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1 - ROBERTO FICO: IL FEDELISSIMO DI CASALEGGIO
Emiliano Liuzzi per il "Fatto quotidiano"
Prima candidato alla presidenza della Regione Campania, poi sfidante di Luigi De Magistris alle comunali di Napoli del 2011, Roberto Fico è considerato un volto storico del Movimento 5 stelle: fedelissimo di Grillo fin dal 2005, quando ancora esistevano solo le liste civiche a 5 stelle e soprattutto legato a Gianroberto Casaleggio. Da sempre. Ai tempi del caso Tavolazzi prima e Favia poi, non esitò un attimo a schierarsi con la linea dei capi.
Trentotto anni, occhi scuri e viso da attore mediterraneo, bello e impossibile (la fidanzata lo segue come un'ombra) nel curriculum ha una laurea da 110 e lode in Scienze della comunicazione all'Università di Trieste, un anno di studio a Helsinki e un master al Politecnico di Palermo.
E poi diversi lavori alle spalle: prima responsabile della comunicazione di un'azienda di Roma, è stato poi per due anni redattore di una casa editrice, fino a quando, nel 2009, ha deciso di aprire un bed & breakfast. La sua avventura politica con Beppe Grillo inizia prestissimo, nel 2005, quando fonda il primissimo meet up partenopeo. Da allora, da quei primi incontri organizzati nei pub e nei bar di Napoli, è un impegno continuo, una battaglia dopo l'altra per otto anni.
Le elezioni regionali (39349 voti, pari all'1,3%) e poi comunali (6441 voti, ossia 1,4%) vanno male, ma lui non molla. Alle Parlamentarie arriva capolista nella circoscrizione di Napoli, con scia di polemiche su presunte irregolarità nella domanda di partecipazione e sull'elezione della sua compagna, Yvonne De Rosa, arrivata prima nella circoscrizione europea (in seguito ha rinunciato ala corsa per il Parlamento).
Qualcuno, malizioso, dice che i due si sorreggano a vicenda all'interno del Movimento, lei più attenta ai rapporti con l'esterno, lui invece molto concentrato sull'interpretare il Casaleggio pensiero. Se dovessimo dividere i 5 stelle in due gruppi virtuali, i fedelissimi sempre e comunque da quelli molto più autonomi rispetto alle guide ufficiali, sicuramente Fico verrebbe segnato con i primi.
A febbraio, per Fico, arriva il grande salto in Parlamento. Che, negli ambienti napoletani, non ha stupito nessuno. Qualcuno lo ha soprannominato appunto "il figlioccio di Grillo e Casaleggio", sempre vicino ai leader, pronto ad appoggiarli anche quando le strategie delle espulsioni seminavano il malcontento nelle file degli attivisti.
"Grillo è una persona con la quale sto condividendo un percorso importantissimo della mia vita e a cui voglio bene", dice nelle rare occasioni in cui decide di parlare ai giornalisti. Allergico, come gli altri 5 stelle, all'appellativo di onorevole, non gli piace nemmeno l'idea di essere considerato un politico. "Mi piace invece quella di essere un libero cittadino, che si impegna all'interno delle istituzioni per un periodo di tempo limitato, con lo scopo di tramutare le idee per il bene comune in un reale e tangibile cambiamento". Il suo.
2 - LUIS ALBERTO ORELLANA: IL VENEZUELANO ANTI-PRIVILEGI
Emiliano Liuzzi per il "Fatto quotidiano"
Figlio di madre italiana e padre sudamericano, Luis Alberto Orellana, 51 anni, è originario del Venezuela, dove è rimasto fino a 13 anni, per poi trasferirsi a Pavia insieme alla famiglia. Laureato in Informatica, per un anno ha lavorato come cooperante a Nairobi in Kenya, e poi in giro per il mondo, tra Guatemala, Colombia, Brasile e Argentina. Oggi si occupa del settore commerciale della Italtel, azienda di telecomunicazioni, per la quale gestisce e assiste i clienti italiani.
Sposato, con due figli adolescenti, si avvicina alla politica nel 2009, iscrivendosi al meet up di Pavia e partecipando alla fondazione del Movimento 5 stelle. à uno degli ultimi arrivati rispetto alla truppa dei neoeletti, ma non per questo poco convinto del verbo di Grillo e Casaleggio. Non è Fico, che della coppia è considerato come un figlio, ma è comunque persona in linea con il programma. La linea "ufficiale", per intendersi.
Appena entra nel Movimento diventa anche promotore della legge di iniziativa popolare denominata "Zero privilegi", per la riduzione dei costi della politica lombarda, e poi referente nella sua zona per il referendum contro il nucleare e per l'acqua pubblica.
Prima di arrivare al Senato, si era già candidato alle comunali di Pavia del 2009, e l'anno dopo alle regionali lombarde, senza però riuscire a conquistare un seggio. Un risultato che l'aveva lasciato con l'amaro in bocca, ma non è mai stato sul punto di mollare. Anzi. Ha continuato le sue battaglie in strada, nei banchetti organizzati.
A Palazzo Madama, Orellana promette un impegno a tempo determinato. "La attività politica deve essere limitata in un preciso periodo per evitare che, con il tempo, si creino situazioni di baronato e di dominio incontrastato nella vita politica. Occorre rifondare la democrazia italiana che deve riprendere e mantenere saldi i principi costituzionali anche se in buona parte disattesi".
Una linea, questa, sulla quale il Movimento, ai tempi di Tavolazzi e Favia, i dissidenti emiliano romagnoli, poi espulsi da Grillo, aveva rischiato di spaccarsi. La sua linea lo ha premiato e alla fine per lui si sono aperte le porte del Senato. "Sono stato premiato dalla coerenza e dal fatto che non ho mai smesso di credere nei punti del programma. Se io e gli altri avessimo avuto tentennamenti oggi non saremmo qui a celebrare un passaggio storico", dice.
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