
DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’,…
BULLIZZATA DA TRUMP, UMILIATA DA XI JINPING: L’UNIONE EUROPEA È NEL MOMENTO DI SUA MASSIMA IRRILEVANZA – IL TANTO EVOCATO “BAZOOKA” CONTRO GLI USA È UN PISTOLINO SCARICO: LO STRUMENTO ANTI-COERCIZIONE COLPIREBBE SETTORI (COME IL TECH) DOVE NON CI SONO ALTERNATIVE ALLE AZIENDE AMERICANE - URSULA VON DER LEYEN È VOLATA A PECHINO PER INGINOCCHIARSI AL PRESIDENTE CINESE E CERCARE VIE PARALLELE DI FRONTE AL “DAZISMO” AMERICANO. E HA RICEVUTO SOLO SCHIAFFONI: PECHINO HA IL MONOPOLIO DI MANIFATTURA E ENERGIE PULITE (GLIEL’ABBIAMO DATO NOI). INUTILE ORA PARLARE DI “SQUILIBRIO”
DAZI, LA RISPOSTA DELL’UNIONE EUROPEA È UN BAZOOKA A SALVE E NON SPAVENTA TRUMP
Estratto dell'articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
antonio costa - xi jinping - ursula von der leyen
Ursula von der Leyen e Antonio Costa sono tornati dal vertice Ue-Cina con un’ulteriore convinzione: l’Unione europea non ha altra scelta che accettare la bozza d’accordo che si trova sul tavolo di Donald Trump perché non può permettersi di affrontare una guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Innanzitutto perché le armi a disposizione per affrontarla rischiano di essere spuntate se non addirittura controproducenti. E poi perché il confronto con Xi Jinping – definito «franco», dunque teso – non ha permesso di appianare le divergenze sul terreno dell’economia e del commercio: la Cina resta un partner difficile che non può offrire le sponde necessarie in caso di rottura dei rapporti transatlantici.
DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
[…] Durante il vertice, von der Leyen ha lamentato il «crescente squilibrio» che caratterizza i rapporti bilaterali («il deficit commerciale è raddoppiato nell’ultimo decennio, superando i 300 miliardi di euro») ma Xi Jinping ha fatto spallucce e invitato la controparte a non imporre barriere per mantenere aperte le relazioni commerciali e gli investimenti.
Come atteso, il summit per celebrare i 50 anni di relazioni diplomatiche è terminato senza una dichiarazione congiunta […] e con una conferenza stampa alla quale hanno partecipato soltanto il presidente del Consiglio europeo e quella della Commissione.
E mentre le istituzioni Ue pubblicavano una nota stampa per raccogliere in un cahier des doléances tutte le recriminazioni europee nei confronti della Cina, incluso il sostegno alla Russia, l’agenzia Xinhua riportava le parole del presidente Xi secondo il quale «le attuali sfide che l’Ue deve affrontare non provengono dalla Cina».
donald trump e ursula von der leyen dopo il bilaterale al g7 in canada
Il riferimento implicito è a Donald Trump, uno dei due convitati di pietra al summit Ue-Cina (l’altro era Vladimir Putin). Secondo un portavoce della Commissione europea, l’accordo con la Casa Bianca «è a portata di mano»: prevede dazi orizzontali del 15% su tutti i prodotti Ue importati negli Usa con qualche eccezione settoriale.
Ma il suo destino dipende dalla decisione e dagli umori del presidente americano, motivo per cui Bruxelles sta lavorando su un binario parallelo alle contromisure da mettere in campo nel caso in cui saltasse l’accordo.
I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
Ieri i governi degli Stati membri hanno dato il via libera definitivo al “listone” di beni americani che verrebbero colpiti con dazi al 30%. Nell’elenco ci sono i prodotti già approvati nelle scorse settimane per un valore totale di 93 miliardi di euro: dagli aerei della Boeing alle Harley Davidson, fino al whisky Bourbon, agli yacht, ai jeans e ai succhi di frutta.
I primi dazi entrerebbero in vigore il 7 agosto, una seconda tranche a settembre e una terza a gennaio. Ma la guerra commerciale non sarebbe giocata ad armi pari. Le contromisure Ue rischiano infatti di mantenere un evidente squilibrio, basti pensare che il volume dei prodotti europei attualmente colpiti dai dazi americani è di oltre 380 miliardi di euro contro i 93 approvati ieri: quattro volte tanto.
La Casa Bianca sta già applicando tariffe aggiuntive del 50% su 26 miliardi di acciaio e alluminio, del 25% su 67 miliardi di beni nel settore automotive e del 10% su 290 miliardi di prodotti europei (destinati a salire al 30% dal 1° agosto in caso di non accordo). Attualmente il 70% dell’export Ue è soggetto alle extra-tariffe introdotte da Trump.
