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V.N. per "La Repubblica"
«Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l'innocenza. I processi servono a questo». Questa affermazione apparentemente banale e quasi dovuta dello staff del ministro degli Esteri Emma Bonino ha scatenato su Internet una piccola tempesta sul caso dei due marò detenuti in India.
Sulla pagina di Facebook aperta «per ospitare pareri e commenti sulla vicenda che ha coinvolto i due marò italiani Latorre e Girone» arrestati in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, ieri è comparsa una precisazione della titolare della Farnesina.
La Bonino in qualche modo rompe il fronte dell'innocentismo a tutti i costi che il governo italiano ha seguito fino ad oggi. Una linea solo apparente, perché nei fatti i tre ministeri maggiormente coinvolti (presidenza del Consiglio, ministeri degli Esteri e della Difesa) riservatamente conoscono le prove contro i due marò e ammettono che una condanna da parte dei giudici indiani è possibile. Il vero problema ormai sono i continui rinvii del dibattimento processuale.
La pagina di Facebook dedicata ai marò riprendeva le dichiarazioni del viceministro Lapo Pistelli rilasciate il 25 settembre a Il Mondo. Pistelli, spiega la pagina Facebook, sostiene che la «la cosa peggiore sia porre la questione in termini di previsioni sui tempi» e ricorda che «all'inizio di quest'anno l'Italia aveva una linea abbastanza incerta su come procedere, mentre ora abbiamo rimesso la questione su un binario di certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise».
à proprio questa frase a far arrabbiare un internauta che sul caso marò ha aperto anche un blog: «Se non vado errato - scrive - "condivisa" vuol dire che l'Italia si assume in toto la "corresponsabilità " legale e politica del processo ai marò in India, in una Corte speciale, in un ordinamento che prevede la pena di morte, nel quadro della normativa
antiterrorismo e delle indagini Nia! Sarebbe molto ma molto grave, forse una delucidazione su questi contenuti non guasterebbe». à a questo commento che lo staff del ministro Bonino risponde: «Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l'innocenza. I processi servono a questo».
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