RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
Sandro De Riccardis per www.repubblica.it
I tre commercialisti di fiducia della Lega, arrestati ieri, temevano il "ridimensionamento della somma finale fra loro spartibile" nell'affare della presunta compravendita di un immobile a prezzo gonfiato per la Lombardia Film Commission. Lo ha messo a verbale in uno degli interrogatori davanti ai pm il presunto prestanome Luca Sostegni, come emerge dall'ordinanza del gip.
Sostegni ha riferito di un incontro tra lui, Michele Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, nel quale avrebbero affrontato questi temi: "il rischio dell'iscrizione d'ipoteca in pregiudizio del complesso immobiliare da parte di Equitalia, in ragione della pendenza di cartelle esattoriali per somme ingenti; l'opportunità di evitare un trasferimento diretto del bene dalla società Paloschi alla fondazione, dovendosi optare, invece, per un passaggio intermedio; i costi rilevanti da sostenere per la ristrutturazione, con il pericolo di un notevole ridimensionamento della somma finale fra loro spartibile.
Infine, i tempi da rispettare, con riguardo alla spesa dell'importo di Euro 1.000.000, tenuto conto della presumibile scadenza del mandato, quale presidente, in favore del Di Rubba". Con le sue dichiarazioni Sostegni, che sta collaborando, ha fornito ai pm ancora una "prova dell'accordo collusivo".
Manzoni: "Io non ho preso soldi su immobile"
Andrea Manzoni, il revisore contabile della Lega alla Camera, sentito lo scorso 3 settembre dai pm di Milano, si è difeso sostenendo di "non avere percepito alcuna somma, in relazione all'operazione immobiliare" per la Lombardia Film Commission. Lo si legge nell'ordinanza del gip Fanales nella quale viene riportata la versione del professionista che, spiega il giudice, "non viene ritenuto attendibile, per plurime ragioni".
Manzoni ha sostenuto, tra l'altro, che i circa 178mila euro versati dalla società Andromeda, riferibile a Michele Scillieri, in favore della Sdc, riferibile a Manzoni, riguardano "un'operazione immobiliare di un terreno in alta Val Seriana, intestato ai Testa, rientrante in un'operazione di ristrutturazione, di qualche anno prima, sul supermarket di questi Testa". Ha detto, in pratica, che non erano parte degli 800mila euro incassati dalla vendita gonfiata dell'immobile. Un racconto, scrive il gip, talmente "confuso da risultare radicalmente incomprensibile".
Ha spiegato anche di aver partecipato "per mero caso" con Alberto Di Rubba e Scillieri "ad un sopralluogo presso il capannone della Paloschi" che era proprietaria dell'immobile di Cormano. E ha negato di essere a conoscenza di tutta un'altra serie di dettagli sull'operazione.
Scillieri/1: "Possiamo distruggere carte operazione"
Nell'affare della presunta compravendita gonfiata di un immobile a Cormano, nel Milanese, si pensò anche all'ipotesi di distruggere tracce di assegni che non erano stati incassati.
E' quanto emerge da una conversazione, intercettata a giugno, tra il commercialista Michele Scillieri e il cognato Fabio Barbarossa, entrambi arrestati ieri.Barbarossa, che amministrava l'immobiliare Andromeda, parlando con Scillieri, amministratore di fatto sia di Andromeda che di Paloschi srl, "in merito al mancato incasso degli assegni emessi" da Andromeda in favore della Paloschi "valutava - riassume il gip - l'opportunità della distruzione dei titoli di credito, rimasti nelle sue mani, onde evitare la loro scoperta da parte delle autorità inquirenti". Paloschi, infatti, non incassò mai i 400mila euro in assegni pagati da Andromeda per il capannone e quei soldi presero altre direzioni.
Sempre secondo le indagini, poi, Andromeda vendette, poi, alla Lombardia Film Commission il capannone per il doppio, 800mila euro. Un'operazione, scrive il gip, in cui i commercialisti hanno dimostrato "rara abilità". L'hanno condotta "in modo occulto, ossia mantenendo la maggior parte dei membri del sodalizio in posizione 'riparata' ed esponendosi all'esterno attraverso uno solo fra loro (Barbarossa Fabio)". Di Rubba, ex presidente di LFC, "dopo avere personalmente governato, in qualità di presidente della fondazione, la fase 'preliminare'" si è spogliato "della carica, sì da risultare, al tempo del trasferimento immobiliare, privo di ruoli all'interno della fondazione".
Manzoni, "braccio destro del Di Rubba, destinato a divenire, al termine dell'operazione, beneficiario immediato di una parte della somma" è sempre "rimasto privo di qualunque ruolo che potesse ricondurlo alla vicenda".
Scillieri/2: "Nessuno ci perdeva poi è andata storta"
"Quando all'inizio abbiamo fatto tutti i conti, nessuno ci perdeva. Quindi la proprietaria (da intendersi Dubini Marianna) prendeva la sua parte; quello lì (da intendersi Sostegni) prendeva la sua parte; io (da intendersi Scillieri, tramite Barbarossa) prendevo la mia parte e voi (da intendersi Di Rubba e Manzoni) prendevate... E' andata storta ad un certo punto".
