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Conchita Sannino per "la Repubblica"
«Lo sapete come sono fatto. In quella telefonata in cui dicevo che me ne sono fatte otto, è ovvio che scherzavo, nessuno potrebbe farlo». Il presidente Silvio Berlusconi, a margine di alcuni incontri a Montecitorio, prova a capovolgere il senso delle imbarazzanti intercettazioni che hanno fatto il giro del mondo. «Altro che fare il premier a tempo perso, solo battute», dice il Cavaliere ad alcune deputate.
Un diversivo forse destinato a chi, anche dalla sua parte, si ostina a consigliargli di chiedere scusa. Ma lui torna a lanciarsi «contro la barbarie delle intercettazioni» avvertendo che andrà avanti sulla legge. E prova a scaricare Valter Lavitola: «Io con questo Lavitola non volevo neanche parlarci».
Chissa se è un caso che in serata proprio il faccendiere Valter, latitante all´estero, si faccia vivo con una nota al vetriolo contro il primo avvocato del premier, il deputato Pdl Niccolò Ghedini. «Dal rapporto con Berlusconi», Ghedini «ha avuto fama, potere e laute parcelle. Io solo guai» attacca Lavitola. Battaglie dichiarate alla corte del premier, mentre da Napoli arriva la notizia attesa da Ghedini.
Secondo round, e definitiva bocciatura del gip per i pm. Il fascicolo sull´estorsione al premier ordita dai Tarantini con Lavitola è ormai in viaggio per Roma. Il gip Amelia Primavera ha infatti respinto anche il ricorso presentato dalla Procura per rivendicare, dopo le nuove attività , la sua competenza territoriale. Per il gip, la «sopravvenuta documentazione» non risolve il problema del luogo «delle dazioni di denaro». Ecco perché Ghedini ha già incontrato il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, consegnandogli anche copia del "memoriale" in cui Berlusconi nega di essere vittima di un ricatto.
Oggi, ultimo banco di prova al Tribunale del Riesame di Napoli, che potrebbe aprire le porte del carcere e destinare ai domiciliari Gianpaolo Tarantini. Il Riesame difficilmente tornerà sulla competenza, anche se in teoria non è impossibile un pronunciamento anche in conflitto con quello del gip.
Poi in serata, ecco la lettera a sorpresa di Lavitola. In cui l´indagato rivendica il suo ruolo nella vicenda della casa di Fini a Montecarlo e attacca Ghedini. «Non so quali danni io abbia fatto, se non aiutare Tarantini ed esporre il petto sulla vicenda "Montecarlo". Ma un capro espiatorio è necessario», scrive. E a Ghedini, che aveva svelato ai pm «Lavitola voleva bastonarmi», replica: «à vero, Ghedini e Letta si opposero alla mia candidatura. La ritenni una vigliaccata, ero "infuriato".
Sarebbe però interessante se spiegassero perché Berlusconi sosteneva la mia candidatura e perché loro posero il veto. Ricordi Ghedini che lui non è Berlusconi e quindi di lui non mi sono mai fidato. Ricordi Ghedini che la diffidenza e la disistima è stata sempre reciproca». Poi, il colpo finale: «Anche Ghedini avrebbe fatto pochi danni. Se solo non si fosse occupato della politica sulla giustizia, il governo avrebbe fatto senz´altro meglio. Quando accettai di aiutare Tarantini, sapevo che era un rischio, e quindi non me ne dolgo. Grazie a Dio Berlusconi sta a Ghedini come l´oceano a una piccola palude».
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