DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Federica Venni per la Repubblica - Estratti
«Mi pagate lo stipendio, potrò almeno offrire».
Bar di fronte alla Stazione Centrale di Milano, caffè volante prima di partire. Destinazione: pranzo elettorale. Mezzo di trasporto: Bla Bla Carl di Calenda, il format del leader di Azione che, tra una tappa e l’altra del suo tour a caccia di voti, offre passaggi a chi vuole imbarcarsi per fare due chiacchiere con lui.
«Incredibile, manco a farlo apposta parcheggiato fuori dal mio hotel c’è il pulmino di Renzi». Ironia della sorte, la stessa che ha scelto i nomi dei suoi passeggeri: Emma e Matteo, come gli avversari di Stati Uniti d’Europa. Diciannove anni lei, ventitré lui, Emma, ambiziosa aspirante diplomatica o ministra, è una fan sfegatata.
Matteo, ingegnere col piglio dello startupper, un più sobrio ma convinto simpatizzante. La prima domanda di Emma è secca: «Perché ti sei candidato se poi in Europa non ci vai?». Lui risponde come ha cambiato idea, passando dal proporre a tutti i leader di non farlo, al correre come capolista in quasi tutte le circoscrizioni: «Ho deciso dopo Meloni e gli altri, per trainare la lista e farla conoscere, indicando di dare la preferenza non a me ma al resto dei candidati».
Su Renzi che promette di lasciare il Senato per Bruxelles non punta un euro: «Ne ha dette tante…». Mentre scommette assai sullo sbarramento: «Non ho dubbi, lo passiamo, la media dei sondaggi ci dà al 3,9 per cento». Emma vuole sapere quali sono i suoi rapporti, ora, con Renzi: «Matteo è stato un bravo presidente del Consiglio », ma «i sei mesi di convivenza nel Terzo Polo dopo le elezioni sono stati la mia peggiore esperienza professionale».
L’auto fa una sosta a Parma dove c’è l’ex sindaco grillino Pizzarotti ora candidato con Azione. C’è la visita al Teatro Farnese, tappa di un percorso culturale che per Calenda lega l’Italia all’Europa. La guida fa fatica a parlare perché lui è un fiume in piena: appassionato di Rinascimento le sa tutte.
«Eri un secchione a scuola?».
Ride: «Pessimo studente, mi hanno pure bocciato».
(...)
Il libro di Salvini non lo ha letto perché «mi offende solo il fatto che Salvini abbia scritto un libro». Su quello del generale Vannacci un tentativo invece lo ha fatto, anche se «ho mollato a pagina 7». Poi c’è il momento playlist. Tra Springsteen e i Dire Straits spunta Roberto Murolo.
Arrivati a Maranello Calenda non può non raccontare ai ragazzi del suo vecchio lavoro alla Ferrari. Poi c’è la presentazione di alcuni candidati e si pranza.
Emma è felice di aver conosciuto il suo beniamino e non riesce a trovargli difetti. Anzi, uno sì: «È un po’ logorroico», ride. Ma a «Carlo» lei perdona questo e altro.
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