MEGLIO FROCI CHE FASCISTI! IL CAV METTE DA PARTE BARZELLETTE E IRONIE E SI RISCOPRE GAY FRIENDLY PER CAMBIARE VERSO ALLA DESTRA - LUXURIA AVEVA GIÀ INTUITO L’AFFINITÀ ELETTIVA 8 ANNI FA: ‘’SILVIO È COME ME, SI METTE I TACCHI E SI TRUCCA”

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Mattia Feltri per “la Stampa

 

berlusconi trans berlusconi trans

Vladimir Luxuria aveva individuato l’affinità elettiva già otto anni fa: «Silvio è come me, si mette i tacchi e si trucca». E però l’ingresso in Parlamento dell’onorevole Guadagno - in ostentato ricorso del centrodestra al rigore dell’anagrafe - avrebbe tirato fuori a qualcuno, in quel 2006, gli istinti fuggenti: Alessandra Mussolini, in conclusione di un’esuberante puntata di Porta a Porta, disse a Luxuria che è sempre meglio «fascisti che froci»; e all’incidente sommo si è assistito poco dopo alla Camera, quando la berlusconiana Elisabetta Gardini incrociò la transgender dentro al bagno delle donne.

 

Ora, a beneficio del lettore, e se non sono sorte nel frattempo novità ulteriori, Vladimir nasce maschio ma si sente femmina e da tale si veste. Quale bagno dovesse usare è forse un dilemma, ma non per la Gardini, così certa che dovesse usare l’altro da strillare tanta indignazione che sfiorò lo sturbo. «Mi sono sentita stuprata», disse con un senso della misura non del tutto condiviso dal resto del pianeta.

 

berlusconi trans  berlusconi trans

Ma gli episodi servono soprattutto per misurare i lunghi, complicati e ondivaghi rapporti fra il mondo omosessuale e quello di Berlusconi che pure, in consiglio regionale lombardo, già nel 1995 riconosceva «il problema delle unioni civili», un passo di «comprensione e tolleranza anche per i gay». 
 

Il guaio è che il grande capo di Arcore aveva inaugurato il repertorio - non sterminato ma implacabile - di battute e barzellette. Ne produceva sul gay malato di Aids cui il medico prescriveva sabbiature: «Non guarisce ma si abitua...». Sulle sue emerse tendenze omosessuali: «Sono lesbica!». Sull’ampiezza di vedute: «Sono a favore degli omosessuali anche perché così c’è in giro meno competizione». Sul personale ordine di valori: «Sempre meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay».

 

berlusconi luxuria nozze matrimonio gayberlusconi luxuria nozze matrimonio gay

Un ragguardevole compendio di umorismo post-grappa che non ha contribuito alla fama dell’uomo, uno convinto - come ampiamente dimostrato dalla biografia - che in camera da letto si fa ciò che pare, e tutto il resto è noia. E però il titolo di omofobo ben gli sta: ancora nel 2013, per raccattare il raccattabile in campagna elettorale, attribuì a Forza Italia l’esclusivo merito della mancata introduzione in Italia di misure barbariche tipo i matrimoni gay.

 

Il perenne equivoco fra la definizione «matrimonio gay» e «unione civile» ora consente a Berlusconi di sostenere l’inamovibilità dei suoi convincimenti, ma lo sveglio Vladimir l’altro sera a cena gliel’ha detto: «Presidente, capisco le sue remore a chiamarlo matrimonio...». Chiamalo come vuoi, è sempre quella roba lì.
 

vladimir luxuria selfie berlusconi pascalevladimir luxuria selfie berlusconi pascale

Poi contano un pochino anche i compagni di viaggio, compresi quelli innalzati alle cattedre del liberalismo, per esempio Gianfranco Fini che ancora nel 2005, a chi gli chiedeva se confermasse la repulsione per i maestri gay, ha risposto: «Non ho cambiato idea». Era difficile augurarsi un elevazione del dibattito se quelle peste di Umberto Bossi lo ricacciava regolarmente in fiaschetteria: «È meglio che uno si faccia le donne della sinistra che i culattoni». Un termine - «culattoni» - già speso da Mirko Tremaglia («Povera Europa, i culattoni sono in maggioranza») con infinito scandalo globale e con Vittorio Sgarbi vanamente impegnato a nobilitare la disputa: «Dicevano “culattone” anche Céline e Joyce!».

 

GASPARRI SELFIE CON ELISABETTA GARDINI GASPARRI SELFIE CON ELISABETTA GARDINI

Era il 2006 ed era successo che Rocco Buttiglione aveva subito un pretestuoso e perciò sgradevolissimo processo europeo da cui era uscito colpevole di omofobia, e dunque non ammesso alla guida della commissione Giustizia, e nonostante una spiegazione filosoficamente impeccabile: «Come cattolico considero l’omosessualità un peccato, ma non un crimine. La mia è una posizione morale che non incide sui diritti che devono essere riconosciuti a tutti».

 

In quel florilegio di pensiero elementare espresso in forma gutturale era difficile emergesse la tendenza liberale - con gli anni molto marginalizzata - rappresentata per esempio da Giancarlo Galan, al quale, per trovare un episodio fra numerosi, nel 2007 toccò informare Berlusconi che «i gay non stanno tutti a sinistra. Farò sapere a Silvio che qui nel Veneto molti sono stati i gay che hanno votato per me, e ci sono i gay anche nella Casa delle Libertà e chiedono diritti».

alessandra mussolini contro la censura al parlamento europeoalessandra mussolini contro la censura al parlamento europeo

 

E invece no, prevalevano le finezze alla Roberto Menia (un altro che con Fini avrebbe lanciato la destra fashion di Futuro e Libertà), che dopo l’incidente di Luxuria in bagno aveva protestato col presidente della Camera, Fausto Bertinotti, dall’alto della seguente argomentazione: «Se io venissi alla Camera in minigonna ne sarei cacciato». Difficile stupirsi se da quelle parti un po’ di buon senso l’ha portato Francesca Pascale, la ragazza del calippo.

Roberto Menia Roberto Menia