DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 – Palermo, il capogruppo Forello (M5S) critica Di Maio sui giornalisti-sciacalli: cacciato via Facebook
Felice Cavallaro per www.corriere.it
Ha solo detto che definire i giornalisti «sciacalli e p...» non sta bene criticando il vicepremier Luigi Di Maio e nel giro di ventiquattro ore il capogruppo dei grillini al Comune di Palermo è stato sostituito. Effetto immediato di una decisione maturata ai vertici del movimento Cinque Stelle pur senza un’assemblea, una consultazione, un giro di telefonate, come si lamenta la vittima di queste improvvise porte girevoli, Ugo Forello, l’avvocato di Addiopizzo, candidato pentastellato (perdente) a sindaco: «Ho saputo della sostituzione leggendo Facebook».
I consiglieri comunali e di circoscrizione del Movimento si sono affrettati a condividere un post annunciando la nomina del sostituto, Antonio Randazzo, con una fredda postilla: «Ringraziamo per il lavoro svolto il consigliere Ugo Forello». Senza una motivazione o un cenno critico.
«Roba da tempi bui»
E lui, diventato protagonista di una battaglia interna ai CinqueStelle quando fu fatta fuori la cordata dell’ex deputato Riccardo Nuti per la storia delle cosiddette «firme false», replica sorpreso a quanti parlano di «una rotazione annunciata»: «Se ne era discusso in passato, ma non siamo mai entrati nel dettaglio.
Ed era ovvio per tutti che sarei rimasto alla guida del gruppo consiliare fino al voto sul bilancio. Ecco perché considero questa decisione una epurazione vecchio stampo, roba da tempi bui». Vittorioso nella corsa alle primarie interne al Movimento contro il poliziotto Igor Gelarda poi transitato nella Lega, Forello per la candidatura a sindaco non riuscì a battere Leoluca Orlando e rimase dietro pure all’ex pd Fabrizio Ferrandelli.
«Giornalisti essenziali per la democrazia»
Sembrava uno dei cavalli di punta della scuderia grillina, ma quando in estate Forello cominciò a prendere le distanze dalle linee guida di Salvini contestando il ministro dell’Interno in occasione del divieto di sbarco ai profughi della nave Diciotti, scattò il primo vero dissenso con il colonnello siciliano di Di Maio, il deputato regionale Giancarlo Cancelleri.
La presa di distanza dagli improperi rovesciati sui mass media dopo l’assoluzione di Virgina Raggi ha fatto il resto. E dire che lo stesso Forello aveva sempre difeso la sindaca di Roma definendola «vittima di attacchi ingiusti», ma convinto che governo e partito adesso sbaglino: «Difenderò sempre una categoria come quella dei giornalisti, essenziale in una democrazia».
Accusato di «scarso senso di appartenenza»
Dribbla sulla polemica fra stampa e Di Maio il prescelto, Antonio Randazzo, da Forello classificato come «amico di Cancelleri», ma pronto pure lui all’attacco: «Forello spesso non ha concordato col gruppo le posizioni da assumere in consiglio comunale. Mentre il nostro statuto prevede che su ogni tema si voti all’interno del nostro gruppo e si decida quindi a maggioranza una linea che poi diventa unitaria.
Ecco perché ci aspettavano un maggior senso di appartenenza da lui». Prova che la battaglia interna ai CinqueStelle potrebbe avere sviluppi. Anche perché non è comunque isolata la posizione di Forello, mass media a parte, su un altro fronte spinoso, quello del decreto Sicurezza, con ripetute critiche soprattutto a Salvini.
2 – Di Maio isolato sui giornalisti Mattarella e Tajani lo smontano
Massimiliano Scafi per “il Giornale”
Scaricato dall' altro gallo del movimento. «C' è la Costituzione - assicura Roberto Fico - e la libertà di stampa sarà tutelata fino alla fine». Sgridato dal capo dello Stato. «I giornali hanno un grande valore - spiega Sergio Mattarella - , leggere cose che non si condividono aiuta a riflettere».
Strapazzato da Antonio Tajani: «Sono fiero di essere un giornalista e non accetto che vengano definiti prostitute da autorevoli esponenti del governo italiano».
Convocato dal presidente della Vigilanza Rai Alberto Barachini, che vuole verificare «se le sue parole possono configurarsi come una pressione indebita».
Mollato pure dal suo principale alleato Matteo Salvini, al quale i giornalisti «sono simpatici». No, davvero non è un buon momento per Luigi Di Maio.
Isolato e strigliato un po' da tutti, il vicepremier pentastellato sostiene di non volere fare passi indietro e minaccia leggi punitive. Intanto però deve sorbirsi la lezione di democrazia che Mattarella con pazienza istituzionale e un pizzico di irritazione gli impartisce. «Al mattino leggo i giornali. Notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti.
Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere». Insomma, conclude il capo dello Stato, per governare bene «è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggere cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere».
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Sembra quasi una banalità, l' abc della democrazia, ma evidentemente è un concetto che bisogna ripetere spesso, visto che il Colle ogni due per tre è costretto a tornarci su. Stavolta, tanto per rafforzare i confini e consolidare il principio, decide di coinvolgere pure i presidenti delle Camere. Mattarella parla al Quirinale durante un incontro con degli studenti. La Casellati e Fico intervengono a stretto giro.
Secondo il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, «il giornalismo parlamentare ha rappresentato nella nostra storia nazionale un pilastro della democrazia liberale». Persino Roberto Fico si smarca da Di Maio, e da Alessandro Di Battista, chiedendo di abbassare i toni.
«La libertà non si tocca, ma negli ultimi trenta anni è mancata una cultura generale dell' indipendenza. Abbiamo bisogno come Paese di uscire fuori dallo scontro costante. Bisogna riuscire ad avere un altro tipo di dialogo, e questo vale per tutti gli attori coinvolti». Pure Tajani è preoccupato.
«Ci sono preoccupanti segnali in Europa contro la libertà d' informazione e il Parlamento europeo respinge ogni minaccia». E a Strasburgo si scontra con il grillino Piernicola Pedicini che lo accusa di fare campagna elettorale. «Le ricordo che il presidente del Parlamento è un deputato come tutti gli altri e io sono sempre stato imparziale.
Aggiungo che non condivido le vergognose dichiarazioni e gli insulti che sono stati rivolti a giornalisti da parte di rappresentanti del governo italiano. Senza libera stampa non esiste democrazia».
Vedremo adesso se la diga istituzionale alzata dal Quirinale avrà effetto o se i Cinque stelle insisteranno nella loro crociata contro la libera informazione e il dissenso. «Io amo la libertà di stampa e la considero una colonna per la democrazia - sostiene il guardasigilli Alfonso Bonafede - tuttavia non mi piacciono le critiche per partito preso». Ma i primi segnali non sono buoni.
Solo domenica Ugo Forello, capogruppo M5s al comune di Palermo, aveva criticato sul web le offese di Luigi Di Maio ai giornalisti. Poche ore e l' hanno fatto fuori. «Una rotazione già prevista dall' inizio», spiegano dal movimento. E lui: «Ho saputo di non essere più capogruppo leggendo Facebook. Non so se si sia fatta una riunione e chi vi abbia partecipato». Il prossimo sarà più attento.
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