DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
1.BREXIT: PER L'INDEPENDENT EUROSCETTICI 10 PUNTI AVANTI
(ANSA) - Balzo in avanti degli anti-Ue in un sondaggio sulla Brexit dell'istituto Orb per l'Independent. Secondo la rilevazione, gli euroscettici sono al 55%, con un distacco di dieci punti sui pro Ue, al 45%. Come sottolinea il sito del giornale, si tratta di uno dei margini di vantaggio più ampi per la campagna 'Leave' registrati di recente. Secondo la media fra i sondaggi del Financial Times, i pro Ue sono comunque ancora in vantaggio, al 45%, contro il 43% degli euroscettici.
2.TESTA A TESTA A LONDRA SOROS: "MA ALLA FINE VINCERÀ IL SÌ ALLA UE"
Enrico Franceschini per ''la Repubblica''
Entrambe le parti lo chiamano "Project Fear": il tentativo di instillare paura tra gli elettori e convincerli a votare per o contro Brexit, per o contro l' uscita della Gran Bretagna dall' Unione Europea. Il fronte del no all' Europa minaccia l' invasione di milioni di immigrati che porteranno via tutto ai cittadini britannici, posti di lavoro, assistenza sanitaria gratuita, sicurezza, se il Regno Unito rimane nella Ue.
Il fronte del sì all' Europa minaccia una grande depressione di proporzioni disastrose, se il Regno Unito esce dalla Ue. Il Financial Times giudica esagerati entrambi gli scenari, ma non c' è da meravigliarsi se, dopo settimane di campagna referendaria centrata sullo spavento delle masse, i primi a prendersi paura siano i mercati finanziari, con le Borse di tutta Europa in calo. Non ancora un terremoto, ma un campanello d' allarme.
Forse è significativo che a calare meno delle altre sia la Borsa di Londra, l' epicentro del potenziale sconquasso, comunque vada a finire il voto del 23 giugno: conoscendo i propri politici, può darsi che gli inglesi prendano con cautela le previsioni catastrofiche.
Non a caso, i sondaggi sono praticamente invariati da un paio di settimane: il "poll of polls", summa di tutti i sondaggi, compilato dal quotidiano della City, fornisce come ultimo dato un 45 a 43% a favore del restare nella Ue che di fatto equivale (con il margine di errore dei rilevamenti statistici) a un pareggio. Altrettanto degno di nota potrebbe essere il fatto che la sterlina, dopo essere scesa al livello più basso degli ultimi 7 anni, ha recuperato terreno e tiene.
Come notato da un investitore di peso, il finanziere Geoge Soros, in un email inviata al Wall Street Journal: «Se la Gran Bretagna se ne va, potrebbe essere l' inizio di un esodo generale e la disintegrazione dell' Unione diventerebbe praticamente inevitabile», osserva il magnate di origine ungherese, concordando sostanzialmente con il monito lanciato dal ministro del Tesoro tedesco Schaeuble nell' intervista pubblicata ieri da Der Spiegel.
Parole, quelle di Schaeuble, che hanno contribuito al nervosismo delle Borse, non solo per la previsione di un effetto a catena nel caso di uscita britannica dalla Ue, ma pure per l' avvertimento - quest' ultimo rivolto evidentemente a Londra - che la Gran Bretagna non può sperare di uscire dalla Ue e «restare nel mercato unico europeo».
Tuttavia Soros esprime ottimismo sull' esito della consultazione referendaria, sostenendo che la relativa forza espressa dalla sterlina negli ultimi giorni sia un segnale che Brexit non accadrà: «Sono fiducioso che più ci avviciniamo al voto, più si rafforzerà il fronte del sì alla Ue. Non sempre la penso come i mercati, ma questa volta sì».
Tale fiducia potrebbe crescere se gli elettori dessero ascolto al cervello anziché al cuore, o peggio ancora alla pancia, nei dodici giorni che mancano al voto. Un invito rivolto da Tory Rudd, ministra dell' Energia nel governo conservatore di David Cameron, al suo compagno di partito, ma in questa circostanza ostinato avversario, Boris Johnson, nel dibattito televisivo di due sere fa sul referendum.
«L' unico numero che ti interessa», ha detto la ministra interrompendo la litania di cifre poco credibili citate dall' ex-sindaco di Londra per affermare che sarebbe un vantaggio uscire dall' Europa, "è il numero 10": riferimento alla scoperta ambizione di Johnson di subentrare come primo ministro al posto di Cameron al 10 di Downing Street, quali che siano i costi di Brexit per il paese, per l' Europa e per i mercati.
