“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Francesco Verderami per il Corriere della Sera
C' è un presidente del Consiglio e c' è chi vorrebbe prenderne il posto.
Così l' agenda di Luigi Di Maio quasi coincide con quella di Paolo Gentiloni, se non fosse che sul red carpet del Festival del Cinema il governo ha preferito sfilare con Maria Elena Boschi.
Nel più classico dei fine settimana da copertine patinate, il dirigente grillino ha deciso di incontrare tante Italie: quella elitaria di Cernobbio, quella mondana di Venezia e quella nazional popolare di Monza.
Il giro tradizionale dei politici che da anni sfruttano la luce riflessa degli economisti, dei cineasti e dei piloti, per Di Maio è una sfida ai pregiudizi esterni e soprattutto interni al Movimento, cresciuto con una visione millenarista e oppositiva al sistema che è stata finora la sua cifra identitaria. Rivoluzionare la rivoluzione non sarà facile: tra i Cinquestelle lo scontro si consumerà il 24 settembre con l' esito della competizione online per il ruolo di candidato premier.
Anche se non è detto che quel giorno finiranno le polemiche. Di certo il viaggio di Di Maio in queste Italie non è solo l' occasione per «spiegare chi siamo a chi ci guarda con ostilità, a chi ci guarda con diffidenza e a chi nemmeno ci guarda». È pure un modo per anticipare la propria linea ai compagni di avventura, se otterrà l' investitura.
E dunque «voler capire e voler farsi capire» è insieme il biglietto da visita con cui si presenterà al forum Ambrosetti e un messaggio al grillismo dei duri e puri, è l' idea del dialogo e al tempo stesso della differenza. Perché al consesso di Cernobbio è intenzionato a dire che sta lì per confrontarsi, ma che per M5S «la politica deve tornare ad acquisire autonomia e indipendenza», deve insomma rompere «l' intreccio» che l' ha portata ad avere un ruolo prima «ancillare» poi addirittura «subalterno» rispetto alle grandi lobby. Di Maio sa che sono concetti già sentiti, anche ai tempi della rottamazione. E il problema non si esaurisce garantendo che «noi non subiremo il fascino dei poteri forti» ma spiegando quale ricetta di rilancio del Paese M5S intende applicare.
DI MAIO DI BATTISTA CANCELLIERI AL FORNO ANTICO SANTA RITA
Per succedere a Gentiloni non potrà proporre la «decrescita felice», proprio ora che il presidente del Consiglio si presenta con numeri economici invidiati da molti suoi predecessori, né basterà insistere sul problema migratorio a fronte dell' azione del governo dentro e fuori i confini nazionali.
Che poi, su questo punto, prima o poi dovrà (e vorrà) far chiarezza anche all' interno del Movimento, se è vero che guarda al lavoro del Viminale non con negatività. E questo giudizio va al di là dei buoni rapporti personali con Marco Minniti. Il tema della linea politica dei Cinquestelle però verrà affrontato quando si sarà conclusa la corsa per il candidato premier, dato che il caleidoscopio di posizioni dei grillini su quasi tutti gli argomenti è il conto che spesso viene presentato a Di Maio nei colloqui riservati.
Sarà una sorta di presa d' atto a cui l' ala movimentista dovrà in una certa misura rassegnarsi: l' assemblearismo non può essere uno strumento di governo. E già lo si vede con l' amministrazione delle città, specie con il disastro romano che accomuna una logica verticistica con una gestione finora fallimentare della Capitale.
E che potrebbe trasformarsi alle Politiche in un pesante handicap per i Cinquestelle.
Fino ad allora il vicepresidente della Camera - insieme ai dubbi dei movimentisti - dovrà superare quelli dei suoi interlocutori, di chi ritiene le sue spalle troppo gracili per sobbarcarsi il peso del Paese, di chi lo giudica unfit per Palazzo Chigi se non altro per assenza di curriculum. Ecco l' altro pregiudizio, al quale Di Maio risponde per un verso sostenendo che «se non ho una storia è per un problema di anagrafe», per l' altro mostrandosi disposto all' apprendistato.
In fondo il viaggio di fine settimana nelle tante Italie serve anche a questo. Servirà a Cernobbio come a Monza, dove per un tifoso della Ferrari come lui c' è un posto speciale: il paddock della Rossa. Se ci andasse, incontrerebbe il «renziano» Sergio Marchionne, roba da copertina patinata.
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Sul palco delle premiazioni, invece, (almeno domani) può salire solo Gentiloni.
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