“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Avvocati che si ammalano. Comici che riscrivono Primo Levi con risultati di dubbio gusto. Berlusconi che nel 2011 se l'è vista brutta (solo 4,5 milioni di imponibile per lui, quell'anno). Poliziotti che fanno "i cretini", come dice il loro capo Alessandro Pansa, e che andranno identificati.
Per fortuna che ci sono le nomine pubbliche, con tanto di quote rosa in arrivo, a nobilitare un lunedì di rara inutilità e idiozia.
Partiamo dal fondo. Sono attese a cavallo dei telegiornali della sera le nomine del governo ai vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste. In mattinata Renzie è salito al Colle per illustrare a Re Giorgio gli ultimi "sviluppi" sulla politica economica del governo e, per pura coincidenza, nelle stesse ore si spargeva la voce di una conferma per Gianni De Gennaro alla presidenza della Finmeccanica.
La "rottamazione" tanto cara al primo Renzi può attendere. In Eni ed Enel dovrebbero salire di grado i bracci destro di Paolo Scaroni e Fulvio Conti, ovvero Claudio Descalzi e Francesco Starace, mentre un bel fiocco roso dovrebbe essere rappresentato dal ritorno sulla scena di Emma Marcegaglia. L'ex presidente della Confindustria, 48 anni, figlia dell'industriale Steno, sarebbe destinata alla presidenza del Cane a sei zampe.
Con i partiti tagliati fuori come mai prima dalla partita delle nomine, oggi l'attenzione del Palazzo è tutta concentrata sul passato, o quasi. Se fino all'altro giorno il malato era Marcello Dell'Utri, riparato all'estero per un'angioplastica, (ma oggi i familiari, in carcere a Beirut, l'hanno trovato "bene"), adesso sono i suoi avvocati a preoccupare. Alla vigilia dell'udienza in Cassazione, dove bisogna decidere se confermare o meno la condanna a sette anni per mafia, un legale è ricoverato in clinica e un altro ha mandato un certificato. A giugno va tutto in prescrizione, salvo i medicinali.
Scarse tracce di futuro anche nella storia di Paolino Bonaiuti che lascia Forza Italia per gli alfanoidi. Il Pupino Toti lo attacca ancora, con una perfidia che raramente riserva a qualcuno: "Paolo è sempre stato un amico e da giornalista ci ho lavorato insieme per anni. Non capisco la sua decisione. Quello che mi stupisce della politica in generale è che quando a qualcuno non va più bene, nonostante 30 anni di carriera, non dice: âSignori, non sono più d'accordo con il mio partito, me ne vado a casa in pensione'. No, cambia partito per star lì altri dieci anni. Questa cosa è insopportabile".
Sensazione di grande inutilità anche per lo scalpore che destano, e desteranno, le dichiarazioni dei redditi dei politici. Sono quelle del 2011 e confermerebbero che quello fu proprio l'anno del Banana, che perse Palazzo Chigi e perse 29 milioni di reddito, scendendo a soli 4 milioni e mezzo, per colpa del cattivo andamento della Borsa.
Fa piacere ricordare che negli ultimi due anni, da quando sta "all'opposizione", le azioni Mediaset sono quasi raddoppiate di valore, quindi siamo di fronte a una non-notizia, antica e superata. Per lo stesso voyeurismo, però, è fondamentale sapere che Renato Brunetta ha cinque case e una Lada Niva da vecchio bolscevico, Angelino Alfano ha un discreto numero di vecchie utilitarie, la Boldrinmeier dichiarava 100 mila euro, ma 96mila li prendeva all'estero come funzionario della Croce Rossa internazionale.
E se il capo della Polizia, Alessandro Pansa, si conquista una nota di merito per aver pubblicamente affermato che il poliziotto che ha calpestato la ragazza a terra, sabato a Roma, "è solo un cretino che andrà identificato" e punito, non così si può dire di Grillomao. Il capo dei Cinque Stelle, in questi giorni tornato comico, ha pubblicato un post in cui riscrive Primo Levi sulla Shoah e la celebra scritta di Auschwitz ("La P2 vi renderà liberi" è la sua versione). Polemiche e indignazione a non finire, e del resto altro forse non cercava, l'astuto santone di Sant'Ilario.
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