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Alberto Custodero per "la Repubblica"
Renato Brunetta mette il "bavaglio". A chi? Alle deputate del Pdl. Perché? Perché non devono parlare dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. E così scoppia un nuovo caso dentro il gruppo pidiellino a Montecitorio. Con tanto di proteste da parte delle esponenti del Popolo delle libertà .
Già l'altro ieri il capogruppo aveva stroncato il portavoce Mara Carfagna per il suo endorsement pro-Bonino. Ieri il copione si è ripetuto. Prima Michaela Biancofiore si è detta anche lei d'accordo con chi voterebbe la leader radicale: «La Bonino è preparata, serie e trasversale».
E, come lei, Stefania Prestigiacomo («Ha tutti i titoli per poter ricoprire questo incarico»). Ma la corsa al Quirinale è già cominciata sulle lavagne dei bookmaker stranieri che però si dividono: quelli inglesi, va detto, non credono a Emma Bonino come possibile prossimo inquilino del Quirinale. Chi scommette sulla leader radicale, infatti, avrà indietro ben sette volte e mezza la posta. Tutti gli altri la schierano in pole position, un po' a sorpresa, a 2.50.
Ma non è solo l'intuito degli scommettitori inglesi a dubitare della candidata radicale. Le sue più acerrime nemiche, a conti fatti, sono le donne. In particolare le deputate del pdl, che non hanno apprezzato la candidatura lanciata a sorpresa ieri dalla collega Mara Carfagna. Laura Ravetto, ad esempio, è intervenuta per dire il contrario. «La stimo - ha dichiarato - ma non è rappresentativa del centrodestra, in linea col partito».
Ma ecco che la vicecapogruppo Mariastella Gelmini interviene per richiamare all'ordine: «Dei nomi se ne parla nelle sedi opportune, non con la stampa o in tv». Ma ci tiene a sottolineare come il nome al Colle «dev'essere quello di un moderato» e quindi non di una storica esponente radicale.
Poi è lo stesso Brunetta a far sapere in privato a tutte le «dichiaranti » di queste ore che è bene far scendere un silenzio stampa. Suscitando le ire di tutte, anche perché da Rotondi ad altri colleghi uomini, finora il toto-nomine nel Pdl non era stato censurato. Ma il "bavaglio" ottiene i suoi effetti. E così Nunzia De Girolamo cerca di tenere insieme le due esigenze.
«La Bonino - ha sottolineato la deputata campana - si è dimostrata coraggiosa in diverse occasioni, ma non penso che sia il nome ideale per il Quirinale perché credo che non tutto il partito si riconoscerebbe in quella figura. Gianni Letta per noi è una figura di garanzia. à veramente il saggio del Pdl».
Un «no» alla Bonino arriva anche da Daniela Santanchè. Insomma, alla fine il grosso della squadra rosa del Pdl inverte la marcia e quando pensa al Quirinale, pensa "al maschile". Gabriella Giammanco spiega che è vero, «ci sono anche altre donne che possono aspirare alla presidenza della Repubblica», ma di certo «quello che vuole il Pdl in questo momento è un presidente di unità nazionale, un moderato». Qualche nome? «Marcello Pera e Gianni Letta».
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