LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Valentina Santarpia per www.corriere.it
Il presidente dell'Inps Tito Boeri ospite degli studi del Corriere della sera a Roma con Alessandra Arachi, Federico Fubini e Enrico Marro per una puntata speciale di #Corrierelive dedicata alle pensioni e alle buste arancioni in arrivo nelle case degli italiani.
«Se il governo intende riformare le pensioni, è bene che lo faccia adesso. Il blocco delle pensioni ha avuto effetti sulle assunzioni dei giovani molto forti. Guardando due campioni di imprese, nel primo tipo di imprese, dove c'erano lavoratori bloccati, le assunzioni dei giovani sono state molto di meno che nell'altro gruppo. Abbiamo bisogno di intervenire adesso sul blocco», dice Boeri.
Il problema dell'Ue
«Il problema che abbiamo con le regole europee - sostiene il presidente dell'Inps - è che dando flessibilità in uscita ci sarebbero più persone che percepiscono pensioni in un determinato anno: quindi la spesa aumenterebbe, ma è una spesa iniziale maggiore che poi si recupera con pensioni più basse. Il primo passo sarebbe farsi certificare da un'autorità indipendente, come l'Upb, che nel lungo periodo questa proposta non avrebbe effetti sui conti pubblici italiani. Capire quali proposte sono neutre e quali invece hanno effetti sui conti, potrebbe aiutarci a capire quali potrebbero passare al vaglio delle istituzioni europee».
La flessibilità in uscita: la proposta Boeri
«Noi ipotizziamo che si possa andare in pensione tre anni prima, con delle riduzioni. La riforma fatta negli anni '90 è una grande riforma, che permette già di correggere l'importo dele pensioni in base alle aspettative di vita», ricorda Boeri. La sua proposta va oltre: «Significherebbe togliere più o meno il 3% ad ogni pensione per ciascun anno di anticipo. Al massimo si perderebbe il 9%». Boeri ne ha parlato spesso con Renzi, anche «recentemente» e conferma che «c'è interesse, ma ci sono preoccupazioni a livello europeo. Cominciando a fare questo lavoro di analisi, da parte di autorità indipendenti, potremmo trovare consenso anche dalle istituzioni europee».
Il «contrasto» con Poletti
Poletti ha detto: noi decidiamo, Boeri fa le proposte. «Io mi ci ritrovo perfettamente- ride Boeri smentendo ipotesi di contrasto - Come presidente dell'Inps quello che mi pone più a disagio è quando il governo non decide, perché noi delle scelte dobbiamo farle, se non ci si dice cosa dobbiamo fare, dobbiamo prendere noi delle decisioni, e questo non è desiderabile: ci sono responsabilità che non sono le nostre, che non ci competono. Ma noi possiamo appunto fare delle proposte, e ne sono felice. Non mi sento sminuito perché ho fatto diverse proposte nella vita, come il contratto a tutele crescenti, e alcune sono riuscite».
Il 60% di chi ha provato ha scoperto che avrà una pensione più bassa
La busta arancione? «Ho dovuto passare quasi sei mesi per trovare il modo per pagare i francobolli, è stata una lotta impegnativa che ha portato via tante risorse», ammette Boeri. «Questo servizio lo stiamo già dando da maggio, e al termine del servizio chiediamo se il calcolo è inferiore a quanto stimato. Ma penso che il fatto di sapere e avere questa informazione dà maggiore possibilità di fare programmi.
Molti contribuenti non riescono ad immaginare quanto sarà la propria pensione, perché si costruisce con i primi anni di contributi, non con gli ultimi, come succedeva un tempo. Qualcuno può scoprire che avrà la pensione più bassa, altri che sarà più alta: con delle variabili che possono essere cambiate e valutate. In genere, al termine della simulazione online, una maggioranza ha scoperto di averla più bassa: presumibilmente il 60%. Ma quasi il 95% dei rispondenti era felice di avere questa risposta. Per molti anni i governi non hanno voluto darla questa informazione, e credo che l'incertezza faccia male all'economia, molto più che la consapevolezza».
Le decontribuzioni
Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha suggerito che il governo dovrebbe provare a rendere permanenti le decontribuzioni sperimentate negli ultimi anni. Cosa ne pensa Boeri? «Troppo presto per valutare la fortissima crescita dei contratti a tempo indeterminato, quasi un milione in più, un fatto importante. Non sappiamo qual è stato il ruolo dei contratti a tutele crescenti e quale il ruolo della decontribuzione.
È difficile stabilire qual è quella che influisce di più. La decontribuzione è onerosa (ogni punto in meno costa tre miliardi e mezzo allo Stato) ma è anche una scelta che , se i contributi non vengono fiscalizzati, comporta una riduzione delle pensioni future. Una operazione di quel tipo, se non fosse fatta informando degli effetti sulle pensioni future non sarebbe tollerabile, sarebbe gravissima. Se si fa questa scelta bisogna subito dirlo ai cittadinii».
Lo stato di salute dell'Inps
«Molte prestazioni sono di natura assistenziale, quindi inevitabilmente siamo destinati al disavanzo. Ma abbiamo fatto passi in avanti molto importanti contro l'evasione contributiva, abbiamo affrontato il nodo delle false compensazioni e questo ci ha portato a recuperare contributi del 3% rispetto a una crescita dell'economia dello 0,8%. I settori che evadono di più? Da una parte abbiamo la vigilanza documentale, incrociando i dati, e l'altra è l'attività ispettiva. Ci sono settori dove c'è maggiore concentrazione, come attività stagionali, agricoltura, turismo, ma anche tipologie di imprese particolari. E c'è anche una componente geografica particolare».
Un bilancio dopo un anno
Boeri soddisfatto del suo rapporto col governo? «Un po'di cose le abbiamo fatte, speriamo di fare anche di più: ad esempio l'anticipo al primo del mese dei pagamenti di molte pensioni, moltissime operazioni di trasparenza. Il mio rapporto col governo è ottimo, ma la cosa che mi è piaciuta di più è il rapporto con le altre amministrazioni, da Ruffini (Equitalia) a Orlandi (Entrate)».
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