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Cristiana Mangani per “il Messaggero”
Una nuova missione che cambia le regole e chiama l'Europa a un maggior senso di responsabilità. L'operazione Triton di salvataggio in mare, in vigore dal 2014, va in pensione e arriva l'operazione Themis. Non un accordo qualunque, ma un passo in avanti per l'Italia, visto che tra le postille sottoscritte dal Viminale e da Frontex, l'Agenzia europea di controllo delle frontiere, è previsto che i migranti soccorsi nel Mediterraneo possano essere trasferiti nel porto più vicino al punto di individuazione e recupero.
L'auspicio è che la nuova missione possa dare finalmente applicazione alla legge del mare stabilita dalla convenzione di Amburgo, che finora è stata disattesa e ha costretto il nostro paese a farsi carico di migliaia di barconi che avrebbero invece dovuto esser soccorsi da altri. Questo non vorrà dire che non verranno più salvate le centinaia di disperati che partono dal Nord Africa con mezzi di fortuna. Ma vorrà dire poter coinvolgere in modo più definito anche chi come Malta ha sempre rifiutato di farsene carico.
Nell'intesa sottoscritta dal Dipartimento centrale per l'immigrazione della polizia di Stato con i rappresentanti Ue è stato stabilito anche che venga arretrata la linea di pattugliamento dei nostri mezzi navali a 24 miglia, in modo da restringere il campo di azione. Così che non saranno più coperte le acque di responsabilità maltesi.
TRATTATIVE DIFFICILI
La missione avrà inizio a partire da oggi, ed è stata fortemente voluta dall'Italia. Arriva dopo mesi di trattative molto aspre. La forte resistenza di Malta, infatti, ha continuato a farsi sentire, tanto che avrebbero già avanzato la richiesta a Bruxelles di una riunione urgente. Sin da luglio, mese di inizio dei negoziati, i rappresentanti de La Valletta hanno fatto muro, chiudendo le porte al dialogo e ribadendo di non essere in grado di accogliere centinaia di immigrati.
Anche se questa volta, tutto quello che avverrà fuori dall'area operativa e per navi non Frontex, vedrà applicate le leggi del mare, ovvero quelle del porto più vicino in termini di miglia. Ciò vorrà dire che se La Valletta deciderà di non farli sbarcare, e da lì che dovrà arrivare la richiesta di aiuto agli altri paesi della Ue. La nostra Capitaneria assumerà il coordinamento e, poi se la linea è quella più vicina all'area di competenza di altri, il carico umano sarà trasferito lì. Almeno sulla carta.
L'operazione Themis ha definito due nuove aree di pattugliamento nel Mediterraneo interessate dai flussi: una ad est, con Turchia, Grecia e Albania, e una ad ovest, con Tunisia e Algeria. Rappresenta - spiegano al Viminale - un esempio «particolarmente significativo di effettiva solidarietà e cooperazione» tra gli Stati membri e le Agenzie europee. Una missione che, viene sottolineato, contribuirà in maniera concreta a contrastare non solo l'immigrazione clandestina ma anche il traffico di droga, il contrabbando e, soprattutto, l'eventuale arrivo di terroristi. Ogni tre mesi, inoltre, verrà fatta una valutazione sull'adeguatezza della missione.
CONTRO IL TERRORISMO
«Rispecchierà meglio i modelli mutevoli della migrazione, così come il crimine transfrontaliero - ha aggiunto il direttore di Frontex Fabrice Leggeri - e aiuterà inoltre l'Italia a rintracciare attività criminali». Servirà anche a prevenire l'arrivo di foreign fighters, che rappresentano un problema non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa.
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