3.BERLINO AVVERTE, CON BREXIT GB FUORI DAL MERCATO UNICO
Emanuele Riccardi per l'ANSA
Se sarà Brexit, Londra non avrà più accesso al mercato unico europeo, contrariamente a Norvegia, Lichtenstein, Islanda e anche Svizzera, che sono fuori dalla Ue. La minaccia tedesca nei confronti di Londra, che in Europa tiene soprattutto al libero scambio senza frontiere, suona come un poderoso schiaffo agli euroscettici britannici come Boris Johnson, convinti che una volta uscito dall'Unione il Regno Unito sarà in grado di rinegoziare - a suo vantaggio - accordi europei 'à la carte'. L'avvertimento non viene da un politico tedesco qualsiasi.
A parlarne allo Spiegel è il potente ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, considerato un intransigente ma anche uno dei più europeisti in Germania. E non arriva in un giorno qualsiasi. Oggi il quotidiano britannico Independent ha pubblicato un sondaggio esclusivo che dà gli euroscettici al 55% in vantaggio di ben 10 punti sui pro-Ue, al 45%.
Si tratta di uno dei margini di vantaggio più ampi per la campagna 'Leave' registrati di recente. Secondo la media fra i sondaggi del Financial Times, i pro Ue sono comunque ancora in vantaggio, al 45%, contro il 43% degli euroscettici. Schaeuble - che proprio oggi ha avute parole positive per la Grecia, affermando forse per la prima volta che Atene ha fatto i compiti a casa - bacchetta anche l'Ue: comunque andrà a finire, sostiene, si dovrà ridurre il peso insostenibile della burocrazia di Bruxelles.
Le anticipazioni dell'intervista allo Spiegel in edicola domani, dedicato alla Brexit e bilingue tedesco-inglese, sono rimbalzate immediatamente in Gran Bretagna, dove il Guardian online ha messo subito la notizia in homepage, insieme alla riproduzione della copertina del settimanale: un'immagine dell'Union Jack con l'auspicio "Per favore non lasciateci!", in inglese "Please don't go!", in tedesco "Bitte geht nicht!". Il primo a reagire a Londra è stato il cancelliere dello scacchiere George Osborne.
Schierato con il premier David Cameron contro la Brexit in vista del referendum del 23 giugno, su twitter Osborne ha parlato di "un intervento importante dalla Germania. Il Regno Unito dovrebbe accettare la libertà di movimento (delle persone)" e non smettere di pagare una quota all'Ue per "continuare ad avere accesso" al mercato unico. E' vero che il ragionamento di Schaeuble non fa una piega. La Gran Bretagna nel mercato unico ma fuori dall'Ue, spiega il ministro delle Finanze, "non funzionerà", in quanto "si chiederà ad un paese di rispettare le regole di un club dal quale vuole ritirarsi".
Schaeuble precisa che "se una maggioranza in Gran Bretagna sceglie la Brexit, si tratterà di una decisione contro il mercato unico. Essere dentro significa essere dentro. Essere fuori significa essere fuori. Abbiamo il massimo rispetto della sovranità del popolo britannico". Il ministro aggiunge che "l'Europa lavorerà senza la Gran Bretagna se necessario. Ad un certo punto i britannici si renderanno conto di aver preso la decisione sbagliata. E un giorno accetteremo il loro ritorno, se è quello che desiderano".
Schaeuble conclude affermando che "ci stiamo preparando a tutti gli scenari possibili per limitare i rischi. Ad ogni modo, in caso di Brexit non potremo chiedere una maggiore integrazione: a giusto titolo in molti si chiederebbero ancora una volta se i politici non hanno capito nulla. Anche se la Brexit vincerà per pochi voti, sarà un avvertimento a non proseguire come al solito. Qualunque cosa succederà, dovremo seriamente vedere come ridurre la burocrazia".
Più morbida la cancelliera Angela Merkel: "Dal mio punto di vista, il fatto che la Gran Bretagna rimanga nella Ue è la cosa migliore e più desiderabile per tutti noi. Con Londra abbiamo una stretta collaborazione - osserva Merkel - e sarebbe ovviamente un bene continuare su questa linea nel quadro dell'Unione europea".
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