[…]
L’Unione europea non è stata sin qui in grado di individuare un volume di beni americani di pari valore. L’import di beni dagli Usa vale 335 miliardi l’anno, dunque i dazi Ue colpirebbero poco più di un quarto del totale.
Il “listone” da 93 miliardi è frutto della fusione delle due liste proposte dalla Commissione che originariamente avevano un valore totale di 121 miliardi (26 e 95 miliardi), ma che poi sono state ridotte in seguito alle richieste dei governi di rimuovere determinati prodotti per evitare effetti controproducenti. Buona parte dell’import dagli Stati Uniti riguarda prodotti del settore energetico (petrolio e gas naturale), materie prime e farmaci: beni che l’Ue non ha intenzione di “tassare”.
INTERSCAMBIO COMMERCIALE TRA USA E UE NEL 2024
Per compensare il divario con i dazi statunitensi, a Bruxelles si è discusso della possibilità di attivare lo strumento anti-coercizione. Dopo la riunione di mercoledì tra gli ambasciatori, diverse fonti diplomatiche hanno fatto filtrare che la maggioranza degli Stati sarebbe a favore, ma ieri il portavoce della Commissione è sembrato tirare il freno: «Anche se continuiamo a prepararci per tutti gli scenari, non abbiamo intenzione di presentare ulteriori potenziali contromisure da qui al 1° agosto», quando scatterebbero i dazi al 30% di Trump in caso di mancato accordo. Fino a quel momento, il bazooka non verrà messo sul tavolo ma resterà nel cassetto.
guerra commerciale tra usa e ue
Lo strumento anti-coercizione consentirebbe all’Ue di chiudere il proprio mercato alle imprese americane, impedendo loro per esempio di partecipare agli appalti pubblici. Una misura che potrebbe colpire servizi come banche e assicurazioni, ma soprattutto i colossi del digitale, fino a sospendere i loro diritti di proprietà intellettuale.
Nonostante le minacce, a Bruxelles e in molte capitali c’è il timore che questa potentissima arma possa rivelarsi controproducente perché bloccherebbe dei servizi – l’esempio che viene fatto più spesso è quello del cloud – per i quali l’Ue non ha fornitori alternativi. Trasformando così il bazooka in un boomerang.
2. DAZI: TRUMP SI PRENDE GIOCO DELL’UE, CHE SPERA IN UN ACCORDO IMMINENTE
Estratto dell'articolo di Francesca De Benedetti per “Domani”
MEME SU DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI BY EMILIANO CARLI
«Well, the EU really, really, really wants to make a deal». L’Unione europea – dice col ghigno in volto il segretario Usa al Commercio Howard Lutnick, noncurante del rispetto verso il commissario europeo Maroš Šefcovic col quale intrattiene telefonate quotidiane – «non vuole solo un accordo, ma lo vuole tantissimo. Ci tiene proprio. Really, really, really».
L’idea di dazi base al 15 per cento, «modello accordo col Giappone», che è stata fatta filtrare alla stampa da parte europea come un miraggio proprio alla vigilia del delicato vertice Ue Cina, non sarebbe certo un grande risultato per un mercato comune della portata di quello europeo, che avrebbe assai più leve negoziali di Tokyo se solo decidesse di usarle; ma oltre al danno c’è la beffa: Washington svergogna l’Europa presentandola come una supplicante.
[…]
Un paio di giorni fa il dipartimento di stato Usa ha attaccato pubblicamente il Digital Services Act (Dsa, le norme Ue sui servizi digitali) derubricandolo a «censura»; Lutnick stesso ha confermato le forzature in atto: «Gli europei attaccano le nostre grandiose compagnie tech tutti i giorni, hanno questo Dsa, hanno il Digital Markets Act», ha detto il segretario al Commercio spacciando per «tasse» i diritti digitali Ue. «Quindi stiamo cercando di contrastare tutto ciò. E in questi accordi sul commercio, parliamo di questo».
DONALD TRUMP CON HOWARD LUTNICK ANNUNCIA I DAZI RECIPROCI A TUTTO IL MONDO
Intanto la Commissione cerca «un accordo il più rapidamente possibile» con tutte le sue contromisure in archivio e lo strumento anti coercizione utilizzato – a detta dello stesso portavoce Gill – solo «per relazionarci con credibilità». Una volta che la controparte – gli Usa – non dovesse tornare sui suoi passi, allora «si andrà fase per fase, deterrente per deterrente». Insomma l’Ue il bazooka lo avrebbe pure, ma in nome di un accordo a ogni costo (o quasi) è riuscita a ridursi a pezzetti pure quello. […]
COLLABORAZIONE UE USA
LETTERA DI DONALD TRUMP A URSULA VON DER LEYEN CHE ANNUNCIA DAZI AL 30% ALL UE
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