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Pasquale Napolitano per il Giornale
C'è una trattativa parallela, di natura politica, che il ministro della Giustizia Andrea Orlando tiene in piedi con il segretario del Pd Matteo Renzi sul testo finale del decreto legislativo per la riforma del processo penale. L'offerta è allettante: una norma «salva Tiziano Renzi» per blindare la ricandidatura in Parlamento del Guardasigilli e rinegoziare gli equilibri nel partito. Il dibattito sul provvedimento, che dovrà riformare il sistema della giustizia penale in Italia, quindi piomba in casa Pd.
E lo scontro non investe la parte, più spinosa, del decreto sulla stretta all'uso delle intercettazioni, su cui il Guardasigilli si dichiara pronto a valutare eventuali modifiche, ma un altro aspetto della riforma: la norma che vieta il ricorso al trojan, potentissimo strumento informatico di investigazione, nelle indagini per il reato di corruzione.
TIZIANO RENZI ALLA FESTA DELL UNITA DI RIGNANO -3
C'è da fare un passo indietro: il trojan è stato usato dai magistrati della Procura di Napoli per spiare l'imprenditore Alfredo Romeo ma soprattutto per raccogliere prove a carico del padre dell'ex premier, indagato per il reato di traffico di influenze illecite, nell'inchiesta Consip. Un'inchiesta su un presunto giro di corruzione, partita da Napoli e poi trasferita a Roma dopo il coinvolgimento di alcuni vertici dell'Arma dei carabinieri e del ministro dello Sport Luca Lotti.
Se l'impianto del decreto sarà confermato, per Babbo Renzi varrà il principio generale giuridico del favor rei: una nuova legge penale, più favorevole all'imputato, ha efficacia retroattiva. E, dunque, Renzi senior potrebbe beneficiare della norma anti-trojan nell'indagine (Consip) per corruzione, spazzando via la prova madre su cui si poggia l'accusa dei magistrati napoletani. Fin qui, l'aspetto giudiziario: Orlando ha tempo fino al 3 novembre per presentare in Consiglio dei ministri il testo definitivo del decreto. Meno di due mesi per intavolare una trattativa con il segretario del Pd Renzi.
Sul piatto c'è il comma che potrebbe alleggerire, di molto, la posizione giudiziaria del padre di Renzi in una fase politica cruciale. Con una campagna elettorale alle porte, il leader dei dem neutralizzerebbe una possibile offensiva mediatica sul caso Consip. In cambio, il ministro della Giustizia chiede un riconoscimento politico forte della sua componente: una trattativa difficile, delicata, che si sviluppa tra via Arenula e il Nazareno.
Non è un caso che, nelle ultime settimane, i rapporti tra Orlando e Renzi si siano ammorbiditi. C'è in ballo non solo la ricandidatura del ministro Orlando, che statuto alla mano è fuori per via della regola che impone ai deputati democratici il limite dei tre mandati, ma anche la riconferma del gruppo di fedelissimi del Guardasigilli che Renzi punta a escludere dalle liste. E il decreto diventa, dunque, l'arma nelle mani degli avversari del rottamatore per ottenere posti blindati nelle future liste del Pd. Una strada per rallentare, insomma, la normalizzazione renziana del partito.
Il segnale di una trattativa in corso giunge dagli Stati Uniti dove il ministro della Giustizia è in vacanza: Orlando prende tempo, lasciando intravedere cambiamenti nel testo definitivo. Una mossa per tenere Renzi sulle spine e piegarlo alle sue condizioni.
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