
FLASH! - SIETE CURIOSI DI SAPERE CHI E' IL PREMIER CHE HA PUNTATO I PIEDINI A BRUXELLES PER…
Luigi Bisignani Paolo Madron: I potenti al tempo di Renzi
BONITAXI, ZALONE E GLI OCCHI AZZURRI DEL RENZISMO
Stralcio dal libro di Bisignani e Madron . “I potenti al tempo di Renzi”, ChiareLettere
Madron - Ormai Renzi governa da più di un anno. Mi dicono tuttavia che la confusione continua a regnare sovrana. Qualcosa avrebbe pur dovuto imparare.
Bisignani - Questione di metodo. E tra Renzi e il metodo lo iato sembra incolmabile. Infatti i consigli dei ministri sono sempre abbastanza veloci, quasi a tirar via. Al termine, l’immancabile: «Datemi solo i titoli».
Gli servono perché deve correre in sala stampa ad annunciare meraviglie, accanto ai ministri che parlano solo se espressamente interpellati da lui. E, nel percorso, un tweet ci scappa sempre.
Si capisce perché poi la stesura dei decreti diventi un vero dramma. Nelle riunioni dell’esecutivo si approvano solo delle linee generali, cosa che é sempre avvenuta, ma almeno prima c’era un articolato. Ora a volte non c’e neppure un verbale.
A questo punto però é opportuno fare un flashback sui primi giorni di Renzi nella sua nuova dimora.
Dopo il gelo della cerimonia di consegna della campanella con Enrichetto Letta, le prime ore si sono svolte all’insegna della goliardia più effervescente. Per qualche settimana, dopo le otto di sera, amici toscani arrivavano per visitare il Palazzo come fosse Disneyland.
E i tour continuano ancora oggi?
Assolutamente no. Dopo le 21 c’e un «extra omnes».
Cioé?
«Fuori tutti», come quando il maestro delle celebrazioni pontificie chiude le porte della Cappella sistina per dare inizio al conclave. Perfino il servizio di guardia all’interno dei piani del Palazzo e stato ridotto all’osso.
Tagli e risparmi della spending review tanto sbandierata?
Privacy e risparmi. Pensa che nelle prime settimane avevano perfino eliminato le cialde del caffè. E se volevi berne uno, dovevi rivolgerti ai commessi che andavano al bar a prenderlo.
Evviva, meno cialde per tutti.
Non gioire, è durato poco e le cialde sono state ripristinate.
Un gran cambiamento dentro e fuori il Palazzo. Avrà creato scompiglio.
Naturale, ma c’e chi si sa adeguare ai tempi meglio degli altri. Infatti la prima dirigente che gli si e piazzata alle costole è stata Ilva Sapora, coordinatrice del cerimoniale di Stato.
Ripescaggio di una che era stata emarginata.
Grande fan di Gianni Letta, era stata messa all’angolo da Mario Monti e da Enrico Letta, ma, con il nuovo che avanza, si è presa la sua rivincita. Comunque, dopo l’arrivo della «Vigilessa» Antonella Manzione, a capo dello strategico ufficio legislativo, le altre dirigenti chigiane sono state tutte messe in disparte.
il culo della boschi e quello di agnese renzi
(...)
Chi conta sul serio tra le donne?
Quelle che Renzi vuole contino. Soprattutto due, e una addirittura irraggiungibile.
Immagino che una sia la Boschi. E pensare che il loro primo incontro per Maria Elena fu tutt’altro che un colpo di fulmine.
Lei all’epoca aveva appoggiato il dalemiano Michele Ventura, rivale dell’attuale premier nella corsa a sindaco di Firenze. Renzi però ne restò folgorato, non importa se stava dalla parte del suo avversario. La ragazza si è fatta le ossa nello studio legale Tombari, un crocevia importante a Firenze.
Il prestigioso studio associato di Umberto Tombari, presidente tra l’altro dell’Ente cassa di risparmio di Firenze, e un vero vivaio, visto che da lì viene anche Anna Genovese, semisconosciuta docente universitaria, messa da Renzi a commissario della Consob, l’organo di vigilanza della Borsa.
