salvini ursula von der leyen giuseppe conte

LA CHIAVE PER CAPIRE IL BORDELLO DEL MES È UNA, ED È BRUTALE: LE REGOLE EUROPEE SI INTERPRETANO SU UN PIANO POLITICO E SU UN PIANO TECNICO. IL FONDO SALVA-STATI, SE E QUANDO SARÀ ATTIVATO (E PIÙ PER LE BANCHE CHE PER GLI STATI) POTRÀ ESSERE FERRO SE AL GOVERNO C'È QUALCHE SOVRANISTA COME SALVINI, E PIUMA SE C'È UN EURO-CONTE FAN DI URSULA - LA SITUAZIONE POLITICA ED ECONOMICA GLOBALE È DELICATISSIMA: IN GERMANIA BALLA LA GRANDE COALIZIONE, NEL REGNO UNITO SI VOTA E IN FRANCIA DOMANI È SCIOPERO GENERALE. E L'ITALIA…

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DAGONEWS

conte ursula

 

La chiave per capire il bordello del MES è una, ed è brutale: le regole comunitarie, tanto più quelle contenute nel trattato di cui si parla, si interpretano su un piano tecnico e su un piano politico. Non esiste al mondo un apparato simile all'Unione Europea, dove la componente tecnocratica è così forte e in parte slegata da un controllo politico ''di ultima istanza''.

 

Persino negli USA, dove Trump ogni giorno si lamenta del potere del deep state, il Presidente mantiene l'ultima parola su tutto: ha potuto licenziare il capo dell'FBI, cambiare il ministro della Giustizia e far partire una contro-inchiesta sull'inchiesta (il Russiagate) che lo riguardava in prima persona, senza temere (almeno in questi casi) di infrangere i principi della Costituzione.

 

TRIA E MOSCOVICI

Invece nell'attuale assetto dell'Unione Europea, una volta che i governi scelgono i commissari europei, quelli per la durata del loro mandato hanno un potere assoluto sul settore di competenza, se gli Stati membri hanno ceduto la relativa sovranità. Sulle tasse, per esempio, la Commissione ha di fatto zero poteri: al massimo può infliggere sanzioni quando un regime fiscale altera la concorrenza e diventa aiuto di Stato (vedi il caso Apple/Irlanda).

 

Invece per quel che riguarda i bilanci pubblici, partendo da Maastricht e arrivando a Fiscal Compact e pareggio di bilancio in Costituzione, la Commissione ha l'ultima parola. E qui però arriviamo a un'impasse. Perché se è vero che i commissari non rispondono politicamente delle loro scelte (non sono eletti), la politica e il volere dei governi in quel momento entrano in gioco.

 

Lo abbiamo visto quando Germania e Francia hanno sforato i parametri senza subire nessuna procedura d'infrazione; quando l'anno scorso il governo gialloverde è stato costretto a tagliare drasticamente le loro proposte di deficit; quando quest'estate Tria è riuscito a evitare una procedura per debito eccessivo attraverso degli stratagemmi discutibili; infine, in questi giorni: il governo giallo-rosso, avendo il favore della Commissione, ha potuto infilare nella manovra dei numeri totalmente aleatori, come quelli derivanti dal recupero (stimato) dell'evasione, senza che nessuno a Bruxelles facesse chissà che rumore.

 

MASSIMO GARAVAGLIA LAURA CASTELLI

Insomma, come nelle migliori tradizioni, le regole si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici. Il Mes, che essendo solo per la zona euro non fa parte delle istituzioni principali dell'Unione Europea, è stato però costruito in modo da blindarlo totalmente dalle ingerenze degli stati membri, eppure ovviamente opera secondo le politiche che dall'Unione sono state adottate (vedi il richiamo ai parametri di Maastricht, che Prodi e molti come lui ritengono ''stupidi'').  

 

Ecco allora che un governo europeista (e soprattutto le sue banche, perché sono quelle che rischiano di averne bisogno nel futuro prossimo) potrebbe ricevere un aiuto più facilmente rispetto a un governo sovranista. È poco poetico ma comprensibile: perché i paesi dell'Area Euro dovrebbero offrire una scialuppa di salvataggio a un governo che vuole vedere affondare la baracca, cioè la moneta unica? E perché invece non impostare un sistema, vedi la Grecia, che ti rimette in riga con le cattive? In fondo ad Atene, dopo l'intervento lacrime e sangue, non c'è Alba Dorata ma un governo ''istituzionale'' che ha fatto secco pure l'ex pasionario Tsipras.

BORIS JOHNSON DONALD TRUMP

 

È su questo che si spacca la politica italiana. Salvini e Di Maio davvero non ne sapevano una mazza del Mes fino a poche settimane fa, non era un tema che seguivano loro, troppo tecnico. A giugno, nella trattativa con Tria, c'erano Garavaglia per la Lega e Laura Castelli per il M5S. Erano loro che avrebbero dovuto sollevare eccezioni più ''pesanti'' al testo. Invece poi è caduto il governo, l'attenzione si è spostata sul Papeete e Conte, pur essendosi impegnato in Parlamento a non accettare condizioni troppo sfavorevoli all'Italia, sperava che la questione passasse liscia senza trambusto.

 

Anche perché nel frattempo aveva cancellato il discorso in cui si era definito fieramente ''sovranista'' e aveva indossato la pochette europeista, pomiciando con Ursula e con le cancellerie comunitarie. In più, sperava di passare indenne sul tema Mes perché coincide con la famigerata manovra, e ha bisogno di tutta la benevolenza europea possibile.

 

MERKEL E SCHOLZ ANNUNCIANO IL PACCHETTO CLIMA

Invece la faccenda è stata riaccesa dalla Lega che vuole indebolire il premier e soprattutto vuole evitare che un domani (più o meno vicino), un Salvini premier si trovi con il bazookone del Mes puntato alle tempie. Il testo va ammorbidito il più possibile, e lo deve fare questo governo ''amico'' di Bruxelles, così che anche in sede di interpretazione delle regole – che nei trattati internazionali è importantissima – emerga come i lavori preparatori intendessero proteggere pure i paesi spendaccioni e indebitati come il nostro.

 

Che farà la Francia, che domani affronta uno sciopero generale pesantissimo e dove i gilet gialli sono sempre in agguato? Non chiederà il rinvio, ma se sarà l'Italia a proporlo nell'Eurogruppo, appoggerà la proposta.

 

D'altronde siamo in una fase economica delicatissima: la Germania è paralizzata sul piano industriale ma pure politico, con la grande coalizione che rischia di crollare dopo la sconfitta del ministro delle Finanze Scholz all'interno dell'Spd. Il 12 dicembre vota il Regno Unito, con Boris in vantaggio e lo spettro Brexit. Trump continua a fare come gli pare e ha annunciato che la guerra con la Cina potrebbe risolversi anche dopo le elezioni del 2020, quindi tra oltre un anno.

luigi di maio emmanuel macron

 

Questa totale imprevedibilità politica si unisce alle borse globali che secondo gli analisti più pessimisti sono sopravvalutate del 30-35%, la disoccupazione ai minimi e una serie di bolle che non vedono l'ora di scoppiare: gli serve solo la scusa…

 

Ovviamente la faccenda si potrebbe anche sgonfiare: c'è ancora una chance che Boris non vinca, ad esempio con un patto di desistenza tra laburisti e lib-dem, simile a quello già stretto tra Brexit party e Conservatori; Trump trovare un accordo con la Cina o continuare a convincere il mercato che sia dietro l'angolo; l'accordo sul Mes essere rimandato e ritoccato quanto basta per sgonfiare i nemici e placare gli investitori.