DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Francesco Olivo per la Stampa
Se tribunali e polizia non scalfiscono l' onda indipendentista, le banche in fuga fanno davvero paura. I grandi istituti scappano letteralmente dalla Catalogna, spostando la sede altrove, alla vigilia dalla dichiarazione di indipendenza. Il commissario Ue all' Economia, Pierre Moscovici d' altronde era stato chiaro: «Una nuova repubblica sarebbe fuori dall' Unione europea.
Conosciamo un solo membro: la Spagna». Parole chiare, molto apprezzate a Madrid, che aprono scenari spaventosi per l' economia dell' ipotetica nuova nazione, fuori dall' euro e alle prese con un debito pubblico da negoziare con uno Stato, la Spagna, che non farà sconti. Mentre il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettinger non usa mezzi termini: «C' è il rischio di una guerra civile».
I titoli del Banco Sabadell e della Caixa avevano perso quota nei giorni scorsi, l' aria che tirava era pesante. Così hanno annunciato, con una certa fretta, il cambio di sede. Il Sabadell si sposta ad Alicante, nella Comunità valenciana, mentre la Caixa deciderà oggi la nuova sede, con tutta probabilità nelle isole Baleari. Il motivo: evitare la fuga di capitali, che già si intravedeva e rassicurare gli azionisti. I due grandi istituti avevano già espresso dubbi sull' avventura secessionista, anche durante la campagna elettorale di due anni fa. Una «strategia della paura», secondo gli indipendentisti che non aveva impedito di conquistare la maggioranza in parlamento. La fuga di Sabadell e Caixa è pane per i denti del governo spagnolo che, non a caso, prepara un decreto che facilita l' esodo dalla Catalogna delle aziende in caso di secessione.
Pierre Moscovici and Marie Charline Pacquot article A D E DC x
Ponti d' oro per togliere consenso all' indipendenza. A Barcellona e dintorni sono tantissime le aziende straniere, le quali cominciano ad agitarsi. Secondo il «der Spiegel», le imprese tedesche, Seat, Bayer, Siemens e Basf, starebbero pensando di andarsene in caso di secessione.
Altro fronte in bilico in questi giorni instabili è il turismo.
Barcellona, dopo aver battuto tutti i primati di visitatori stranieri, comincia a soffrire un calo improvviso. L' allarme l' hanno dato le associazioni degli albergatori che parlano di perdite del 10% di turisti, pari a 72.000 persone al giorno. Molto risalto, sulle televisioni spagnole, anche a un annuncio della compagnia American Airlines: «Cambiate destinazione senza costi aggiuntivi». Sono solo dei segnali: la città resta strapiena di visitatori, le manifestazioni non sono mai state violente e il clima di preoccupazione non contagia le comitive che affollano il centro.
Il governo catalano prova a calmare le acque: «Sono soltanto ipotesi che peraltro si rincorrono da anni», dice il vicepresidente e responsabile dell' economia, Oriol Junqueras «in questi anni c' è stato il record storico di investimenti stranieri». L' ala sinistra della coalizione ne approfitta per dichiarare: «Le banche ci boicottano, è ora di creare un istituto pubblico catalano».
Ma i guai in casa indipendentista arrivano anche dal fronte legale. Il Tribunale costituzionale, grazie a un ricorso del Partito socialista catalano, ha sospeso la seduta di lunedì nella quale sarebbe stata approvata la dichiarazione unilaterale di indipendenza.
Una mossa a sorpresa che costringe la presidente della Camera Forcadell all' ennesima forzatura del regolamento. Ma tra i deputati della maggioranza si ritiene che alla fine l' ostacolo verrà superato. Più difficile sarà trattenere le banche.
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