E in quello stesso studio bazzica anche, come referente romano, un altro avvocato inserito nel giro della capitale che conta, tra arbitrati e pareri: Andrea Zoppini, cui abbiamo già accennato. Ma il vero link politico per la Boschi è stata la vicinanza con un altro commercialista che incontreremo spesso, Francesco Bonifazi, di cinque anni più grande di lei. Gossip vuole che tra i due ci sia stato del tenero.
matteo renzi maria elena boschi
Bonifazi lo conosco. Come tesoriere del Pd si era occupato del salvataggio de «l’Unita», una storia che mi ha coinvolto ma che ti racconterò più avanti. Con Renzi vanta una lunga frequentazione.
Lo fa ridere, lo diverte, gli racconta mille pettegolezzi da quando lo portava in giro in Toscana, tanto che lo chiamavano «Bonitaxi». Fino agli ultimi inciuci, sentimentali e non, del Parlamento, che gli narra con dovizia di particolari.
Un gruppetto di buontemponi in stile Amici miei che non perde mai una battuta né lo spirito goliardico. Ho sentito che D’Alema, Bersani, Fassino e Veltroni vengono chiamati «I quattro del tramonto», e Angelino Alfano è stato soprannominato «Checco».
Sempre meglio di Angelino Jolie. Ma perché proprio Checco?
Per la somiglianza con Checco Zalone, il comico. So però che era a Firenze che davano il meglio.
Sì, nella stanza del sindaco offrivano spesso un simpatico siparietto. L’ufficio del primo cittadino è il più bello d’Italia, con gli affreschi di Giovanni Stradano, allievo della scuola del Vasari, che rappresentano molte battaglie fiorentine.
Mi stai dando una lezione di storia dell’arte?
Non ci penso proprio. Il siparietto consisteva in questo. Quando avevano ospiti con cui si sentivano in confidenza indicavano una scena in cui un soldato è accucciato in un angolo e fa i bisogni sul campo della vittoria, alla faccia degli sconfitti. Quasi come a dire: «E quello che faremo con tutti quelli che ci vogliono contrastare».
Vabbè, so’ giovani. Da un giorno all’altro si sono ritrovati tra le mani le leve di comando del paese, ci sta anche che facciano i ganassa. Pero stavamo parlando della Boschi.
Per provarne le capacità, Renzi, da sindaco, la mise sul dossier più delicato che aveva sulla scrivania, grazie al quale ha iniziato a sistemare i conti del Comune di Firenze: la privatizzazione della società di trasporti urbani.
Lei non ha deluso le sue aspettative. Ha la faccia da prima della classe, di una che studia e si applica seriamente.
LA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHI
Maria Elena Boschi
Una vera secchiona. Maria Elena viene da una famiglia democristiana di Laterina, in provincia di Arezzo. Religiosissima, madonnina nei presepi da ragazzina, ha seguito le Giornate mondiali della gioventù a Parigi e a Roma. Una volta fatta ministro, si è appropriata in brevissimo tempo di materie complicate come quelle legate alle modifiche istituzionali.
Ha dimostrato una grinta e una forza fisica invidiabili, restando seduta per decine di ore al banco del governo in Parlamento, dove centinaia di occhi, ogni giorno, la vivisezionano.
Sono tutti lì che non vedono l’ora che commetta una gaffe per poterla prendere in castagna. La star che scivola su qualche buccia di banana.
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
Dicono che qualche nomina di quelle pesanti si debba a lei.
A Roma, come nuovo amministratore delegato all’Acea, l’azienda elettrica, è riuscita a piazzare Alberto Irace, che ovviamente viene da un’esperienza manageriale a Firenze, in una società di gestione idrica, la Publiacqua, in cui la Boschi sedeva nel consiglio d’amministrazione.
FLASH! - SIETE CURIOSI DI SAPERE CHI E' IL PREMIER CHE HA PUNTATO I PIEDINI A BRUXELLES PER…
DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA'…
DAGOREPORT – SANPAOLO FOLGORATO SULLA VIA DI ELKANN! LA FONDAZIONE TORINESE, AZIONISTA DI PESO DI…
DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL…
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA…