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“IO SFIDUCIATO? STIAMO ATTENTI A NON CADERE IN UN DIBATTITO AUTOREFERENZIALE “ – IL PRESIDENTE DEM STEFANO BONACCINI, PROCESSATO DAI RIFORMISTI PD PER ESSERSI APPIATTITO SULLA LINEA SCHLEIN, TIRA DRITTO: “A CORRENTI E CORRRENTINE NON SI TORNA. DI QUESTE BEGHE INTERNE AL PD AI CITTADINI FREGA MENO DI NIENTE, ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI REGIONALI SAREBBE DELETERIO APRIRE IL DIBATTITO INTERNO” – CRESCE IL MAL DI PANCIA NELLA MINORANZA DEM PER LA DIREZIONE CONVOCATA DA SCHLEIN PRIMA DELLE MARCHE. GUERINI: “CI SAREMO MA POI SERVE UN CONFRONTO VERO”. IL SOSPETTO E’ CHE...

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Giovanna Vitale per repubblica.it - Estratti

 

«Io sfiduciato? Stiamo attenti a non cadere in un dibattito autoreferenziale. Prima vinciamo le regionali, dopo discuteremo di tutto». Sorriso stampato in volto, camicia bianca d’ordinanza, Stefano Bonaccini ostenta serenità.

ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI

 

 

Sbarcato nella tana del lupo, la giovanile di Fratelli d’Italia in festa al laghetto dell’Eur, il presidente del Pd preferirebbe non parlare del “processo” a carico che la sua corrente, Energia popolare, celebrerà stamattina. L’accusa è pesante: aver tradito la causa riformista, lanciata da chi lo aveva sostenuto alle primarie e poi incoronato capo della minoranza, salvo ritrovarselo presto appiattito sulla linea di ultrasinistra della segretaria.

 

 

 

susanna camusso elly schlein stefano bonaccini foto lapresse

Ma i malumori sono troppi, impossibile ignorarli. Tanto più dopo la precisazione di Lorenzo Guerini, da sempre contrario alla gestione collateralista inaugurata dall’ex governatore emiliano. «Abbiamo chiesto da mesi una direzione nazionale per un vero e costruttivo confronto», la riflessione dell’ex ministro della Difesa, che oggi diserterà la riunione d’area: «Non sarà quella di martedì, che serve per spingere la nostra campagna per le regionali, sulla quale siamo tutti impegnati. Ma non rinunciamo a pensare che tale confronto, aperto, leale e costruttivo sia necessario ed utile al nostro partito. E per questo continueremo a chiederlo».

 

LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD

Parole che certificano un sospetto: la mossa di convocare la direzione alla vigilia delle elezioni è stata concordata con Schlein per silenziare il dibattito sui temi più controversi, dal piano di riarmo in giù, su cui i dem sono da tempo divisi.

 

 

Ma Bonaccini tira dritto. Lo aveva già confidato in mattinata agli amici: «Ho ricevuto centinaia di sms e telefonate che mi invitano a non mollare. Di queste beghe interne al Pd ai cittadini frega meno di niente».

elly schlein - stefano bonaccini

 

E per far capire l’antifona, ha anche postato sulla chat degli eurodeputati l’articolo pubblicato ieri dal nostro giornale sulla rivolta riformista: «Io ho affrontato di tutto», il testo del messaggio a corredo, «ho governato una regione con il terremoto, l’alluvione, la pandemia, figuriamoci se mi metto paura per una cosa così. Ho le spalle molto robuste». Come se quella posta da un pezzo di Energia popolare fosse una questione personale, anziché politica.

 

E ora eccolo qui, sul palco di Gioventù nazionale, a farsi punzecchiare da Giovanni Donzelli ma anche tributare un’ovazione su Gaza, per nulla scontata vista la platea. Che invece fischia Schlein che ha appena minacciato: «Siamo pronti a bloccare i lavori in Parlamento finché Meloni non verrà a rispondere di quello che il governo italiano sta facendo sulle sanzioni ad Israele e il riconoscimento dello stato di Palestina». Prima però Bonaccini spedisce un paio di avvertimenti ai “ribelli”.

giorgio gori lorenzo guerini filippo sensi marianna madia pina picierno lia quartapelle

 

«A parte che io non mi sono mai sentito minoranza», la premessa, «apparteniamo a un grande partito, a correnti e corrrentine non si torna». Alle diatribe infinite, la lotta fra renziani e bersaniani, che hanno affondato il Pd. «Veniamo da anni di sconfitte: nel 2018 abbiamo preso il 18%, nel 2022 il 19. Eravamo precipitati al 14 ma alle Europee lo abbiamo portato al 24 grazie anche al grande contributo dei candidati riformisti. I quali, se andate a vedere chi corre nelle regioni, ed è successo in tanti comuni, hanno una certa impronta pure lì».

 

Merito dell’impostazione unitaria che lui ha voluto dare, rivendica. «Mi pare che sulla costruzione delle alleanze siamo tutti d’accordo, perché i primi a volerle più larghe possibili sono quelli che aspirano a governare i territori», si sfoga. «Sarebbe deleterio discutere di noi mentre si vota in sette regioni che valgono oltre un terzo degli elettori italiani e sono quindi un test nazionale. Le somme si tireranno alla fine (...)

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