“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
DONALD TRUMP VS URSULA VON DER LEYEN - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK
IL DATO È TRATTO – TRUMP CHIEDE LE DIMISSIONI DI TRE MEMBRI DEL COMITATO DI CONTROLLO PER LA PRIVACY E LE LIBERTÀ CIVILI (PCLOB). È UNA POTENZIALE BOMBA NUCLEARE NEI RAPPORTI TRA USA E UE, PERCHÉ È QUEL COMITATO CHE PERMETTE AI DATI PERSONALI DEI CITTADINI EUROPEI DI VIAGGIARE VERSO GLI STATI UNITI. SE SALTA L’AUTORITÀ DI CONTROLLO, POTENZIALMENTE L’UNIONE EUROPEA DOVREBBE SOSPENDERE I FORNITORI DI CLOUD STATUNITENSI COME APPLE, GOOGLE, MICROSOFT O AMAZON…
DATI, A RISCHIO I RAPPORTI TRA USA E UE SULLA GESTIONE
Estratto dell’articolo di Barbara Carfagna per “il Sole 24 Ore”
donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 66
Le Big tech con il governo Trump rivestono un ruolo politico […]: ora i grandi marchi che hanno dominato il mercato digitale globale, da Google ad Amazon a Facebook e OpenAI, sono sempre più considerati alla stregua di imprese nazionali, se non vere appendici di una strategia politica centralizzata a Washington. Di conseguenza si riconfigura anche il loro rapporto con l’Unione europea con cui potrebbero ora trovarsi in contrapposizione.
ursula von der leyen e donald trump a davos nel 2020
[…] Oggi la priorità è […] quella di avvantaggiare le imprese americane, favorendo uno sviluppo senza regole a partire dal quale poi rinegoziare i rapporti da una posizione di forza.
Quali rapporti? Tutto sembra possibile. Dati e servizi digitali potrebbero perfino rientrare nella grande partita sui dazi commerciali. I byte immateriali trattati come prodotti alimentari nel contenzioso fra le due sponde dell’atlantico. Ieri, il primo strappo: una delle conseguenze delle impennate del presidente rieletto è infatti lo sgretolamento del Privacy and Civil Liberties Oversight Board (PCLOB), autorità statunitense di tutela dei dati privati.
donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 64
Un organismo che aveva una reputazione tale da spingere le pur sensibili istituzioni europee a delegargli la gestione della normativa sulle informazioni che raccolgono le potenti piattaforme americane nel vecchio continente.
I membri democratici dell’authority Usa, riporta il New York Times, saranno costretti a dimettersi entro venerdì portando il numero dei membri nominati sotto la soglia necessaria per il suo funzionamento.
Le piattaforme digitali usano dati personali rispetto ai quali trova applicazione il GDPR, il Regolamento europeo sulla privacy.
ursula von der leyen e donald trump a davos nel 2020
Gli accordi transatlantici sui dati prevedono che i dati personali dei cittadini europei rientrino nel quadro transatlantico sulla privacy dei dati (TADPF) senza il quale aziende, scuole, organizzazioni e agenzie dovrebbero smettere da subito di utilizzare i fornitori di cloud statunitensi come Apple, Google, Amazon e Microsoft. L’autorità di controllo statunitense per queste leggi è proprio il PCLOB. Cosa accadrà dunque sotto il profilo giuridico?
«L’eventuale revoca delle garanzie al trasferimento dei dati personali da Europa a Stati Uniti non impedirebbe ogni rapporto con gli Usa, lo renderebbe però molto più complicato e darebbe lavoro a noi avvocati» commenta Giusella Finocchiaro, giurista esperta di diritto di internet.
E ancora: «Oltre alla decisione di adeguatezza rappresentata dal TADPF esistono infatti altri strumenti a garanzia dello scambio di dati tra Ue e Usa, come ad esempio il consenso, la sottoscrizione di clausole contrattuali standard tra esportatore e importatore di dati o, all’interno dello stesso gruppo imprenditoriale, le Binding Corporate Rules. Inoltre, codici di condotta e meccanismi di certificazione».
Si complica dunque l’iter burocratico in un clima di già grande insofferenza da parte delle aziende verso le regole europee, frutto di tanto lavoro sui nostri valori.
L’Ue è un bacino di dati a cui le Big Tech non possono permettersi di rinunciare né l’Europa ha tecnologia sufficiente a rendersi autonoma. In questo scenario l’Unione europea sta tutelando i diritti fondamentali nel modo giusto e con strumenti adeguati?
«L’Europa deve tutelare i diritti fondamentali e farlo nel modo più appropriato. Le critiche interne al modo di legiferare in Europa non sono mancate. Basti pensare al rapporto Draghi. Ma in Europa per i cittadini e per le imprese europee bisogna riuscire a coniugare tutela e innovazione», prosegue Finocchiaro. Ora l’attesa è tutta per la risposta europea alle prime sortite e sfide di Trump.
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