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Enrico Franceschini per “la Repubblica”
l orrida cartolina di natale di blair
Tony Blair scende in campo contro il Labour. Precisiamo: l’ex-premier britannico non cambia partito e nemmeno linea. Si limita a criticare come “troppo radicali” le posizioni assunte dal suo erede Ed Miliband alla guida della sinistra britannica.
Intervistato dall’ Economist su come andranno le elezioni politiche in programma fra quattro mesi esatti nel Regno Unito, Blair risponde: «Potrebbero diventare un voto in cui un tradizionale partito di sinistra compete con un tradizionale partito di destra, con un risultato tradizionale ».
E quale sarebbe, gli chiede il settimanale, il risultato “tradizionale”? «La vittoria della destra», cioè dei conservatori, che in effetti hanno governato per la maggior parte del tempo nel dopoguerra, replica Blair.
Il periodo più lungo in cui i progressisti sono rimasti al potere nel Regno Unito ha coinciso con la svolta impressa al Labour proprio da Blair, che lo ribattezzò “New” Labour e gli impresse una linea riformista, grazie alla quale si è affermato come l’unico leader laburista eletto tre volte consecutive primo ministro nella storia del suo paese.
Costretto a dimettersi per fare posto al suo vice Gordon Brown in una disputa interna al partito, in parte originata dalla sua posizione a favore della guerra in Iraq, Blair ha quindi assistito con sconforto al ritorno a Downing street dei conservatori con David Cameron cinque anni or sono e ora teme che il Labour subisca un’altra sconfitta alle elezioni del maggio prossimo. «Io sono ancora profondamente New Labour, mentre vedo che Miliband è per un Labour vecchio stile», dice l’ex-primo ministro all’Economist, ammonendo che il suo partito, se si sposta troppo a sinistra, finirà per perdere una seconda volta.
I titoli dei giornali inglesi sul suo monito a Miliband hanno spinto Blair a precisare e in parte smentire simili dichiarazioni. «Le mie parole sono state fraintese », ha detto alla Bbc. «Non sono contro Miliband e penso che il Labour possa vincere». Ma non è la prima volta che circolano indiscrezioni sulle sue accuse a Miliband di avere ridato ai laburisti un’immagine più tradizionale, troppo anti-business, troppo socialismo vecchio stampo. E Blair non smentisce la sostanza del proprio ragionamento: si vince conquistando il centro dell’elettorato. Un centro che il Labour di Miliband, a suo parere, rischia di perdere.
david cameron alla conferenza tory di birmingham
A rispondergli a nome di Miliband è il vice dell’attuale leader laburista, Ed Balls, sostenendo che l’accusa è falsa: «Non è vero che ci siamo radicalizzati, rappresentiamo le forze della moderazione e dell’equilibrio», ribatte il numero due del Labour. Ma sembra innegabile che il partito resti spaccato oggi come era ieri tra un’ala più riformista, che faceva riferimento a Blair, e una più radicale, che faceva riferimento al suo avversario e successore nel Labour, Gordon Brown, di cui sia Miliband che Balls erano stretti collaboratori.
Secondo le previsioni del Financial Times e del Guardian, tuttavia, le elezioni di maggio si profilano come le più incerte dell’era recente. Si prevede un’ascesa di consensi per i nazionalisti scozzesi e i populisti dell’Ukip, a danno di laburisti e conservatori.
E’ altamente probabile che nessuno dei due maggiori partiti raggiungerà da solo la maggioranza assoluta. Per governare dovranno formare coalizioni, e la più accreditata al momento è un’alleanza tra Labour, nazionalisti scozzesi e liberaldemocratici (questi ultimi al governo con i conservatori nell’odierno esecutivo). Ma un’altra ipotesi è che Labour e Tories formino una “grande coalizione” alla tedesca per escludere scozzesi e Ukip dal governo.
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