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SOTTO L'"ALA" DEI PROCESSI - "MATTEO" VERDINI È ASSEDIATA DALLE INCHIESTE: DAL 2010 È STATO ACCUSATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, BANCAROTTA FRAUDOLENTA, TRUFFA AI DANNI DELLO STATO, FATTURE INESISTENTI, FINANZIAMENTO ILLECITO E CORRUZIONE (MANCA SOLO PARCHEGGIO IN DOPPIA FILA)

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F.S. per “la Repubblica”

 

RENZI VERDINIRENZI VERDINI

«Collezionista di processi», lo ha definito qualcuno. In pochi anni Denis Verdini si è trovato assediato dalle inchieste. Dopo la condanna di ieri, altri processi lo attendono. E probabilmente lui, come è suo costume, si presenterà per difendersi.

Nel 2002 fu processato a Firenze per violenza sessuale. Lo accusava una cliente della banca di cui era presidente, il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio.

 

L’onorevole azzurro fu sempre presente in aula, non fece perdere tempo al tribunale, si difese nel merito e fu assolto. Dopo otto anni, nel 2010, è tornato sotto accusa per reati completamente diversi, legati – secondo le accuse – al sistema di potere che aveva fatto crescere intorno a sé: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa ai danni dello Stato, fatture per operazioni inesistenti, finanziamento illecito, corruzione.

 

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Per più di tre anni le accuse contro di lui sono rimaste congelate in attesa della autorizzazione all’uso delle intercettazioni. Il 9 aprile 2014 il Senato ha dato il via libera e da quel momento Verdini ha accumulato cinque rinvii a giudizio. Uno è quello per corruzione nella vicenda della Scuola Marescialli, che ieri gli è costato la prima condanna. A Firenze il senatore è andato a giudizio il 15 luglio 2014 con altre 44 persone. Le accuse: associazione a delinquere, bancarotta per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, truffa per aver percepito illecitamente 12 milioni di contributi per l’editoria, fatture per operazioni inesistenti (tangenti mascherate, secondo le accuse).

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 Il dibattimento è in corso. Verdini sarà interrogato il 12 aprile. Il senatore ha sempre difeso la sua gestione della banca di Campi «che tanto ha favorito lo sviluppo del territorio», attribuendone il commissariamento e il fallimento al «chiasso mediatico pesantissimo, falso ma pesantissimo » seguito all’inchiesta sulla Scuola Marescialli.

 

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Due mesi dopo il primo rinvio a giudizio a Firenze, ne è arrivato un altro a Roma. Il 22 settembre 2014 Denis Verdini è stato mandato a processo per finanziamento illecito con il senatore all’epoca di Forza Italia Riccardo Conti. Il 31 gennaio 2011 Conti aveva comprato per 26,5 milioni una palazzina in via della Stamperia a Roma e l’aveva rivenduta poche ore dopo all’ente di previdenza degli psicologi per 44,5 milioni.

 

Pochi giorni più tardi aveva versato un milione alla moglie di Verdini, Maria Simonetta Fossombroni, in forza di un contratto di finanziamento stipulato mesi prima con Verdini e contenente una clausola stupefacente. Il finanziamento promesso era di 10 milioni ma si stabiliva che, se non fosse erogato, Conti avrebbe dovuto corrispondere a Verdini una penale di un milione. E così è avvenuto.

 

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L’inchiesta sulla P3, presunta associazione segreta «volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale », si è chiusa il 3 novembre 2014 con numerosi rinvii a giudizio. Verdini è accusato con l’amico ed ex senatore Marcello Dell’Utri di corruzione, illecito finanziamento e abuso d’ufficio per i rapporti con alcuni imprenditori interessati ad investimenti nell’eolico in Sardegna. Il processo è in corso.

 

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Qualche mese di tregua e il 23 luglio 2015 è arrivato un nuovo rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta. Una impresa edile aveva un debito di 4 milioni con il Credito cooperativo fiorentino e, secondo le accuse, Verdini architettò un sistema per farsi restituire il debito con un giro di false fatture, in danno degli altri creditori.