMA ANCHE PER GIORGIA MELONI – DOPO IL BOMBARDAMENTO DELLA CHIESA A GAZA, LA DUCETTA SI SVEGLIA E CONDANNA CON PAROLE NETTE LE AZIONI DELLO STATO EBRAICO (“RAID INACCETABILI”) – LA STATISTA DELLA GARBATELLA NON TELEFONA A NETANYAHU E FA ARRIVARE LA SUA IRRITAZIONE ATTRAVERSO I CANALI DIPLOMATCI – MA IN AULA ALLA CAMERA LA DESTRA STA CON ISRAELE E VOTA CONTRO LA MOZIONE DELLE OPPOSIZIONI CHE CHIEDEVA LO STOP AL MEMORANDUM D'INTESA PER LA COOPERAZIONE MILITARE E DI DIFESA CON IL GOVERNO DI TEL AVIV – ELLY SCHLEIN ATTACCA: “NON BASTANO LE PAROLE DELLA PREMIER, SERVONO I FATTI…”
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"
chiesa del sacro cuore di gaza colpita da israele 4
Gli attacchi contro la popolazione civile che Israele porta avanti «da mesi» sono «inaccettabili», dice al mattino Giorgia Meloni. Il colpo di carro armato sulla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza fa infuriare la presidente del Consiglio, spingendola a dettare alle agenzie un comunicato dai toni ruvidi verso il governo dell'amico Bibi Netanyahu.
«Nessuna azione militare — aggiunge la presidente del Consiglio — può giustificare un tale atteggiamento». Palazzo Chigi chiede dunque ad Antonio Tajani di contattare il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar per pretendere a nome dell'Italia «chiarezza sulle responsabilità» del gesto. Ne ottiene una generica promessa su un'inchiesta interna […]
GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU
[...] Esistono però anche gli atti parlamentari. Poco dopo la notizia dell'attacco contro la Sacra Famiglia, infatti, alla Camera si consuma un duello tra maggioranza e opposizione: viene messa ai voti una mozione delle minoranze — primi firmatari Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Maria Elena Boschi — che chiede lo stop al memorandum d'intesa per la cooperazione militare e di difesa con il governo di Tel Aviv. Il testo viene bocciato dal centrodestra con 142 voti a 102. E il centrosinistra attacca.
«Non bastano le parole di Meloni — si arrabbia la segretaria del Partito democratico — servono i fatti». si fa sentire anche Giuseppe Conte: «Ci risparmino parole ipocrite». Ce l'ha con «Meloni, Tajani e Salvini: come potete rimanere così indifferenti? Con i vostri silenzi state diventando complici».
GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU 1
Meloni non telefona a Netanyahu, ma l'irritazione viene trasmessa attraverso i canali della diplomazia. Tajani reitera al collega israeliano la richiesta di un «cessate il fuoco». «È tempo — dice — di fermarsi e trovare la pace». Il titolare della Farnesina sollecita un chiarimento per fatti che «l'Italia giudica intollerabili». L'Idf risponde dopo alcune ore, promettendo un'inchiesta interna: «Le circostanze dell'incidente — fa sapere l'esercito israeliano — sono in fase di revisione».
[...] secondo quanto si apprende, Palazzo Chigi viene informata da Israele attraverso canali ufficiosi dell'esistenza di due possibili spiegazioni per gli attacchi subiti dalla chiesa. Si tratta di versioni da verificare, anche sul fronte della credibilità.
chiesa del sacro cuore di gaza colpita da israele 3
La prima ipotizza un colpo partito accidentalmente, o che non mirava all'obiettivo poi effettivamente raggiunto. La seconda ventila la possibile presenza di alcuni militanti di Hamas a ridosso dell'edificio colpito, o che si facevano comunque scudo della Sacra Famiglia. Entrambe le versioni non possono in ogni caso essere giudicate da Roma sufficienti a giustificare un incidente tanto grave.
E d'altra parte, esiste anche un'altra circostanza utile a spiegare la rabbia di Meloni. Padre Romanelli, uno dei feriti nel raid, è argentino come Bergoglio, il pontefice scomparso questa primavera.
Con il sacerdote, Francesco ha intrattenuto un dialogo telefonico anche nei momenti più critici del conflitto che investe Gaza dalla fine del 2023. Temendo incidenti, sia Papa Francesco che l'attuale Papa Leone XIV si erano raccomandati con il governo italiano — attraverso i canali di comunicazione sempre aperti tra Roma e la Santa Sede — affinché l'esecutivo esercitasse il massimo della pressione diplomatica possibile su Tel Aviv per salvaguardare la chiesa. [...]
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