COLPI DI CULO…NA – A BRUXELLES BERLUSCONI SENZA PASSAPORTO NON C’È E LA MERKEL FA LA OLA: ‘CHE FORTUNA, FARSI VEDERE AL SUO FIANCO È DANNOSO PER I LEADER PPE’

Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

«Non sapevo che Berlusconi non avesse più i documenti, lo conoscevo ai tempi in cui aveva il passaporto... ». Jean Claude Juncker si conferma il più sarcastico tra i leader europei. Ma la battuta dell'ex premier lussemburghese riassume perfettamente il sollievo per il mancato arrivo del Cavaliere che si respira al castello di Meise, la residenza alle porte di Bruxelles dove si tengono le riunioni del Partito popolare europeo prima dei summit Ue.

Anche Jyrky Katainen, l'impassibile premier finlandese, ricorre all'ironia: «Berlusconi è sempre stato molto colorito nei nostri incontri, ma sta ai giudici decidere cos'è giusto,
that's life!». È più istituzionale il presidente del Ppe Joseph Daul: «Non è potuto venire perché è stata applicata la legge italiana e io rispetto la giustizia».

Alla riunione Forza Italia è rappresentata da Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue. C'è anche Angelino Alfano, leader dell'Ncd che aspira ad entrare nella famiglia popolare prima delle europee di maggio. Probabilmente ce la farà. Sull'assenza di Berlusconi Tajani e Alfano si dicono dispiaciuti. «Pensavo - spiega il ministro dell'Interno - che in applicazione di Schengen il principio di cittadinanza corrispondesse ai confini europei».

A non essere dispiaciuti erano invece i grandi d'Europa presenti a Meise. A partire dalla Cancelliera Angela Merkel. Non bastano i turbolenti precedenti tra lei e il Cavaliere e l'allergia a chi nel 2011 stava per mandare l'Italia in default e affondare l'Europa. Ora Berlusconi è anche un pregiudicato.

Come da etichetta la Merkel non parla in pubblico dell'ex collega, ma un eurodeputato della Cdu a lei molto vicino racconta del suo sollievo: «Certamente la Cancelliera non sarebbe stata felice di vedere Berlusconi al Ppe». Il parlamentare, che preferisce restare
anonimo, racconta che la Merkel, e non solo lei, farebbe volentieri a meno di avere Forza Italia nella famiglia dei popolari.

Le circostanze rendono però difficile pensare all'espulsione del partito anche se comandato da un condannato ormai percepito come un antieuropeista: il Ppe nei sondaggi è avanti di un soffio sui socialisti (Pse) e se vorrà guidare l'assemblea di Strasburgo ed esprimere il presidente della Commissione Ue si dovrà tenere buono ogni voto.

La decisione del Ppe sul futuro di Fi sarà presa il 27 gennaio. E nel caso in cui Fi dovessere rimanere nel Ppe c'è già un accomodamento per limitare i danni. Racconta ancora il deputato cristianodemocratico che interpreta lo spirito della Cancelliera: «Almeno ora abbiamo la certezza che non dovremo sederci allo stesso tavolo di Berlusconi perché non può espatriare. Una vera fortuna. Per i leader popolari farsi vedere al suo fianco in campagna elettorale sarebbe estremamente dannoso».

Ma le istanze dell'ex premier in Europa vengono portate avanti da Tajani e Alfano. I due hanno mostrato grande sintonia. Per esempio quando Daul ha proposto di lanciare l'idea di una commissione d'inchiesta Ue sulla malagiustizia in paesi in cui gli standard non sono in linea con quelli continentali, come Bulgaria o Slovenia. Al che Tajani ha affermato che anche l'Italia meriterebbe un'inchiesta, se non altro per fare luce «sul ruolo di Magistratura democratica». E Alfano ha commentato: «Sono d'accordo con Antonio».

 

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