1. AL CAVALIERE MANCA LA “VOCE POTENTE, ADATTA PER IL VAFFANCULO”, ED È PER QUESTO MOTIVO CHE SI E’ MESSO AL FIANCO FRANCESCA PASCALE E GIOVANNINO TOTI 2. L’EX DI TELECAFONE È SERVITA A LIBERARE L’EX SULTANO DI HARDCORE DA UNO STUOLO DI RAGAZZE (E DI PAPPONI COCATI) ASSETATE DI SOLDI E FAVORI, COL PALLINO DEI RICATTI 3. L’ORSACCHIOTI TOTI È SERVITO INVECE A LICENZIARE DENIS VERDINI E LA PITONESSA SANTADECHÈ, IL CUI PRESSING PERSONALE NEGLI ULTIMI MESI SI ERA FATTO ASFISSIANTE 4. SARÀ TOTI A CONSEGNARE LE LETTERE DI LICENZIAMENTO AI FALCHI E A RIALLACCIARE I RAPPORTI CON ALFANO & SCHIFANI, CHE IN FONDO NON VEDONO L’ORA DI TORNARE A CASA. O QUANTO MENO DI ALLEARSI CON FORZA ITALIA ALLE PROSSIME POLITICHE 5. È CHIARO CHE TOTI NON SARÀ L’ANTI-RENZI. BASTA UN “FORZA ITALIA PER BERLUSCONI” E IL GIOCO È FATTO. SENZA NEPPURE AVERE BISOGNO DI SCOMODARE MARINA

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DAGOREPORT

Al Cavaliere manca la "voce potente, adatta per il vaffanculo", come cantava De Andrè nella ‘Domenica delle salme'. Però poi, alla fine, con i tempi che si devono concedere a un uomo che marcia verso l'ottantina, le decisioni le prende. E si libera delle persone con le quali si sente soffocare. Ecco perché adesso ha scelto Giovanni Toti: ha bisogno di qualcuno che faccia lo stesso lavoro che ha fatto Francesca Pascale nella sua vita privata. Un lavoro che si riassume in una semplice parola: pulizia.

A parte Urbano Cairo, che si vanta di essere stato licenziato da Mondadori vent'anni fa, si sa che Silvio Berlusconi non ama far fuori i collaboratori. Negli ultimi anni, meno che mai. "Non riesce a licenziare nessuno, e neppure a mandare qualcuno a quel paese, anche quando gliela fanno grossa", racconta chi conosce bene le dinamiche della corte di Arcore.

Ed è per questo motivo che ha messo la propria vita privata nelle mani della giovane fidanzata napoletana e sta per affidare Forza Italia a un "esterno" del quale si fida cecamente perché può vantare le credenziali di Gianni Letta e Fedele Confalonieri, due che non tradiscono e non ricattano.

Franceschina è servita a liberare il Cavaliere da uno stuolo di ragazze assetate di soldi e favori. Da quando c'è lei al suo fianco, si è interrotto il flusso incontrollato e incontrollabile di pulzelle che lo chiamavano sul cellulare a qualunque ora del giorno e della notte. E soprattutto, anche grazie ai giudici (ma questo Berlusconi non l'ammetterà mai), sono spariti dalle ville del Banana i procacciatori di divertimenti assortiti. Il loro rapporto, al di là delle foto zuccherose per i settimanali, è tutto qui: lei ha messo ordine nella sua vita di tutti i giorni e lui, in cambio, la tratta come una regina.

Lo stesso vale per il nuovo, vecchio, partito. Raccontano che Berlusconi, fino all'ultimo, anche dopo che gli hanno causato una scissione, non se l'è sentita di licenziare Denis Verdini e Daniela Santanchè, il cui pressing personale negli ultimi mesi si era fatto asfissiante. Non gli viene proprio. E allora ecco di nuovo lo schema Pascale, con la ricerca della ramazza. Che in questo caso, trattandosi di politica e non di bunga bunga, ha il volto pacioso e i toni rassicuranti di Toti, il direttore del Tg4 che ha fatto dimenticare Emilio Fede e farà dimenticare anche Verdini e la pitonessa. Sarà Toti a consegnare le lettere di licenziamento ai falchi e a riallacciare i rapporti con Angelino Alfano e Renato Schifani, che in fondo non vedono l'ora di tornare a casa. O quanto meno di allearsi con Forza Italia alle prossime politiche.

E a proposito di politiche, è chiaro che Toti non sarà l'anti-Renzi perché questo è un onore che toccherà a Berlusconi stesso. Decadenza e ineleggibilità a parte, il Cavaliere piazzerà il suo cognome sulle schede elettorali (basta un "Forza Italia per Berlusconi" e il gioco è fatto) senza neppure avere bisogno di scomodare una delle figlie.

Quanto alla legge elettorale, in attesa che escano le motivazioni della sentenza con cui la Consulta ha stroncato il Porcellum, Berlusconi preferisce nettamente il Mattarellum rivisitato, ma è comunque ansioso di trovare un accordo con Renzi. E' solo preoccupato dal sospetto che la data del 27 gennaio per l'approvazione alla Camera per la legge sia un po' tardiva. Ma anche qui, visto che le principali resistenze arriveranno da Alfano, giocare la carta Toti potrebbe essere vincente.

 

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