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Mario Giordano per "Libero quotidiano"
napolitano durante il discorso di fine anno
Come king è stato un disastro. Come king maker è ancora peggio. Povero Giorgio Napolitano: se nel ruolo di (passato) presidente della Repubblica ha combinato un sacco di guai, nel ruolo di regista del (futuro) presidente della Repubblica non ne azzecca una nemmeno per sbaglio.
Tu chiamale, se vuoi maledizioni: tutto quello che tocca diventa flop. L’ultima sua carta per il Quirinale, Pier Carlo Padoan, che aveva imposto a Renzi come ministro dell’Economia e che coltivava come successore, quasi fosse un germoglio prezioso, è andato a schiantarsi sulla polemica del decreto fiscale presentato in Consiglio dei ministri il 24 dicembre e ritirato da Renzi per il sospetto che potesse favorire Berlusconi.
Delle due l’una: o Padoan non sapeva nulla e dunque è un po’ troppo disattento, o sapeva tutto e allora è un pavido che ha paura della sua ombra. In entrambi i casi non certo uno a cui affidare le sorti del Paese.
LA LISTA DEI CADUTI
Ma il buon Padoan è soltanto l’ultima vittima del Napolitan-iettatore, presidente sterminatore di candidati al Quirinale. Prima di lui, infatti, è toccato a tutti gli altri preferiti di Re Giorgio: 1) al ministro della Difesa Roberta Pnotti, che appariva una soluzione rosa sufficientemente anonima, finché non è stata tirata giù dallo scandalo sul volo di Stato Roma-Genova e dalla palese incapacità mostrata nel gestire il caso marò;
2) al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che grondava bonomia da tutte le coop, prima di essere travolto dal ciclo- ne mafia capitale;
3) ad Anna Finocchiaro, pezzo grosso dell’ex partito comunista, una che piace alla gente che piace, ma che alla fine viene sempre infilzata a suon di fo- to dell’Ikea (con scorta a portare il carrello);
4) al professor Sabino Cassese, che Re Giorgio volle come saggio al Colle per preparargli la strada, ma che poi è finito nel dimenticatoio a tal punto che ora è costretto al mesto rito dell’auto- promozione a mezzo stampa.
IL PREFERITO
E soprattutto 5) è toccato a Giuliano Amato, il vero preferito di Napolitano, quello su cui puntava davvero come suo successore. Del resto il Dottor Sottile, uno abituato a frugare di notte nei conti correnti degli italiani, uno che ha tagliato le pensioni agli italiani salvo garantirsi una pensione d’oro da 31mila euro al mese, non è forse il candidato ideale per continuare la leggenda nera del Colle? Purtroppo Berlusconi ha fatto il suo nome, e come sempre accade in questi casi, chi esce troppo presto allo scoperto finisce bruciato. Almeno lo speriamo con tutte le nostre forze.
Ma pare che il presidente della Repubblica non sia propenso ad arrendersi. Del resto, che voglia mettere becco nella prossima elezione quirinalizia è evidente: in qualche modo lo ha dichiarato lui stesso, nel messaggio di fine anno, rivolgendosi diretta- mente al suo successore, in un ideale e piuttosto inconsueto passaggio di consegne. È chiaro che a Re Giorgio non dispiacerebbe continua- re a esercitare la sua influenza sulle stanze del Quirinale, distribuendo indicazioni e suggerimenti.
RE MIDA AL ROVESCIO
Per questo si dà un gran daffare per sponsorizzare ora questo ora quello, nella speranza che dalla lotteria emerga il nome di qualcuno sufficientemente disponibile a recepire i suoi messaggi. Il problema, però, per il momento più che politico è scaramantico: appena si profila una figura gradita al Colle, quella fini- sce di filato nel frullatore. Invitabilmente. È come se il capo dello Stato fosse un Re Mida al contrario: tutto quello che tocca perde valore. Si atodistrugge.
PIERO FA GLI SCONGIURI
Dicono che l’ultimo pallino di Napolitano sia l’attuale sindaco di Torino e presidente dell’Anci, Piero Fassino. Uomo storico della sinistra, ma non estremista, persona perbene, mai con la bava alla bocca, un tipo da cerimoniale, di tradizione sabauda e dunque forgiato nel rispetto delle istituzioni, qualche ambizione un po’ spericolata nella finanza rossa («Abbiamo una banca...»), ma tutto sommato peccati leggeri come il suo peso forma rispetto a un qualsiasi Prodi: in effetti potrebbe avere delle chance. Il Colle lo sceglierà davvero come delfino prediletto? Per ora è solo una voce, si capisce. Ma, considerati i precedenti, pare che Fassino non abbia voluto perdere tempo. Si prepara alla corsa al Colle? No, fa gli scongiuri.
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