DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
G.O. per il “Corriere della Sera”
Hillary Clinton, negli anni alla guida del Dipartimento di Stato, non ha mai usato un account email federale, ma il suo personale. Migliaia di documenti che in questo modo resteranno «coperti».
La storia, rivelata dal New York Times , non rappresenta certo un esempio di trasparenza. Ed è un comportamento che aumenta i sospetti sulla passione per la «segretezza» dei Clinton. O peggio: che Hillary si considera al di sopra delle regole. E di sicuro non è una bella cosa per chi è pronta a lanciarsi nella corsa verso la Casa Bianca.
Infatti, i repubblicani — e non solo loro — sono passati all’attacco invocando chiarezza.
In base alle procedure, Hillary, durante la sua funzione di segretario di Stato, avrebbe dovuto utilizzare il sistema di posta elettronica governativo. Per ragioni, evidenti, di sicurezza e anche per mantenere copia di comunicazioni e contatti legati alla sua attività.
Politica e storia al tempo stesso. La Clinton, però, si è guardato bene dal farlo e ha continuato a spedire email con un indirizzo personale e privato. Solo due mesi fa, i suoi assistenti hanno risposto alle sollecitazioni dell’Archivio nazionale e fornito decine di migliaia di messaggi. Ma non l’intera corrispondenza. I collaboratori dell’ex segretario hanno fatto una selezione dei documenti, quindi hanno scaricato il malloppo di carte.
L’atteggiamento non poteva non sollevare polemiche.
È rarissimo che un alto funzionario si comporti in questo modo e inoltre rappresenta una grave violazione. Solo in situazioni di emergenza, o se esistono problemi tecnici al network federale, un ministro è autorizzato a far ricorso alla propria email. Ma per Hillary non sembra essersi mai trovata in circostanze tali. Da qui i commenti di sconcerto, uniti a rimproveri severi: «È vergognoso che non siano state seguite le disposizioni». Rabbia a parte, l’amministrazione può fare ben poco.
Discorso diverso invece sul fronte politico. È inevitabile che il comportamento della Clinton sia diventato terreno di scontro. Sull’ex segretario statunitense aleggia sempre l’ombra di Bengasi, con l’uccisione da parte dei terroristi dell’ambasciatore americano in Libia Chris Stevens. Vicenda dove non tutto è stato chiarito, pagina nera alla quale hanno contribuito — secondo i critici — gli errori di valutazione da parte del Dipartimento di Stato. E sarebbe interessante leggere le email della Clinton su un dossier che torna spesso nel dibattito interno.
L’errore dell’ex first lady e probabile candidata democratica nelle elezioni presidenziale per il 2016 si è subito trasformata in una palla da schiacciare per i suoi avversari. A cominciare dal repubblicano Jeb Bush che ha già reso pubbliche 250 mila email del periodo in cui era governatore della Florida. Ieri ha subito invitato la possibile rivale a fare lo stesso e senza esitazione. Ora la risposta tocca alla Clinton.
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