DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Aline Arlettaz per “la Stampa” (traduzione Carla Reschia)
Calais è una città del Nord della Francia, sulla Manica. Proprio davanti all’Inghilterra, che si può raggiungere dal mare o, ancora più rapidamente, attraverso il tunnel. Oltre duemila immigrati clandestini si trovano lì in questo momento, pronti a tutto per raggiungere il loro Eldorado. Spesso a rischio della loro stessa vita.
Come quelli che ogni giorno si nascondono all’interno dei camion e trattengono il più possibile il respiro, infilando la testa in un sacchetto di plastica, così che i poliziotti francesi addetti a controlli sistematici, non possano rilevare la CO2 del loro respiro, un modo per capire se nei Tir si nascondano clandestini. Si stima che una trentina di loro, ogni notte, riescano a raggiungere l’Inghilterra.
A Sangatte, vicino a Calais, esisteva un centro per questi sans-papier. La sua chiusura nel 2002, per decisione di Nicolas Sarkozy, non ha fatto altro che spostare il problema dei migranti. Da qualche mese il loro numero si è moltiplicato. Prima si trattava soprattutto di ragazzi e giovani tra i 16 e i 35 anni.
Un anno più tardi si è registrato un afflusso di donne, spesso con i loro bambini. La composizione di questa popolazione cambia a seconda dei conflitti in corso nel mondo. Adesso ci sono siriani, eritrei, etiopi, sudanesi ed egiziani. Trovano rifugio in baracche e campi insalubri, tra le diverse comunità scoppiano delle risse e gli abitanti sono esasperati.
Il Comune, la polizia e le associazioni sono disarmati. Il sindaco di Calais, Natacha Bouchart, dell’Ump (centrodestra), dice di comprendere la rivolta dei cittadini che ogni giorno sopportano i vagabondaggi di questi stranieri. Sa molto bene chi si avvantaggia di questa situazione: il Fronte Nazionale.
Quindici giorni fa, Marine Le Pen si è fatta vedere a Calais. Come aveva fatto nel marzo 2011 a Lampedusa, dove era andata incontro ai migranti. All’epoca aveva dichiarato: «Io, se ascoltassi solo il mio cuore, certo vi offrirei di salire sulla mia barca, solo che la mia barca è troppo fragile e se vi prendo a bordo colerà a picco e noi annegheremo insieme... L’Europa non è più in grado di accogliere tutti questi clandestini». A Calais, ha denunciato l’immigrazione clandestina.
La signora sindaco dunque deve prendere urgentemente provvedimenti. In primo luogo, trovare un luogo aperto di giorno dove i migranti possano farsi una doccia in condizioni decenti. Perché ormai si tratta di un problema sanitario. David Lacour, direttore di un centro d’accoglienza per donne e bambini a Calais, spiega che da un mese e mezzo le docce della struttura non funzionano più e che c’è solo una doccia mobile.
È catastrofico, aggiunge, pensare che il Paese dei diritti umani lasci incancrenire così una situazione. Allo stato delle cose questi immigrati si lavano usando le manichette d’acqua dei pompieri o approfittano delle toilette dei bar.
Ma da qualche giorno, ci sono dei baristi che rifiutano l’accesso ai loro locali. Invocando l’igiene o per paura delle risse o anche, spiegano, per via dell’eccessivo consumo di alcol. Ed ecco che s’immischiano dei gruppuscoli d’estrema destra. Il 7 settembre scorso la prefettura ha autorizzato una manifestazione dell’associazione «Salviamo Calais».
Davanti al municipio, una formazione, peraltro ufficialmente sciolta dal ministero dell’Interno, ne ha approfittato per tenere un incontro. E che incontro! Il suo leader, Yvan Benedetti, ha incitato la popolazione di Calais, tra cui si trovavano dei giovani tatuati con simboli delle SS, ad attaccare i migranti. E ci sono stati degli incitamenti all’odio.
Come uscire da una simile situazione? La settimana scorsa il sindaco di Calais è andata a Londra per allertare i parlamentari britannici e chiedere aiuto. L’accoglienza è stata piuttosto glaciale. Gli onorevoli le hanno detto che stava a lei, in quanto sindaco, risolvere il problema e spetta alla Francia controllare le frontiere.
NAUFRAGIO DI MIGRANTI A LAMPEDUSA
Mercoledì, il ministro dell’Interno francese, socialista, che sollecitava anche lui la collaborazione della polizia inglese, ha ricevuto un cortese ma fermo rifiuto dal suo omologo britannico. Lo stallo è totale. In effetti, a Calais come a Lampedusa, occorrerebbe una politica dell’immigrazione europea. Che al momento non esiste. Intanto gli immigrati continuano ad arrivare. Sempre con il sogno di attraversare la Manica.
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