A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI…
COSA C’E’ DIETRO LO SCAZZO MAL-DESTRO TRA GIULI E VENEZIANI? OLTRE ALLA ANTIPATIA PERSONALE FRA I DUE, IL MINISTRO DEL PENSIERO SOLARE ACCUSA L’INTELLETTUALE DI “SVERSARE BILE NERA” SUL GOVERNO PERCHÉ GLI RODE PERCHE' MELONI GLI HA PREFERITO LUI COME SUCCESSORE DI SANGIULIANO – INOLTRE, SECONDO GIULI, VENEZIANI SI METTE IN CATTEDRA COME GRAN CONSERVATORE, MA FINO A IERI ERA IMMERSO NELLA ROMANITÀ DI VIALE MAZZINI COME CONSIGLIERE IN QUOTA AN; INFINE, L'ACCUSA PIÙ GRAVE: VENEZIANI STA CERCANDO DI ACQUISIRE BENEMERENZE A SINISTRA, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI, SPERANDO IN UN PREMIO "HONORIS CAUSA" ELARGITO DAI NEMICI DI MELONI. E’ LA CLASSICA ACCUSA DI TRADIMENTO CHE, AL TEMPO, COSTO' A BOTTAI LA CONDANNA A MORTE...
Francesco Bei per “la Repubblica” - Estratti
(…) un corpo a corpo come quello tra Marcello Veneziani e Alessandro Giuli è un oggettivo salto di qualità. A cominciare è stato Veneziani, se proprio dobbiamo dirla tutta, che da tempo mostra una crescente insofferenza per il regno di Giorgia prima, a suo dire troppo filo americano, troppo filo-israeliano e sostanzialmente «continuista», come una nuova democrazia cristiana.
Domenica, in un articolo su la Verità — che i Fratelli d'Italia leggono come i preti l'Osservatore romano — Veneziani ha sparato la sua V2 direttamente contro Palazzo Chigi, dove non sono abituati a critiche interne: «Tutto è rimasto come prima, nel bene, nel male, nella mediocrità generale e particolare». E ancora: «Non saprei indicare qualcosa di rilevante che segni una svolta o che dica al paese: da qui è passata la destra — sovranista, nazionale, sociale, patriottica, popolare, conservatrice o che volete voi — e ha lasciato un segno inconfondibile del suo governo».
Per lo scrittore, «prevale il purgatorio della routine, dove ciò che va in scena è apparenza, mossa, replica, gioco delle parti e simulazione di cambiamento. Il verdetto è impietoso — «nulla di significativo e di sostanziale è cambiato nella vita di ogni giorno, negli assetti del Paese, nella politica estera» — ma piomba con particolare durezza proprio nel campo d'azione di Giuli: «Sul piano delle idee, della cultura e degli orientamenti pubblici e perfino televisivi, eccetto l'inchino al governo tutto è rimasto come prima». Niente di nuovo insomma, e in Rai «ancora Vespa, Benigni e Sanremo».
La risposta del ministro arriva inaspettata in una sede del tutto irrituale, nel corso di un convegno alla Camera in cui era prevista la lettura di un suo messaggio. E che messaggio! Che sia vergato da Giuli non v'è dubbio, visto lo stile: «Consentitemi di esprimere una dose omeopatica di contravveleno nei confronti di chi, da sinistra o da una sempre più presunta destra, ha deciso di arruolarsi nel fronte del nemichettismo pur di negare la forza dei fatti e dei numeri; invece di incoraggiarci o almeno di giudicare con equanimità.
alessandro giuli prima della scala 2025
A tale riguardo, una dose di vaccino anti nemichettista la inoculiamo volentieri nella pelle esausta del vecchio amico Marcello Veneziani: egli, dopo aver confidato a suo tempo che aveva rifiutato l'onore di diventare il Ministro della Cultura del governo Meloni, oggi sversa su di noi la bile nera di cui trabocca evidentemente il suo animo ricolmo di cieco rimpianto. Si rassereni: nello sciagurato giorno in cui il nemichettismo dovesse espugnare Palazzo Chigi, il nostro ex consigliere Rai in quota An (per tacer d'altro) sarà senz'altro premiato honoris causa».
Ora, tralasciando i trascorsi e le voci sulla presunta e radicata antipatia personale fra i due giornalisti, in questo meditato sfogo di Giuli, al di là delle accuse respinte al mittente, spiccano alcuni chiari messaggi. Punto primo: il «vecchio amico» Veneziani (perché adesso non lo è più) parla solo perché gli rode, è pieno di «bile nera» perché Meloni ha preferito me a lui come successore di Sangiuliano;
alessandro giuli foto lapresse
secondo: il santarellino, il puro, adesso si mette in cattedra come Gran Conservatore, ma fino a ieri era immerso nella romanità di Viale Mazzini come consigliere in quota An, con annessi Vespa&Benigni; terzo, l'accusa più grave: sta cercando di acquisire benemerenze a sinistra, in vista delle prossime elezioni, sperando in un premio "honoris causa" elargito dai nemici di Meloni.
È la classica accusa di tradimento, che in altri tempi costò a Bottai e Grandi la condanna a morte (in contumacia) al processo di Verona.
E pensare che Veneziani, dopo il cambio Sangiuliano-Giuli al Collegio romano, era sembrato persino comprensivo con l'ex amico.
Gli riconosceva la fatica di doversi confrontare con un mondo ostile, suggerendogli di adottare «una strategia della sopravvivenza a ogni costo, il galleggiare pallido e assorto all'insegna del durare necesse est, che è poi il vero motto di chi governa».
Ma, a pensarci bene, in un'altra occasione l'aveva detto chiaramente che per un intellettuale «l'ingratitudine è un elemento essenziale della sua attività». Almeno su questo Giuli sarà d'accordo.
eugenia roccella alessandro giuli atreju
alessandro giuli atreju
meloni giuli
giuli meloni
alessandro giuli
alessandro giuli
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