FLASH! – MARIA ROSARIA BOCCIA CONTRO TUTTI: L’EX AMANTE DI GENNY-DELON QUERELA SANGIULIANO (GIÀ…
Estratto da “Re Giorgia”, di Susanna Turco, edizioni Piemme
[…] Quanto a impostazione, nel 2015 è in perfetta scia con il salvinismo di allora. Più tranchant e urlatrice di ora. Vagamente mussoliniana, dal palco dice che «in Italia c'è chi se ne frega delle minacce di Bruxelles». Cita Marine Le Pen «la battaglia di oggi è tra i diritti dei popoli e gli interessi di pochi».
Parla di «governo fantoccio» (Renzi) che fa «gli interessi delle oligarchie europee». Dice «basta tasse», cita «l'intellighenzia, i radical chic» e Gino Paoli, poi le imprese cinesi e le multinazionali: «Basta immigrazione, abbiamo lo stato sociale al collasso». «Basta sbarchi, finché non avremo sconfitto l'Isis», «In Libia mandiamoci Romano Prodi così introduce l'euro anche li.»
Un repertorio insomma abbastanza povero, scarnificato. Nulla di memorabile, nella sostanza e nei modi. Praticamente si dispiega un paradosso, che poi andrà avanti per qualche anno: Meloni va a traino di Salvini su temi e modi di destra che avrebbero dovuto o potuto tranquillamente essere i suoi.
Sembra cioè lui l'originale e lei la fotocopia: interessante conseguenza di una crisi che a forza di scandali - i rimborsi elettorali, i diamanti africani, le lauree comprate - aveva colpito assai più pesantemente la Lega che l'ex An, costringendo il Carroccio a reinventarsi con maggiore celerità. L'inseguimento è palese anche dal punto di vista programmatico. Per le europee, al primo punto del programma elettorale di Fratelli d'Italia c'era nientemeno che l'uscita dall'euro e più precisamente: «Una risoluzione per spingere la Commissione verso lo scioglimento concordato e controllato dell'Eurozona», o in alternativa, «l'Italia deve avviare una procedura di recesso unilaterale dall'Eurozona».
Proprio per questo, Fratelli d'Italia «ha deciso di uscire dal Partito popolare europeo, troppo condizionato dalla Cdu tedesca del cancelliere Angela Merkel, volgendo la propria attenzione alla vasta galassia di partiti e gruppi parlamentari "eurocritici"». C'è quindi la corsa su Marine Le Pen, idolo del momento.
C'è in particolare, con l'occasione di una sua discesa a Roma, una cena all'Harry's bar di via Veneto, con la leader di FdI, Ignazio La Russa, l'ex ambasciatore ed ex ministro di Monti Giulio Terzi di Sant'Agata e Matteo Salvini, in cui il feeling viene sbandierato a più non posso.
La stessa «parlata e la stessa passione politica» sottolinea Meloni - che non ha dovuto usare l'interprete come Salvini perché lei il francese lo sa - e racconta anche al Tg1 la sintonia nel confronto delle rispettive strategie in Europa: «Con Marine Le Pen, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha condiviso tante battaglie e tante iniziative in questi mesi: la lotta all'immigrazione incontrollata, la difesa dell'identità, la critica contro un'Europa delle burocrazie e delle tecnocrazie che sta mettendo in ginocchio i popoli» e auspica di «rafforzare i nostri rapporti affinché in tutta Europa si possano aiutare a far crescere quei movimenti che vogliono restituire sovranità e libertà ai cittadini». Quella sera, a via Veneto, finiscono addirittura a cantare a squarciagola Edith Piaf.
GIORGIA MELONI E MARINE LE PEN
Toni abbastanza diversi da quelli che saranno utilizzati poi, in occasione delle elezioni francesi della primavera 2022, quando Salvini loderà la performance della sua alleata a Bruxelles - «Molto bene, Marine, siamo felici del tuo successo e orgogliosi del tuo la-
voro, del tuo coraggio, delle tue idee e della tua ami-cizia» -, Giorgia Meloni, dal Vinitaly di Verona prenderà platealmente le distanze anzitutto dalla leader francese del Rassemblement National: «Io guido la famiglia dei conservatori europei. In Francia non ci sono al ballottaggio candidati che rappresentano il mio partito». […]
SUSANNA TURCO - RE GIORGIASELFIE GIORGIA MELONI E MARINE LE PEN
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