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Monica Rubino per “la Repubblica”
Dopo il rinvio da parte della Consulta dell’udienza sull’Italicum prevista per il 4 ottobre, arriva la bocciatura senza mezzi termini da parte dei cinquestelle.
Una virata rispetto a meno di due mesi fa quando, forte della fresca vittoria di Virginia Raggi a Roma, il M5s frenava sulle modifiche alla legge elettorale: "Non è una priorità per il Movimento", aveva detto a fine giugno il deputato e membro del direttorio Luigi Di Maio. E invece oggi - alla luce delle difficoltà incontrate dalla sindaca capitolina - a Montecitorio il M5s ha depositato una mozione che impegna la Camera ad “approvare in tempi rapidi una nuova legge elettorale con formula proporzionale in circoscrizioni medio-piccole e preferenze".
Di fatto è il rilancio del "Democratellum", la proposta di legge elettorale - frutto di una consultazione online a cui hanno partecipato 30mila iscritti ai cinquestelle e depositata nel 2014 - che mira a introdurre un sistema proporzionale corretto con preferenze e un voto di 'penalizzazione' per eliminare dalla lista un candidato, senza alcun premio di maggioranza.
grillo e grillini fuori montecitorio
"L'Italicum va cancellato tout court - affermano i deputati grillini della commissione Affari costituzionali - in quanto non è una legge migliorabile perchè è antidemocratica e incostituzionale. Il governo Renzi sembra composto da un gruppo di dilettanti allo sbaraglio perchè non è stato neanche in grado di scrivere una buona legge elettorale, dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta. Non ci piace l'Italicum, a prescindere dal fatto che possa farci vincere le elezioni o meno, perchè a noi sta di più a cuore l'interesse dei cittadini, che devono essere adeguatamente rappresentati in Parlamento sia alla Camera che al Senato".
La risposta del Pd. "Se il M5s dice no all'Italicum a favore della proporzionale, allora deve accettare le alleanze in Parlamento per dar vita al governo", reagisce il senatore Pd Giorgio Tonini su Twitter. E di rincalzo il collega d'aula e di partito Andrea Marcucci aggiunge: "Tanto rumore per nulla, il M5s vuole ritorno alla Prima Repubblica. Proporzionale e preferenze, alla faccia del nuovo".
a montecitorio per il voto sull italicum
Le mozioni della maggioranza. Nel Pd si sta ragionando sulla possibilità di presentare un proprio testo, anche nella speranza di compattare il partito mandando un segnale alla minoranza. Una riunione del gruppo è fissata per questa sera.
Ap lancia al Pd la proposta di avanzare una mozione unica della maggioranza che, senza entrare nel merito, determini l'impegno a modificare in tempi certi l'Italicum: "Lavoriamo in queste ore per presentare una mozione comune. Se non sarà possibile presenteremo noi un testo", spiega il capogruppo alla Camera Maurizio Lupi.
"Non vogliamo mettere in difficoltà nessuno ma passare dalle parole del premier al lavoro parlamentare", aggiunge Laura Bianconi. Intanto la prima mozione della maggioranza ad essere già pronta è quella firmata da Lorenzo Dellai e Bruno Tabacci di Democrazia solidale-Centro democratico, gruppo parlamentare centrista che annovera 13 deputati.
Il testo, volutamente generico, punta a modificare la legge nel senso di una maggiore rappresentatività senza minare la stabilità. Tra i partiti d'opposizione ieri Sinistra italiana ha presentato la sua mozione che impegna la Camera a modificare l’Italicum sulla base della supposta incostituzionalità di alcuni punti.
Opposizioni su Consulta. Intanto arrivano le prime reazioni delle opposizioni alla decisione della Corte Costituzionale di rinviare il giudizio di legittimità dell'Italicum a dopo il referendum sulla riforma costituzionale.
Il senatore di Forza Italia Altero Matteoli critica la reazione di soddisfazione del premier Matteo Renzi: “Al suo posto io non gioirei – ha detto - la decisione della Corte prova indirettamente che il combinato disposto legge elettorale-riforma costituzionale esiste, eccome. È evidente che la Corte, qualunque fosse stato il giudizio, avrebbe interferito con la campagna referendaria condizionandone l'esito. Continuare a negare questa evidenza, scopre ancor più il fianco di Renzi, in chiara difficoltà".
"La Corte Costituzionale non ha voluto togliere le castagne dal fuoco a Renzi - aggiunge il senatore leghista Roberto Calderoli - e a questo punto i motivi per votare no al referendum restano tutti, anzi si rafforzano, perché resta sul tavolo il pericolo rappresentato dal combinato disposto tra questa legge elettorale e la riforma costituzionale che, in questo modo, ci porterebbero verso una deriva autoritaria, verso un regime a cui i cittadini si opporranno votando per il no". Sulla stessa linea anche Gaetano Quagliariello, senatore di Idea.
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