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Aldo Nove per il “Fatto quotidiano”
ENRICO LETTA IN VESPA CON OSCAR GIANNINO CHE SPINGE
L' altro giorno ero al bar. Alla cassa, per pagare, mi trovo di spalle un uomo magro, elegante anzi elegantissimo. Pareva quasi più adatto a entrare in scena in una commedia borghese dell' Ottocento che non un normale avventore di un bar qualunque in un pomeriggio qualunque. Diciamo che dava l' impressione di non volere passare inosservato.
Mi ricordava qualcuno. Ma non mi venne in mente subito chi. Mi ricordai di un episodio di alcuni anni fa. Ero in aeroporto e vidi, sempre di spalle, correre per le scale che portano al ritiro dei bagagli un uomo dalla chioma impossibile. In quel caso il riconoscimento fu immediato: "Ma sembra Angelo Branduardi, pensai. Solo Branduardi può avere i capelli così alla Branduardi".
Oscar Giannino Silvia Enrico Fare futuro infophoto
Infatti, quando riuscii a vederlo bene, mi accorsi che era proprio lui. Ma torniamo al bar e allo strano avventore. Il dandy di spalle. Magro. Magrissimo. Quando lo vidi in faccia mi chiesi come avevo fatto a non capire al volo chi fosse. Era ovvio. Era Oscar Giannino.
Non so perché, ma provai una forte emozione. Come credo provò lui nell' intuire di essere stato riconosciuto, guardandomi di sottecchi come feci anche io.
OSCAR GIANNINO SBRAITA SUL PALCO
Dopo che entrambi lasciammo i nostri spiccioli alla cassiera sentii il bisogno di dirgli qualcosa. All' inizio balbettai. Poi gli dissi quello che realmente pensavo: "Ho sempre avuto stima di lei. Mi dispiace che"… A quel punto Giannino divenne tutto rosso. Scosse la testa e sussurrò: "Mi dispiace. Sinceramente mi dispiace. È tutta colpa mia. Ho fatto un pasticcio. Per vanità". Ripeté ancora "Mi dispiace". E se ne andò dal bar.
Fino a qua l' aneddoto. Le sue parole. Sorprendente: per un istante mi vennero le lacrime. La scena mi parve surreale. Per lungo tempo mi apparve come tale. Quasi l' avessi sognata. Eppure no. Era in perfetta sintonia con l' idea del personaggio che mi ero fatta negli anni.
Un po' fuori tempo. Un po' fuori luogo. Un po' semplicemente fuori. Ho sempre amato i perdenti. Quelli che non fanno i furbi per professione. Quelli che provano a fare i furbi ma non ne sono costituzionalmente capaci. Come certi patetici e indimenticabili personaggi di Fellini. Così la mia memoria è andata indietro al "caso Giannino".
Alla sua "discesa in campo" (espressione idiomatica di pessima origine e ancora peggiore resistenza ma purtroppo efficace, tant' è che la uso, nella speranza che il tempo la renda desueta).
Sono tornato ai tempi in cui pareva che Oscar Giannino, economista e giornalista dandy e conservatore, voleva proporre, dopo aver messo assieme un gruppo di alleati di tutto rispetto, una sorta di destra liberale degna di questo nome, in un Italia dove "destra" ha sempre voluto dire eredità più o meno annacquata dal fascismo fino a trasformarsi gattopardescamente in un "centro" che, già Pasolini quarant' anni fa, definiva un fascismo più subdolo, falsamente democratico, fino a compiere una rotazione totale su se stessa e trasformarsi definitivamente in una "sinistra riformista" che è appunto la nuova destra attualmente al potere. Quella di Giannino no. Era una destra liberale, erede dei La Malfa, degli Spadolini.
OSCAR GIANNINO E SILVIO BERLUSCONI
Il suo fu davvero il tentativo di opporsi al berlusconismo usurpatore di una destra che era al limite plutocrazia demagogica e sconfinante oltre il gioco delle fazioni politiche che ci avrebbe portato all' attuale "partito unico", quel Pd che, da sinistra, ostenta il suo non essere tale pur essendolo "geneticamente" (il Dna, in politica, e specialmente in Italia, muta con una frequenza ormai prossima alla quantistica dell' indeterminato). Giannino, liberale e repubblicano, uscì di scena per avere detto una bugia. Si inventò una laurea.
OSCAR GIANNINO S INCATENA A PORTA A PORTA
Anzi due. Poi insistette inventandosi una partecipazione, da bambino, allo Zecchino d' oro, smentito subito dal mago Zurlì in persona. Per un paese fondato sulla menzogna assoluta, bugie di questo tipo indicano un' innocenza insostenibile. E così Giannino si eclissò tra le risate e la pena generale.
Diceva uno che la sa lunga, Giuliano Ferrara, che in Italia chi non è ricattabile non può fare politica. E come può essere ricattabile uno che a livello di palle s' inventa di avere partecipato allo Zecchino d' oro?
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