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Francesco Bonazzi per Dagospia
Matteo Renzi mette la faccia sull'Expo e benedice ufficialmente il commissario straordinario Giuseppe Sala, ex direttore generale del comune di Milano ai tempi di Letizia Moratti. Mentre Silvio Berlusconi garantisce che l'inchiesta non tocca Forza Italia e comunque gli pare "esagerata". La politica ha voglia di normalità - e di rimozione - dopo il ciclone degli arresti di giovedì scorso tra Milano e Reggio Calabria. Mentre le famose riforme costituzionali del Patto del Nazareno si allontanano sempre più.
Sull'Expo milanese, Renzie dice una cosa non banale, almeno per lui che è attentissimo ai sondaggi: "Sono pronto a metterci la faccia e i lavori non si fermeranno. Preferisco perdere qualche punto nei sondaggi che fermare questa occasione di investimenti per l'Italia". E alla vigilia della sua visita ai cantieri, il premier mette la faccia ufficialmente anche sul commissario Sala: "Ho assoluta fiducia in lui".
Di Sala, manager cresciuto in Pirelli e in Tim prima di legarsi alla Moratti, gli arrestati dicevano che "è solo un uomo di marketing". E se si vanno a rileggere i ritratti che la stampa gli ha dedicato quando è stato nominato, si scopre che era stato scelto anche per garantire la massima trasparenza dell'opera. Logico che dopo le manette del suo braccio destro Paris si sia sentito "tradito".
Domani non è ancora certo se Beppe Grillo approfitterà o meno della visita meneghina di Renzie per fare uno dei suoi micidiali blitz che gli azionisti della vecchia Telecom ben conoscono. Di sicuro, finora il Movimento Cinque Stelle non sta cavalcando più di tanto lo scandalo.
Del resto, anche in tutto quello che un tempo si sarebbe chiamato "arco costituzionale" vige la regola della massima prudenza. La Lega di Maroni, presidente della Lombardia, guarda come semplice spettatrice e il Pd torinese, zitto zitto, sospende cautelativamente il compagno Greganti, nuovamente arrestato, che giusto un paio d'anni fa s'era fatto la tessera del Pd. Pare che quest'anno non abbia pagato la quota.
Anche Berlusconi, con tutti quegli ex forzisti arrestati, minimizza il più possibile. Oggi, l'uomo che al venerdì assiste i malati di Alzheimer ha sostenuto che lui "questo signor Matacena" non se lo ricorda. In fondo è stato un suo deputato solo per sette anni, tra il 1994 e il 2001. Scajola invece se lo ricorda, e di lui dice che "in fondo ha solo aiutato un'amica con il marito latitante", e che "ci si dimentica sempre che la metà di quelli che stanno in carcere, in Italia, poi vengono assolti". Anche su "Expo", per l'ex Cavaliere, "si sta esagerando" e "quando si parla di appalti ci sono sempre tante telefonate".
Al netto delle schermaglie da campagna elettorale, in cui ovviamente i partiti tendono a distanziarsi, anche oggi bisogna notare che le famose riforme costituzionali che dovevano scaturire dall'accordo tra Renzie e Berlusca sembrano sempre più un'illusione. Non solo, Forza Italia ha già preso le distanze dall'abolizione del Senato elettivo, ma oggi il suo padrone ha anche dato una nuova botta alla legge elettorale, accusando Renzie di aver cambiato le carte in tavola perché "il ballottaggio per noi è inaccettabile".
In effetti, con l'Italicum e i sondaggi di questi giorni, al ballottaggio rischia di andarci Grillomao.
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