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Francesco Persili per âDagospia'
Over the (Blue) Moon! Dopo il suicidio Liverpool contro il Crystal Palace, il Manchester City cala il poker contro l'Aston Villa e mette le mani sulla Premier. Doppio Dzeko, Jovetic, e la cavalcata di Yaya Tourè sotto la pioggia. Dominante e imprendibile, il Lebron James del football porta a spasso mezza squadra avversaria e tutti gli appassionati del calcio in un âbox to box' da sinfonia e suggella una notte perfetta: 100esimo gol per i Citizens, miglior attacco d'Inghilterra, e 20esimo per il centrocampista ivoriano. Adesso agli uomini di Pellegrini basterà un punto domenica contro il West Ham per conquistare il titolo.
La partita è stata un monologo City. I Villans decimati dalle assenze hanno provato solo a difendersi. Per quasi 65 minuti ci sono anche riusciti aiutati dal campo inzuppato di pioggia e dall'orgoglio. Dopo le note di Blue Moon parte l'assalto City: Kolarov di potenza, Kompany di testa, Yaya Tourè sotto porta, Silva in diagonale. Mischie davanti alla porta, salvataggi sulla linea e Nasri di poco fuori.
Guzan si esalta, il muro degli uomini di Lambert regge. Nel secondo tempo la musica non sembra cambiare: Dzeko a campo aperto non riesce ad agganciare un pallone che lo avrebbe messo a tu per tu con Guzan, poi ci provano inutilmente Kompany in rovesciata e Kolarov su punizione. Pellegrini, che aveva predicato pazienza, toglie un inutile Milner per Jovetic. Le maglie dei Villans si allargano. Nasri premia l'affondo di Zabaleta che la mette in mezzo forte e tesa. Dzeko sblocca la partita e cambia la storia della Premier più incerta degli ultimi anni.
E pensare che dopo la sconfitta ad Anfield e il pareggio col Sunderland da âTypical City' nessuno era disposto più a scommettere una sterlina sui Citizens. Già fuori dalla Champions e dalla Fa Cup, sconfitta negli scontri diretti col Chelsea e col Liverpool, la squadra dello sceicco sembrava tagliati fuori dalla volatona finale e dannata alle prevedibili ironie sui petroldollari che non fanno la felicità e neanche aiutano a vincere. Ma non è finita finché non è finita e il campionato inglese doveva ancora riservare qualche colpo di scena.
Prima la scivolata di Gerrard contro i Blues, poi la rimonta del Crystal Palace, da 0-3 a 3-3, la âIstanbul' del Liverpool. Per la gioia di Noel Gallagher, fondatore degli Oasis e ultrà del City, che sfotte il capitano dei Reds e di Suarez: «E'stato bello vederli piangere. Non riesco a capire come sia possibile che l'attaccante uruguagio sia stato eletto giocatore dell'anno della Premier: Suarez è un imbroglione!'».
E pensare che c'era un tempo in cui Noel scriveva âDon't look back in anger', se non fosse che oggi all'Etihad vanno forte gli Smiths. âThis charming man', la didascalia tifosa scelta per inneggiare a Manuel Pellegrini. Sarà anche un uomo affascinante, quel tecnico cileno laureato in Ingegneria ma finora ha vinto solo in Sudamerica. In Europa è conosciuto grazie alle polemiche sulle simpatie familiari per il regime di Pinochet e per essere un perdente di successo: âzeru tituli' per lui. Una semifinale di Champions con il Villareal, un flop galactico col Real e poi l'anno scorso il quasi miracolo col Malaga.
Con gli scarti delle romane (Julio Baptista, Antunes, Eliseu), mestieranti e riciclati (Demichelis, Toulalan e Santa Cruz), l'eterna incompiuta JoaquÃn e il futuro madridista Isco, l'Ingegnere nei quarti contro il Dortmund è arrivato a quattro giri di lancette dall'epica sportiva. A salvarci dalla melassa della "favola andalusa", poi, ci hanno pensato Reus, Santana e l'arbitro, così nel giro di 4-minuti-4, Malaga è tornata ad essere la città in cui è nato Picasso, un gusto di gelato e "quella casa dal patio antico" solfeggiata da Fred Bongusto: "Ma-la-ga"...
Nessuna notte di grande fiesta in riva al Mediterraneo per l'ingegner Pellegrini che però ora rischia di vincere la Premier al suo primo tentativo. Come Ancelotti, come Mourinho, il suo successore sulla panchina del Real, il suo grande rivale. Da inizio stagione i due non fanno altro che punzecchiarsi. «Gioca a nascondersi per poi prendersi i meriti in caso di vittoria», attacca l'Ingegnere. «Ha tutto: giocatori, allenatori, arbitri», replica lo Special One.
«Mourinho è furbo e il Chelsea è la squadra che ha speso di più», ribatte il tecnico del City. «E' un ingegnere ma ha bisogno di una calcolatrice», artiglia Mou. Oddio, Pellegrini è uno che i calcoli sbaglia. Contro il Bayern Monaco nel girone di Champions sarebbe bastato un altro gol per conquistare il primo posto ma lui si impappina, pensa che ne occorrano due e toglie gli attaccanti. Rimandato o bocciato?
Si possono spendere 850 milioni di euro in 6 anni e restare a bocca asciutta? Pellegrini non si è lasciato travolgere dalle voci di mercato e ha isolato la squadra dalle pressioni proteggendola dalle polemiche anche dopo la notizia della stangata Uefa per violazione del fair play finanziario.
Come un buon padre di famiglia, il tecnico cileno dopo il trionfo coi Villans si coccola Yaya Toure (âè tra i centrocampisti migliori del mondo') e rivendica lo stile del City. «Ci sono tanti modi per vincere un titolo. Sono felice di farlo con un gioco propositivo che ci ha fatto segnare molte reti e ha divertito i tifosi per tutta la stagione. Ora dipende solo da noi, contro il West Ham dobbiamo giocare per vincere».
Nessun paragone col titolo vinto dal 2012 da Mancini all'ultima giornata contro il QPR. «Non ho visto quella partita, era un'altra squadra che giocava in un altro modo. Oggi è tutto diverso». Ma è meglio non abbassare la guardia. La Premier da sempre ha il veleno nella coda: ché non è finita finché non è finita...
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