IL DESTINO DELL'UCRAINA SI DECIDE TRA WASHINGTON E MOSCA: LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È…
DAGONOTA
consiglio cooperazione Golfo Ccg
Il Qatar oggi avrebbe respinto le richieste di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto etc . Il ministro degli esteri del Qatar ha anticipato a Roma le decisioni dell'Emiro Tamim bin Hamad al Thani.
L'ultimatum è stato spostato di due giorni, ma l'Arabia Saudita, si dice nelle cancellerie occidentali, vuole convocare anche il Consiglio di Cooperazione del Golfo per chiedere l'espulsione del Qatar. Kuwait e Oman sarebbero perplessi.
1. ULTIMATUM SLITTA DI DUE GIORNI
Da Ansa
IL RE DELL ARABIA SAUDITA CON TAMIM AL THANI EMIRO DEL QATAR
Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrain hanno fatto slittare di 48 ore il termine fissato perché il Qatar accetti le 13 richieste formulate dagli stati del Golfo, tra cui la chiusura di al Jazira. Lo scrive la Bbc. L'iniziale scadenza era stata fissata a ieri.
Il Qatar, che respinge le accuse mossegli, tra cui quella di finanziamento del terrorismo, ha detto che avrebbe inviato una risposta formale al Kuwait con la sua risposta. Ma sabato a Roma il ministro degli esteri di Doha Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani aveva preannunciato il no alle richieste degli Stati del Golfo. Nella giornata di oggi, scrive la Bbc, il ministro andrà in Kuwait per consegnare la risposta.
2. VERTICE AL CAIRO
Una ministeriale esteri dei quattro paesi che stanno boicottando il Qatar si svolgerà dopodomani al Cairo "per esaminare gli ultimi sviluppi dei rapporti" con Doha. Lo annuncia l'agenzia Mena citando il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abou Zeid.
La "riunione quadripartita" dei capi della diplomazia di Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Bahrain "si inserisce nel quadro del coordinamento e delle concertazioni fra i quattro paesi per esaminare le misure future per trattare con il Qatar e per scambiare i punti di vista sulle comunicazioni internazionali e regionali a questo proposito", scrive la Mena.
3. TRUMP PREOCCUPATO
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato nelle scorse ore, separatamente, con il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud, il principe Mohamed bin Zayed Al Nahyan di Abu Dhabi e l'emiro del Qatar Tamin bin Hamad Al Thani, sottolineando le sue preoccupazioni per le tensioni in corso tra i Qatar e alcuni dei paesi suoi vicini, fa sapere la Casa Bianca in una nota.
L'inquilino della Casa Bianca ha ribadito l'importanza di fermare i finanziamenti a terroristi e di screditare l'ideologia estremista, lanciando quindi un appello all'unità nella regione, "cruciale", ha detto, "per raggiungere gli obiettivi posti dal summit di Riad per la lotta al terrorismo e la promozione della stabilità regionale".
4. MA DOHA NON MOLLA
Giordano Stabile per la Stampa
L'ultimatum scade oggi e l' unica cosa sicura è che il Qatar lo respingerà. Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrein hanno alzato l' asticella e ora dovranno trovare misure ancora più dure per costringere l' emiro Tamim bin Hamad al-Thani alla resa. Un suo ritratto, un po' stile Warhol, realizzato da un artista locale, è oramai onnipresente a Doha, dalle facciate dei grattacieli alle magliette indossate dalla gente nelle strade. Il simbolo della «resistenza».
La risposta del ministro degli Esteri Mohammed bin Abdulrahman al-Thani alle tredici richieste degli ex alleati è stata netta. «La lista è stata fatta per essere respinta». Come dire «sono loro che vogliono la guerra». Al Qatar viene chiesto di fermare i finanziamenti ai gruppi terroristici, compresi quelli legati ai Fratelli musulmani, come Hamas, rompere le relazioni con l' Iran e soprattutto di chiudere Al-Jazeera e rispedire a casa le migliaia di soldati turchi di base vicino alla capitale.
ERDOGAN TAMIM AL THANI EMIRO QATAR
I primi due aspetti possono essere presi in considerazione, ma l' emiro è inamovibile sulla tv fondata dal padre Hamad e sull' alleanza con il presidente Recep Tayyip Erdogan. L' emirato ha retto finora l' embargo. Frutta, carne, altri alimenti arrivano dalla Turchia, dall' Iran, dall' Oman. L' impatto sulla Borsa è stato duro all' inizio ma è in parte riassorbito, con un perdita dell' 11 per cento in un mese, perché Doha ha riserve valutarie pari al 250 per cento del Pil e può resistere mesi.
L' opzione militare non è ancora sul tavolo. C' è il veto degli Stati Uniti, che vicino a Doha hanno una base con 14 mila uomini e il comando per il Medio Oriente, il Centcom. Ci sono poi dai 2 a 3 mila soldati turchi, in rapido aumento, a fare da scudo. Le forze saudite sono impelagate nel Nord dello Yemen, quelle emiratine vicino ad Aden e il restante non è sufficiente. Dovrebbe intervenire l' Egitto, in modo massiccio.
Soltanto il Bahrein, con il suo ministro degli Esteri Khalid bin Ahmad al-Khalifa, ha chiesto l' intervento armato. Manama è furiosa perché i servizi egiziani hanno fornito prove che il Qatar appoggia segretamente i ribelli sciiti che vogliono cacciare la casa regnante sunnita. Gli Emirati spingono per sanzioni «più dure». Un misura sanguinosa potrebbe essere l' ordine alle banche del Golfo di ritirare i depositi e i prestiti interbancari dal Qatar. Un' altra il bando a tutti gli investimenti nell' Emirato.
Un passo ancora più estremo sarebbe l' espulsione del Qatar dal Consiglio per la cooperazione nel Golfo, conosciuto con l' acronimo inglese Gcc, fondato nel 1981 per creare un bastione sunnita contro la Repubblica islamica sciita dell' Iran. Ora il Gcc è spaccato, con Arabia, Emirati, Bahrein da una parte, il Qatar dall' altra, e Kuwait e Oman su posizioni neutrali, ma in realtà simpatizzanti per il Qatar.
«I l Gcc è nato per contrastare le minacce esterne - ha ribattuto il ministro degli Esteri qatarino. Se la minaccia arriva dall' interno viene meno la stessa sostenibilità dell' organizzazione». Cioè salta il bastione anti-Iran. Quello che temono a Washington. Gli altri a preoccuparsi sono gli europei. Mettere in ginocchio il Qatar significa creare un' onda di crisi. L' emirato ha quote strategiche, tanto per dire, nel gruppo automobilistico Psa, in Volkswagen, in Bnp Paribas e in mezza City di Londra .
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