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Daniele Autieri per "La Repubblica"
Chiunque sia il futuro sindaco di Roma deve sapere che, dal giorno del suo insediamento, avrà pochi mesi per evitare il dissesto del Comune. Il Campidoglio si avvia a chiudere il 2013 con uno sbilancio di parte corrente, ossia un disavanzo tra spese e entrate, di quasi 200 milioni.
Un'ipotesi che secondo le disposizioni attualmente vigenti renderebbe obbligatorio, almeno in teoria, dichiarare fallimento per il Comune e portare i libri in tribunale, aprendo la strada al commissariamento. Tutto questo significa dimenticare le promesse facili: rimettere a posto in conti in tutta fretta, cioè entro l'anno, equivarrà inevitabilmente a tagliare le spese oppure aumentare ulteriormente le tasse.
A svelare l'entità del deficit reale del Campidoglio, il convitato di pietra evocato da tutti i candidati sindaco durante questa campagna elettorale, è l'agenzia di rating Fitch che ha fatto le pulci ai conti del Comune arrivando a un dato finale: nel 2013 a fronte di 4.750 milioni di spese, le entrare si fermeranno a 4.560 milioni.
A commento, richiamando il rapporto del 2012 'Roma schiacciata tra l'austerità e la pressione dei costi', l'analista di Fitch Raffaele Carnevale spiega: «La prevedibile revisione al ribasso dei trasferimenti regionali, dopo il taglio di oltre 100 milioni nel 2012 di quelli relativi al trasporto pubblico locale, nonché la crescita della spesa comunale per gli interessi e per i contributi Atac allo scopo di riequilibrarne il bilancio nel 2014, dovrebbero tradursi in un deficit per le casse del Comune di Roma».
E aggiunge: «il persistere delle difficoltà politiche che hanno ritardato a novembre scorso l'approvazione del bilancio di previsione 2012, ha orientato l'amministrazione a non approvare ancora il bilancio di previsione 2013 ritardando le misure correttive per il biennio 2013-2015».
Oltre al deficit, che richiederà misure urgenti e che obbligherà il futuro sindaco a interventi impopolari, c'è un interrogativo che in questi mesi i candidati hanno più volte posto ad Alemanno: a quanto ammonta il debito del Campidoglio? La risposta del sindaco uscente è stata sempre la stessa: il debito del Comune, ereditato dalle giunte precedenti, è stato trasferito nel 2008 alla Gestione Commissariale e in questi anni è stato ridotto da circa 12 a 9,4 miliardi. In realtà , indipendentemente dal macigno del pregresso, dal 2008 ad oggi il Comune di Roma ha generato nuovo debito.
Sempre Fitch, nelle sue analisi sui conti della Capitale evidenzia che al 31 dicembre 2008, quindi dopo l'elezione di Alemanno, è stato prodotto oltre 1 miliardo di nuovi debiti (1.028 milioni).
Nel 2009 il Comune si è indebitato per altri 137 milioni, 122 nel 2010, 313 nel 2011, 255 nel 2012 e, secondo le previsioni, 250 a fine 2013. Gran parte di questo debito è costituito da mutui a lungo termine contratti con la Cassa Depositi e Prestiti, ma non tutto grava ancora sulle spalle del Comune. Tra il 2009 e il 2010 il Campidoglio riesce infatti a dirottare parte del nuovo debito prodotto alla Gestione Commissariale; si parla di circa 600 milioni.
Un'operazione fondamentale per abbassare lo stock del nuovo debito prodotto da Alemanno che tra il 31 dicembre 2009 e il 31 dicembre 2010 passa da 1,1 miliardi a 605 milioni per poi ricominciare a crescere fino agli 1,2 miliardi previsti per fine 2013. Intanto fonti interne alle banche tesoriere del Campidoglio rivelano che il Comune non ha fatto richiesta di accedere ad anticipazioni sui crediti ma ha stretto molto la cinghia verso i creditori riducendo al massimo i pagamenti.
La liquidità rimane un problema. Dice l'analista di Fitch: «Nel corso del 2012 la liquidità comunale ha beneficiato dei versamenti effettuati dalla Gestione Commissariale. Tale flusso ha in parte compensato i ritardi dei trasferimenti della Regione Lazio che deve al Comune circa 1 miliardo di euro».
«In definitiva - conclude Fitch - la liquidità di Roma potrebbe assottigliarsi considerevolmente nei prossimi mesi a meno di misure correttive del disavanzo operativo».Di fronte a questa situazione si aggiunge la crescita della spesa corrente che, a detta dell'agenzia di rating, dovrebbe passare dai 4,5 miliardi del 2011-2012 a 5 miliardi nel 2014.Spesa in aumento, ma soprattutto un disavanzo di 200 milioni da coprire al più presto e un nuovo debito di oltre 1 miliardo con il quale convivere.
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