
DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO…
CI SONO DUE APPROCCI NEL RAPPORTO TRA ITALIA E STATI UNITI: QUELLO DI ENRICO MATTEI E QUELLO DI ANDREOTTI. GIORGIA MELONI HA SCELTO IL SECONDO – MIRELLA SERRI RIPERCORRE I NUMEROSI MOMENTI DI TENSIONE TRA IL NOSTRO PAESE E LO ZIO SAM: DAL PRIMO COMPUTER DI OLIVETTI FINO ALLA TRAGICA VICENDA DEL PRESIDENTE DELL’ENI, CHE MORÌ DOPO AVER OSATO SFIDARE LE SETTE SORELLE DEL PETROLIO – “ANDREOTTI DICEVA CHE DI FRONTE AGLI ALLEATI NON BISOGNAVA STARE SULL'ATTENTI MA IN POSIZIONE DI RIPOSO. ACCETTANDO LE FEROCI CRITICHE, SENZA RIVENDICARE LA VIA DELLA INDIPENDENZA DALLO ZIO D'AMERICA, MELONI TRASCURA L'ESEMPIO DI MATTEI…”
mirella serri foto di bacco (1)
Estratto dell’articolo di Mirella Serri per “La Stampa”
La guerra dichiarata da Donald Trump sui dazi ha creato una situazione conflittuale tra Italia e Stati Uniti.
Potrebbe sembrare una situazione inedita. Ma fin dagli anni Cinquanta e Sessanta le tensioni tra le due sponde dell'Atlantico furono numerose e al calor bianco.
[…] Enrico Mattei, presidente Eni, […] con il rilancio dell'Agip alla fine della seconda guerra mondiale, diede vita alla prima accesa sfida tra Penisola e States: il segretario di Stato statunitense, Joseph C. Grew, scrisse all'ambasciatore a Roma Alexander C. Kirk di fare attenzione poiché «la partecipazione del governo italiano agli affari petroliferi creerebbe una posizione concorrenziale… svantaggiosa per i consumatori italiani e nociva alle relazioni commerciali italo-americane».
Mattei si scontrò con il cartello delle Sette sorelle che detenevano l'oligopolio degli idrocarburi e le sfidò anche a colpi di cultura: ricorrono adesso i settanta anni dalla fondazione della geniale rivistina Il gatto selvatico, house organ di Eni diretto dal poeta Attilio Bertolucci e a cui collaboravano Leonardo Sciascia, Goffredo Parise, Natalia Ginzburg e Carlo Emilio Gadda.
Poi gli stessi autori, con Pietro Citati, Giorgio Bocca, Umberto Eco e altri, apparvero sulle colonne del bellissimo e graffiante quotidiano Il Giorno, voluto da Mattei. Gli articoli che esaltavano l'indipendenza del Terzo mondo, le sue risorse petrolifere e la cooperazione erano pizzini fastidiosi per gli Stati Uniti: quando Mattei volle far entrare l'Agip nel "Consorzio per l'Iran", ad esempio, la richiesta fu respinta.
La storia dell'industria, della cultura e della politica italiana è dunque anche storia di una sfida continua con l'alleato del quale, come sosteneva Andreotti, «l'Italia aveva bisogno senza alternative». Gli italiani erano dipendenti dallo zio Sam che li teneva a bada opponendosi all'emancipazione dei nipotini.
Mentre Mattei tirava la corda dell'autonomia nel settore idrocarburi c'era chi si applicava al nucleare militare. Anche in questo caso gli americani remavano contro. Nel 1956 Francia, Germania Ovest e Italia si accordarono per produrre armamenti.
Jacques Chaban-Delmas, Franz Joseph Strauss e Paolo Emilio Taviani volevano liberarsi da un esclusivo rapporto con il presidente Eisenhower. La bomba atomica sarebbe stata prodotta a Pierrelatte, in Francia, e le spese sarebbero state divise: il 45 per cento ciascuna Francia e Germania Ovest e il 10 per cento all'Italia.
Taviani, fedelissimo degli statunitensi, cedette alle pressioni. De Gaulle se ne infischiò, col referendum del settembre 1958 puntò sull'atomica solo francese e dimostrò che «ribellarsi era giusto», cosa che gli italiani condivisero nell'ambito della ricerca tecnologica.
Adriano Olivetti e successivamente suo figlio Roberto riposero tutta la loro fiducia in uno strepitoso laureato in ingegneria, l'italo-cinese, Mario Tchou, convocato su suggerimento di Enrico Fermi, per sviluppare il progetto del primo calcolatore elettronico. La visione di Tchou era in anticipo di dieci anni rispetto agli studi di americani e russi, ragion per cui gli Usa spesero milioni di dollari per carpire gli aggiornamenti tecnici.
Il 9 novembre del 1961 Tchou aveva un appuntamento importante a Ivrea, per discutere di una fondamentale miglioria al software dell'Elea 9003 che avrebbe sbaragliato la concorrenza americana. Perì in un incidente d'auto, anche se, come riportò La Stampa, il suo giovane autista, Francesco, era un guidatore esperto.
L'anno dopo fu la volta di Enrico Mattei il quale morì violentemente la sera del 27 ottobre, quando il velivolo con cui stava tornando a Milano da Catania precipitò nelle campagne di Bascapè.
DONALD TRUMP - GIORGIA MELONI - G7 KANANASKIS - CANADA
Anche nel settore della difesa gli italiani cercarono di alzare la testa: vi furono massicci movimenti di piazza che si levarono contro l'ingerenza statunitense. Nell'agosto del 1981 il governo rese noto l'accordo con la Nato per l'installazione degli euromissili nucleari Cruise nella base militare di Comiso. La notizia-bomba dei missili a stelle e strisce fece scoppiare l'indignazione in tutta Europa.
Gli esempi potrebbero continuare, anche se in generale l'Italia, durante tutta l'epoca della Guerra Fredda e poi negli anni successivi al 1989, nella instabile situazione che agitava i confini europei, dai Balcani alla sponda sud del Mediterraneo all'Asia centrale, fu sempre fedele e ligia verso gli Usa e al sistema di alleanze occidentali, svolgendo il suo ruolo di ponte verso i Paesi arabi e impegnandosi per la sicurezza dell'area euro-mediterranea.
MEME SULL INCONTRO TRUMP MELONI - BY FAWOLLO
Oggi il nome di Mattei è in auge: la premier lo ha rilanciato come il patron dell'iniziativa strategica del governo italiano volta a rafforzare la cooperazione con i Paesi africani. Trump, il vicepresidente JD Vance, il segretario alla Difesa Pete Hegseth e tanti altri trumpiani doc hanno chiamato ripetutamente gli europei scrocconi, patetici, cattivoni, sfruttatori. Meloni oggi potrebbe anche ricordare l'esempio, la sfida e l'orgoglio di Mattei.
Andreotti diceva che di fronte agli alleati non bisognava stare sull'attenti ma in posizione di riposo.
Accettando le feroci critiche, senza rivendicare la via della indipendenza dallo zio d'America praticata da tanti volenterosi italiani, Meloni trascura l'esempio di Mattei e si affida in maniera eccessiva al monito andreottiano.
MARIO TCHOU mario
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meloni trump g7 canada
adriano olivetti il visionario di ivrea e la L m sHVM jpeg
Bobi Bazlen, Angela Zucconi, Adriano Olivetti
enrico mattei der spiegel 1958
Enrico Mattei con moglie
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