FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
1 - SPINELLI VA IN EUROPA, L’IRA DI SEL
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Barbara Spinelli ha deciso: siederà in europarlamento con la sinistra del Gue, insieme e a sostegno del leader greco di Syriza Alexis Tsipras. E a rimetterci sarà Sel. La sua doveva essere una candidatura di servizio, ma adesso per la giornalista si prospetta un ruolo di prestigio: la vicepresidenza della Commissione Europea. Il nome della figlia di Altiero, uno dei padri dell’Europa, ha infatti un forte ascendente anche sul Pse.
«Il Parlamento in cui intendo entrare — dice Spinelli — dovrà, su spinta della nostra Lista e delle pressioni che essa eserciterà in Europa e in Italia, essere costituente. Dovrà lottare accanitamente contro lo svuotamento delle democrazie e delle nostre Costituzioni, a cominciare da quelle italiane e dal vuoto democratico che si è creato in un’Unione che non merita, oggi, il nome che ha». Parlando poi della decisione di andare a Bruxelles, la Spinelli si dice certa «che i tanti elettori di Sel, battutisi con forza per la nostra Lista, approveranno e comunque accetteranno una scelta che è stata molto sofferta, visti i costi che saranno sopportati dal candidato del Centro designato come il primo dei non eletti».
Il cambio di rotta rischia però di mandare in frantumi il già complicato tentativo di unità delle sinistre oltre il Pd. Nemmeno il tempo di festeggiare il superamento della soglia del 4% dell’Altra Europa. Il gioco delle preferenze (al netto della rinuncia di Spinelli) aveva accontentato tutti: un eletto della società civile, il giornalista Curzio Maltese di Repubblica ; uno di Sel, Marco Furfaro; una di Rifondazione, Eleonora Forenza.
Invece ora Spinelli, capolista nelle circoscrizioni Italia centrale e meridionale, ha deciso di optare per il centro, e così resta fuori Furfaro: «Al Sud non ero capolista, ma seconda dopo Ermanno Rea, e da molti verrei percepita come “paracadutata” dall’alto. Mi assumo l’intera responsabilità di quest’opzione, che mi pare la più giusta, nella piena consapevolezza del prezzo che essa comporterà. Io volevo fare il sorteggio ma avete detto di no».
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Così scrive Spinelli in una lettera aperta. Ma la reazione della platea riunita ieri al teatro Umberto è stata di assoluta sorpresa: «E questa che democrazia è?». Critiche anche dal comitato di Milano.
Nei giorni scorsi su internet si erano fronteggiati due appelli: uno affinché Spinelli mantenesse la parola e rinunciasse al seggio; un altro affinché Spinelli accettasse il seggio, «per unire società civile e mondo dei partiti». «Considero questa scelta grave — dice il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni — perché sottratta a un percorso collettivo. Sequestrato in modo autoritario da un singolo. Uno stile deludente e un po’ miserabile perché Spinelli mai si è confrontata con nessuno».
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E mentre Sabina Guzzanti firmava il primo degli appelli ma in realtà voleva optare per il secondo («scusate, a furia di firmare appelli mi sono sbagliata...», ha scritto su Twitter) Maltese dalla “Repubblica delle idee” esprimeva soddisfazione: «Bella notizia. Meglio Barbara di Iva Zanicchi».
2- RINCIULITE DAI TROPPI APPELLI. OUTING DI SPINELLI E GUZZANTI
Fausto Carioti per “Libero quotidiano”
Prendete Barbara Spinelli, categoria sacerdotesse altezzose (la stessa di Laura Boldrini, ma a tutt’altri livelli). Qualche sera fa Bruno Vespa ha raccontato di averla invitata più volte a Porta a Porta, ma di avere ricevuto solo dinieghi perché alla signora piglia l’ansia all’idea di trovarsi in un confronto televisivo, dove può capitarle persino di trovare qualcuno che si permette di contraddirla. Il che aiuta a capire la predilezione della papessa democratica per gli appelli: lei pubblica l’enciclica assieme agli altri eletti, il popolo dei fedeli si accoda. L’ultimo la Spinelli lo ha siglato il 6 giugno, con Zygmunt Bauman e altri lumi del pensiero occidentale contemporaneo.
