DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Michele Ainis per il “Corriere della Sera”
Caso De Luca? No, caos De Luca. Era stato sospeso di diritto; adesso, di rovescio, il tribunale di Napoli ha sospeso la sospensione. Ma la sospensiva è a sua volta in sospeso, perché lo stesso tribunale ha deciso di decidere fra un paio di settimane. La Consulta, invece, deciderà in ottobre: anche l’urgenza va in vacanza.
Mentre il Tar non avrà più nulla da decidere, giacché la Cassazione ha confiscato le sue vecchie competenze sulla legge Severino, attribuendole al giudice ordinario. Non del tutto, però: due giorni fa il Tar della Campania ha deciso sul ricorso di alcuni consiglieri regionali, circa gli effetti della legge Severino.
Diciamolo: ci siamo persi. Per orientarci in questo labirinto, servirebbe l’aiuto di Minosse. Troppe categorie giuridiche cucite sul corpaccione dei politici: ineleggibili, incompatibili, incandidabili, impresentabili. Troppe norme ballerine: per ministri e parlamentari, semaforo rosso dopo una sentenza definitiva di condanna; per sindaci e presidenti di Regione, dopo una sentenza non definitiva. Insomma troppe leggi, troppi verdetti contrastanti.
E troppi giudici parlanti, come no. Gabriele Cioffi, il presidente del tribunale che ha sentenziato sul ricorso di De Luca inaudita altera parte, ha fatto udire alle parti (e ai partiti) la sua voce: nell’occasione il presidente del Consiglio sarebbe stato «disinvolto», quel suo decreto una fonte di «discredito», addirittura di «pericolo» per le istituzioni. Come se la logorrea giudiziaria non fosse altrettanto perniciosa.
Claudio Scajola e Paola Severino
Ma almeno in questo caso Renzi non ha colpe. Lui ha applicato la legge, anche se quella legge è una follia. Perché ti consente di presentarti alle elezioni, quindi anche di vincerle. Ma non ti consente poi di governare. Sarebbe come dire all’Inter: gioca, però se vinci non vale. E il pubblico pagante? In questa gara, sugli spalti, c’erano 5 milioni d’elettori campani. Senza l’insediamento della Giunta, avrebbero dovuto ripetere la loro esperienza elettorale. Magari per ripeterla di nuovo, se De Luca avesse rivinto le elezioni. Una buona ragione per lasciarlo al proprio posto?
VINCENZO DE LUCA - MATTEO RENZI
Diciamo che è un’ottima ragione per cambiare quelle norme strampalate. O per annullarle con l’ennesima sentenza, stavolta del tribunale costituzionale. Noi, nel frattempo, sospendiamo ogni pronostico sul prossimo episodio di questa giostra giudiziaria. Tanto ormai ci abbiamo fatto il callo: nel Limbo del diritto, viviamo «tra color che son sospesi» .
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