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Massimiliano Peggio per "La Stampa"
Hanno scosso i piani alti della procura torinese le accuse mosse dagli uffici del ministero della Giustizia sulla «correttezza» delle indagini sul caso Fonsai-Ligresti, che hanno coinvolto il ministro Annamaria Cancellieri, finita nell'occhio del ciclone per le telefonate con Antonino Ligresti.
Scontro di diritto: sulle procedure da seguire per «incriminare» un membro del Governo, su come interpretare la norma del Codice Penale che punisce chi «fornisce informazioni false» al pubblico ministero, in relazione alle funzioni ministeriali delle Cancellieri e sulla competenza territoriale dei tribunali chiamati a decidere sul caso.
Alle accuse, riportate ieri sulle pagine della Stampa, ha risposto il procuratore generale Marcello Maddalena. «L'intera vicenda - dice - è stata trattata dai magistrati torinesi con il massimo scrupolo e la più puntigliosa osservanza di tutta la normativa vigente». E aggiunge: «Ovviamente non è questa la sede per entrare nei dettagli, ma alcune asserzioni, riportate nell'articolo, se realmente e da chiunque formulate, appaiono francamente incredibili e stupefacenti anche sotto il profilo della conoscenza della normativa processuale penale».
In questo clima, nelle prossime ore, i pm torinesi decideranno se iscrivere nel registro degli indagati il ministro della Giustizia, con l'ipotesi di «false informazioni al pubblico ministero» oppure trasferire il fascicolo alla procura di Roma, per competenza territoriale. Tra oggi e domani è previsto un vertice tra il procuratore capo Gian Carlo Caselli e i suoi collaboratori del pool «crimini economici», il procuratore aggiunto Vittorio Nessi e il pm Marco Gianoglio, i due magistrati che da mesi stanno coordinando le indagini su Fonsai e sulle attività illecite della famiglia Ligresti.
All'ordine del giorno l'analisi degli elementi raccolti finora dalla Finanza nell'ultima fase d'indagine, in cui sono emersi contatti telefonici e sms, «non intercettati» tra Antonino Ligresti, il marito del ministro Sebastiano Peluso, e la stessa Cancellieri. Tra questi contatti, il più delicato della vicenda, è quello avvenuto il 21 agosto scorso, poche ore prima dell'incontro del 22 tra il pm Nessi e Annamaria Cancellieri.
Sentita a verbale sulla telefonata «amichevole» con Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, e sulle segnalazioni ricevute dai familiari sui problemi di salute della figlia del patron di Fonsai, Giulia, il Guardasigilli ha fatto precise dichiarazioni. Nel ricostruire i contatti con i Ligresti, non ha citato la conversazione del giorno precedente con Antonino, di cui il magistrato non era ancora a conoscenza. La telefonata è emersa nelle settimane scorse, quando i finanzieri hanno analizzato i tabulati telefonici delle persone coinvolte nell'inchiesta.
E qui entrano in gioco i profili giuridici. Nel dare quelle riposte il ministro stava svolgendo le sue funzioni? No, secondo la tesi ricorrente che emerge a Torino. Quindi il tribunale dei Ministri, invocato dagli uffici del Ministero della Giustizia, non avrebbe competenza in merito. La competenza spetterebbe al tribunale ordinario, perché il reato si è consumato a Roma. E questo sì, negli uffici del ministero.
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