Così si esprimeva Michele Scillieri, ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta su Lombardia Film Commission, in un'intercettazione inserita nell'ordinanza del gip, Giulio Fanales, che ha portato agli arresti domiciliari quattro persone: oltre a Scillieri, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Fabio Barbarossa, indagati a vario titolo per peculato, turbata libertà nella scelta del contraente e sottrazione fraudolenta di pagamento delle imposte.
Di Rubba e Scillieri, ai legge in un passaggio dell'ordinanza, "dopo avere preso atto della conclusione infelice dell'affare relativo alla fondazione e ai terreni (da intendersi il complesso immobiliare), concordavano circa l'inutilità del rancore e del nervosismo ancora mostrati da Manzoni, intendendo entrambi incontrarlo per superare le difficoltà del momento nei loro rapporti interpersonali; concordavano, altresì, in merito all'infondatezza ed alla pretestuosità delle rivendicazioni economiche attualmente avanzate da Sostegni, incapace di comprendere, per un suo limite caratteriale, come un parziale sacrificio riferito alla vicenda in questione sarebbe stato ampiamente ripagato dai guadagni che sarebbero in seguito provenuti da altri affari simili".
Il gip: "Accordo corruttivo provato"
Quello intorno all'immobile di Cormano è un "accordo collusivo, siglato fin dall'origine dai tre indagati Alberto Di Rubba, Michele Scillieri e Andrea Manzoni, volto a minare dalla fondamenta il procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando".
È uno dei passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare di 60 pagine, firmata dal gip Giulio Fanales, che ieri sera ha mandato ai domiciliari i tre commercialisti leghisti, accusati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Un accordo collusivo, per il gip, che si intende "provato". Finalizzato a usare la scelta della nuova sede della LFC come pretesto per drenare risorse pubbliche.
La difesa di Manzoni
matteo salvini a torre del greco
Citata nell'atto anche la ricostruzione di Andrea Manzoni, che la settimana scorsa ha cercato di difendersi di fronte al procuratore Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi. Per il gip Fanales, "Il resoconto proveniente da Manzoni non viene ritenuto attendibile per plurime ragioni". L'indagato "pur dilungandosi lungamente in merito a circostanze marginali, ha omesso ogni riferimento ai trasferimenti di denaro dai conti della S.D.C. al suo conto personale e a quello dello studio C.L.D., da lui amministrata, nonché al bonifico disposto dallo Studio CLD srl a vantaggio della Studio Dea Consulting srl, partecipata da lui e amministrata da Di Rubba".
Per il magistrato quindi il tentativo difensivo di Manzoni non ha minato la ricostruzione emersa dalle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano sul "drenaggio di risorse pubbliche" per 800 mila euro a enti e società riconducibili ai tre commercialisti leghisti.
Gli incontri in via Bellerio
Nel suo interrogatorio il revisore contabile della Lega alla Camera, Andrea Manzoni, aveva spiegato "di aver appreso da Di Rubba, in occasione di alcune visite presso la sede della Lega in Milano di via Bellerio del finanziamento erogato dalla Regione in favore" della Lombardia Film Commission "finalizzato all'acquisto di un immobile".
Anche il prestanome dei commercialisti, Luca Sostegni, ricorda come tra il 2016 e il 2017, era prevista una "riunione tra tutti i sodali" sull'affare dell'operazione di acquisto dell'immobile. Un incontro che saltò perché i tre professionisti leghisti decisero di incontrarsi in "un luogo meno rischioso perché più appartato", spostandosi così da via Bellerio trasferirono in "una tavola calda nelle vicinanze".
Nel corso dei suoi interrogatori, Sostegni ha ricordato di essere andato "di fronte alla sede della Lega di via Bellerio, luogo inizialmente fissato per l'incontro" e vide "uscire dall'edificio lo Scillieri, in compagnia di Manzoni e Di Rubba". Scillieri lo informò "della preferenza, espressa da Di Rubba e Manzoni, per un luogo meno rischioso perché più appartato".
Le intercettazioni
"Ne faremo altre mille... la prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70...". È il passaggio di un'intercettazione dello scorso 19 maggio, contenuta nel documento. Scillieri parla con Di Rubba e i due, annota il gip, "concordano circa la necessità di superare il malcontento serpeggiante fra i sodali in conseguenza dei guadagni rilevatisi minori del previsto".
L'evasione fiscale
"La Paloschi è una società chiusa e non volevano dei soldi alla Paloschi per la paura che Equitalia prendesse i soldi". A parlare è Luca Sostegni, il prestanome del commercialista Michele Scillieri, fermato a luglio prima che fuggisse in Brasile. L'uomo spiega in una intercettazione come i tre commercialisti non abbiano versato alla società che ha venduto l'immobile di Cormano (Paloschi srl) i 400 mila euro pattuiti, per evitare di versare tasse al fisco. Parte del denaro, 301 mila euro, è poi stato girato con diciannove assegni da Sostegni alla fiduciaria Fidirev, e poi scomparsi in Svizzera.
matteo salvini contestato a torre del greco 8
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