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1. IL MINISTRO: «NESSUNA INTERFERENZA, PRONTA A RIFERIRE ALLE CAMERE»
Donatella Stasio per Sole 24 Ore
«Niente da nascondere» è il mantra che ripetono al ministero della Giustizia nel giorno più lungo di Annamaria Cancellieri, scandito dalle richieste di dimissioni dei parlamentari M5S e Lega e da quelle di chiarimento di Pd, Sel e Scelta civica. D'altra parte, le parole del Procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli dopo le indiscrezioni sull'interessamento del Guardasigilli per la detenuta Giulia Maria Ligresti danno ragione al ministro.
«à arbitraria e destituita di ogni fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura» scrive Caselli insieme ai pm Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, ricostruendo tempi e modalità della scarcerazione in modo tale da escludere un nesso causale tra l'interessamento del ministro (il 17 agosto) e la concessione dei domiciliari (il 28 agosto).
Quella nota è accolta a via Arenula come una boccata d'ossigeno in una giornata «amara»; la conferma che il ministro «non ha fatto niente di male» perché «non c'è stata alcuna richiesta di attivazione ma solo di attenzione per una vicenda umana», giustificata dalle precarie condizioni di salute di Giulia e, quindi, dal rischio di atti estremi, compreso il suicidio.
Resta tuttavia aperto un altro fronte, non meno delicato, quello dell'opportunità di un interessamento ad personam, posto che migliaia di detenuti sono in condizioni psicofisiche borderline e nessuno può avere come sponsor un ministro. Ma in serata, la Cancellieri risponderà di essersi «comportata allo stesso modo quando sono pervenute al mio ufficio segnalazioni, da chiunque inoltrate, che manifestassero preoccupazioni circa le condizioni sullo stato psicofisico di persone in stato di detenzione».
La giornata era cominciata con un incontro al Quirinale, nel quale il ministro aveva illustrato al Capo dello Stato le misure contro il sovraffollamento carcerario in vista del viaggio del 4 e 5 novembre a Strasburgo, per rassicurare il Consiglio d'Europa e la Corte dei diritti sull'attivismo dell'Italia. Il caso-Ligresti non sarebbe stato neanche sfiorato. E del resto la Cancellieri non ne parla fino a sera, quando decide di inviare una lettera ai capigruppo di Camera e Senato nella quale, oltre a dare la sua disponibilità a riferire in Parlamento per tutti i chiarimenti necessari, ricostruisce il senso del suo interessamento.
Rivendica di aver prestato attenzione, fin dal suo insediamento, alle carceri e alle condizioni di vita dei detenuti, spesso causa di «scelte estreme». Precisa di essere venuta a conoscenza «per via diretta» delle condizioni psicofisiche di Giulia Ligresti, cioè direttamente dallo zio, Antonino Ligresti, suo amico di vecchia data (da lui le era arrivata la segnalazione dei disturbi anoressici della donna, che rifiutava il cibo).
«Era mio dovere - scrive il ministro - trasferire questa notizia agli organi competenti dell'Amministrazione penitenziaria per invitarli a porre in essere gli interventi tesi ad impedire eventuali gesti autolesivi». E infatti, i due vicecapi del Dap Luigi Pagano e Francesco Casini (ai quali Cancellieri telefonò il 17 agosto) confermano di aver ricevuto solo una richiesta di «attenzione, non di attivazione», in considerazione delle precarie condizioni di salute di Giulia.
Segnalazioni analoghe arrivano «a migliaia», al Dap, che non sempre riesce a darvi seguito ma che qualche volta riesce a evitare il peggio. A questo proposito, la Cancellieri rivendica di essersi attivata in molte altre situazioni borderline. «Intervenire è compito del ministro della Giustizia.
Non farlo sarebbe colpevole e si configurerebbe come una grave omissione» scrive, escludendo qualunque «interferenza con le decisioni degli organi giudiziari» perché, puntualizza, nelle sue comunicazioni al Dap «non vi è stato nel modo più assoluto, come ampiamente dimostrato, alcun riferimento a possibili iniziative finalizzate all'eventuale scarcerazione della Ligresti». La giornata si chiude così e da via Arenula trapela solo «tanta amarezza».
2. MA DAVVERO CANCELLIERI Ã ANCORA LÃ?
Giglioli per http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/11/01/ma-davvero-cancellieri-e-ancora-li/
Ma l'avete letta l'autodifesa surreale del ministro Cancellieri? Una manciata di righe in cui non si capisce se sono di più le bugie o le omissioni.
Tra queste ultime, è evidente, il fatto di essere da molti anni amica di famiglia del miliardario pregiudicato e plurindagato Ligresti, nonché di avere avuto il figlio a libro paga (e che paga!) dal medesimo.
Così come quella frase che rivela tutta la complicità tra potenti - «qualsiasi cosa io possa fare conta su di me» - e che testimonia una volta di più come questo Paese si divida in due: chi conosce qualcuno e chi non conosce nessuno.
Ma quello che è ancora più incredibile è la faccia tosta nel sostenere di essersi comportata nello stesso modo per tutti i detenuti che nelle carceri compiono atti di autolesionismo o si suicidano: centinaia se non migliaia i primi, che non vengono nemmeno censiti; più di 40 i secondi solo quest'anno, e mancano ancora due mesi alla fine del 2013.
Ancora più grottesco è cercare di far passare la propria azione ad personam come un dovere («non intervenire sarebbe colpevole»), nella convinzione evidente che gli italiani siano tutti idioti con l'anello al naso, che non capiscono la differenza tra un dovere - che per definizione è erga omnes - e un privilegio, che è solo verso l'amico di famiglia, il miliardario potente, il proprietario di mass media.
E poi:« Non c'è stata alcuna interferenza con gli organi giudiziari», dice il ministro.
Vedremo, si spera che un'inchiesta lo stabilisca, però curiosamente Giulia Ligresti pochi giorni dopo l'intervento di Cancellieri è uscita di galera (al contrario di altri per cui il ministro non si è attivata).
E comunque - se pure fosse vero - sarebbe del tutto ininfluente nel giudizio sul comportamento del ministro: se anche il suo intervento fosse stato finalizzato a dare alla figlia di Ligresti una branda più comoda o una cella più ampia delle altre detenute - quelle figlie di un dio minore - già questo sarebbe abbastanza per far tracimare lo schifo. Il solo tentativo di privilegiare un detenuto sugli altri è di per sé più che sufficiente, per uno che fa il ministro della Giustizia, per togliere il disturbo.
Non è che Cancellieri oggi dovrebbe dimettersi: si doveva dimettere già ieri, un minuto dopo che era uscita la verità sul suo comportamento familistico. Qualunque cosa con questo abbia ottenuto.
Ha preferito aggiungere al suo pessimo agire una nota piena di omissioni e bugie, prendendoci per i fondelli.
Pronto Letta? Renzi? Gli altri? Ci siete? Dite qualcosa?
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