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Filippo Ceccarelli per La Repubblica
È impossibile prevedere a tavolino l' effetto di un film. Ma se qualcuno, lui compreso, pensa che una pellicola su Berlusconi, anche la più aggressiva, possa fargli male, beh, è meglio che ci ripensi con calma, e valuti meglio, e magari si faccia anche venire il dubbio che non sia il contrario e quindi la definitiva glorificazione del personaggio.
Oltretutto insuperabile nella parte, tutta italiana, della vittima. La politica e il potere, come del resto il nome del Grande Incandidabile ritornato sulla scheda elettorale, si pongono sul piano, pure abbastanza imperscrutabile, del consenso: voti, rapporti di forza, impicci, imbrogli passati, presenti e futuri.
Su quello assai più sfuggente e insieme magnetico della popolarità, là dove il comune sentire se ne va a pesca nello stagno ribollente dell' immaginario, ci si prende il lusso di ricordare che nell' agosto del 2016, secondo quanto scritto dal Corriere della Sera, alcuni non meglio identificati rappresentanti dell' Istituto "Sacra Famiglia" di Cesano Boscone, dove nel reparto Alzheimer Berlusconi aveva scontato la pena sostitutiva ai servizi sociali, gli avrebbero chiesto di assumere lui la presidenza del benemerito Istituto, ricevendone in cambio "un piccolo no" e "un grande grazie".
Ora, può darsi che fosse una balla, o magari una boutade, una vanteria, un' esagerazione. Ma appare chiaro che quell' esperienza lì, per giunta messa in scena con il consueto successo di pubblico (mazurka e concerto natalizio, aeroplanino col cucchiaio, gita in pullman a Milanello), più che lavare in superficie l' ex Cavaliere, lo ha come purificato nell' animo agli occhi di tanti.
Non solo, ma la disponibilità con cui lo scorso luglio lui stesso ha accolto Paolo Sorrentino per una "piacevole" colazione lascia intendere che non sia poi così preoccupato: «Gli ho fatto i complimenti per l' Oscar e avendo saputo che aveva chiesto ad alcuni proprietari delle ville di Porto Rotondo se poteva girare qualche scena gli ho detto che non c' era nessuna obiezione da parte mia a portare le sue telecamere ad Arcore o a Villa La Certosa». Per poi aggiungere, a scanso d' equivoci: «Non credo che in un momento di popolarità aumentata nei miei confronti sia conveniente fare un film contro di me».
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Al dunque: non sarà Loro - così si intitola l' ultimo degli 11 o 12 film girati su Berlusconi - a bloccare quella che Fedele Confalonieri, già nel 2001 definì la sua "passeggiata nella storia". Dai duemila biglietti venduti a Copenhagen per assistere alla prima di Berlusconi The Musical alle ammissioni di un artista della satira come Makkox («Mi dicono spesso che quando lo disegno lo faccio diventare simpatico. Ma che ci posso fare? Mi ricorda mio zio») si potrebbero agevolmente documentare i segni di una inedita e imprevedibile indulgenza.
Come minimo.
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Come massimo, a prescindere dall' anagrafe, dagli acciacchi, dai processi e dall' immutato conflitto d' interesse, vale forse la pena di riflettere sulla verosimiglianza della descrizione resa da una delle sue fedeli accompagnatrici, Mariarosaria Rossi, prima allontanata poi parzialmente recuperata: «Lei non ha idea di cosa significhi girare l' Italia con lui.
Ovunque entri, tutti si fermano. Tutti chiedono di poterlo toccare, salutare, ringraziare. Gli danno madonnine, crocifissi, immagini sacre. Le signore anziane ci dicono: "Mi faccia fare un foto con lui, così muoio felice"». Se ne è avuta prova l' altro giorno a Ischia dove, coronato d' innocenza, ha indossato il casco dei pompieri ed è tornato a baciare i bambini.
Si potrà sempre dire, con Longanesi: «La tragedia della commedia nazionale». Ma è la nostra, appunto, e gli italiani apprezzano che egli continui a offrirgli tutti i numeri del repertorio, dalla gloria al divertimento alla pietà, e i registi lo sanno e ci ricascano.
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Dice: ma uscirebbe proprio in campagna elettorale! E pazienza. Non è che Il Caimano di Nanni Moretti, uscito nel marzo 2006, impedì la rimonta e il sostanziale pareggio berlusconiano il mese dopo. Con il dovuto margine d' incertezza - in fondo, è il bello del cinema - Loro potrebbe rivelarsi il monumento che mancava. Sempre Confalonieri, l' anno scorso: «È stato trattato da bauscia e da ganassa, da ribaldo e da ignorante, da paria e da infrequentabile, ma guardatevi intorno, guardate l' Italia, la sua cultura, i suoi tic, il suo costume. Lui ha lasciato il marchio su questo paese. Berlusconi ha vinto».
Walter Siti, più problematico: «È riuscito a diventare più di se stesso facendo dell' Italia la propria scimmia». In ogni caso buona visione.
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