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Fabio Morabito per “Il Messaggero”
Ottanta palestinesi catturati nella notte in Cisgiordania, raid aerei, centinaia di riservisti richiamati dall’esercito. La reazione di Tel Aviv al rapimento vicino ad Hebron di tre adolescenti figli di coloni, è proprio come aveva promesso il premier Benyamin Netanyahu: implacabile. I tre ragazzi (uno di 19 anni, gli altri due di 16), studenti della scuola rabbinica, stavano facendo l’autostop giovedì sera quando di loro si sono perse le tracce.
Netanyahu, che a caldo aveva accusato Abu Mazen, il presidente dell’Anp, Autorità nazionale palestinese, di una sorta di responsabilità oggettiva, ieri invece ha incolpato senza indugi il movimento islamico da poco entrato nel governo dell’Anp. «Il rapimento è stato effettuato da membri di Hamas» ha detto Netanyahu, parlando in lingua inglese come per intercettare l’attenzione internazionale.
Un’affermazione che ha trovato, e questo non era scontato data l’attuale freddezza dell’amministrazione Usa verso il governo di Tel Aviv, una conferma nelle parole del segretario di Stato John Kerry. «Molti indizi portano alla conclusione che Hamas sia coinvolta», ha detto Kerry, pur stemperando i sospetti dietro un prudente condizionale. Ma scartando però la pista di neo-gruppi segnalati nei Territori, e riferibili alla galassia di Al Qaeda o ai terroristi dell’Isis. Questo nonostante almeno una delle due rivendicazioni, subito scartate, suggerisse questa pista.
«ACCUSA STUPIDA»
I servizi segreti americani sono stati coinvolti anche e soprattutto perché uno dei ragazzi rapiti ha il doppio passaporto, israeliano e statunitense. Hamas ha reagito definendo l’accusa «stupida». Non è certo interesse del movimento islamico, appena incassata una pallida legittimazione internazionale con i consensi per il nuovo governo di unità palestinese, di suggerire buone ragioni all’intransigenza di Netanyahu. Eppure, nessuno dimentica che la liberazione (dopo 5 anni di prigionia) del soldato israeliano Gilad Shalit è stata trattata con Hamas e pagata da Tel Aviv con la scarcerazione di migliaia di detenuti palestinesi.
Dal canto suo Hamas nega ogni coinvolgimento. Ma a caldo suoi affiliati avevano accolto la notizia del rapimento come un successo della resistenza contro l’occupazione israeliana in Cisgiordania. La cattura, tra gli 80 palestinesi, di alcuni capi di Hamas (e di intellettuali del movimento, e anche di un imam) ha però un fine intimidatorio, e non nasce da reali sospetti. Lo ammette in qualche modo la stessa Difesa israeliana, dicendo che gli arresti sono avvenuti per raccogliere informazioni e per «influenzare» gli autori del rapimento, o chiunque fosse a conoscenza del fatto.
Nonostante lo scambio di accuse (l’Anp ha detto di non poter rispondere di un crimine avvenuto in un territorio del quale non ha il controllo) la forza di sicurezza palestinese sta collaborando nelle ricerche. Nella speranza, se non nella certezza, che i tre ragazzi siano ancora vivi.
naftali frenkel ragazzino rapito da hamas secondo l esercito israeliano
gilad shaar ragazzino rapito da hamas secondo l esercito israeliano
eyal yifrach ragazzino rapito da hamas secondo l esercito israeliano
soldati israeliani alla ricerca di ragazzi rapiti
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