«Nello spirito del nuovo trattato», sostengono costoro, i cittadini europei debbono avere «voce in capitolo su chi guida la Commissione». Poteva la figlia di Altiero Spinelli sottrarsi a un appello tanto nobile? La lettura della signora però deve essersi fermata a metà documento.Perché qualche riga più giù, verso la fine, quel ragionamento arrivava al dunque: «Il Partito popolare europeo è emerso dalle elezioni come il più grande gruppo politico del Parlamento. Il Consiglio Europeo dovrebbe quindi proporre il candidato del Ppe: Jean-Claude Juncker».
Accortasi con orrore dalla lettura dei giornali di essersi schierata per il candidato di centrodestra, la Spinelli ha informato il Corriere della sera di aver ritirato la propria firma dall’appello, spiegando la differenza tra l’idea, di per sé splendida, secondo cui gli elettori europei scelgono il presidente della Commissione, e la sua deprecabile attuazione pratica, ovvero la nomina di Juncker, alla quale lei è assolutamente contraria.
Se ne deduce che il principio democratico vale se conviene ai candidati di sinistra e deve essere ignorato quando premia quelli di destra. Se questo punto vi viene in mente la Fattoria di George Orwell, nella quale tutti gli animali sono uguali,ma alcuni (i maiali) sono più uguali degli altri, qualche ragione l’avete. Finisce per non capirci più nulla anche una professionista delle mobilitazioni come Sabina Guzzanti. Colpa del popolo del Web che s’indigna e che s’impegna, il quale stavolta ha messo in rete sul solito Change.org due mozioni sulla Spinelli, di segno esattamente opposto.
Visto che costei, candidata nella lista Tsipras, aveva assicurato che mai si sarebbe seduta su uno scranno europeo, dopo le elezioni chi l’aveva presa in parola le ha chiesto di fare «un passo indietro, il passo promesso». Appello caduto nel vuoto, poiché ieri la Spinelli ha confermato che quel seggio se lo prenderà. La Guzzanti, però, lo aveva subito firmato. Sbagliando.
Lo ha spiegato ieri, nel linguaggio frastornato che le è proprio e che vale la pena di riportare intonso: «Ho fatto una cazzata a forza di firmare appelli ho firmato quello sbagliato. Pessima abitudine mettersi a giocare col cellulare di prima mattina: ho visto un twitt che diceva bruxelles, firmamo perché BarbaraSpinelli… ho dato per scontato che fosse a sostegno del fatto che la Spinelli andasse a fare la deputata e ho firmato sempre sul cellulare». Insomma, a parte che si scrive «tweet» e non «twitt» e che «firmamo» ormai lo dicono solo all’Idroscalo di Ostia, la notizia è che la sindrome da sottoscrizione compulsiva è diventata un problema reale per la sinistra. Urge gruppo di recupero per firmatari anonimi: «Ciao, mi chiamo Sabina e non sottoscrivo un appello da due settimane…».
3 - SPINELLI, MIA LINEA MAESTRA LOTTA A IDEOLOGIA AUSTERITÀ
(ANSA) - La linea maestra alla quale intendo attenermi è di operare nel Parlamento europeo per una politica di lotta vera all'ideologia dell'austerità e della cosiddetta 'precarietà espansiva', alla corruzione e alle minacce mafiose in Italia; per i diritti dei cittadini; per la realizzazione di un'Europa federale dotata di poteri autentici e democratici: quell'Europa che sinora, gestita dai soli governi in un micidiale equilibrio di forze tra potenti e impotenti, è mancata ai suoi compiti"".
ert tv pubblica occupata in grecia
Lo scrive barbara Spinelli nella lettera con la quale annuncia la sua intenzione di accettare il seggio al parlamento europeo con la lista "L'Altra Europa con Tsipras". "Il Parlamento in cui intendo entrare - prosegue - dovrà, su spinta della nostra Lista e delle pressioni che essa eserciterà in Europa e in Italia, essere costituente. Dovrà lottare accanitamente contro lo svuotamento delle democrazie e delle nostre Costituzioni, a cominciare da quelle italiane e dal vuoto democratico che si è creato in un'Unione che non merita, oggi, il nome che ha".
Parlando poi della decisione di andare a Bruxelles, la Spinelli si dice certa "che i tanti elettori di SEL, battutisi con forza per la nostra Lista, approveranno e comunque accetteranno una scelta che è stata molto sofferta, visti i costi che saranno sopportati dal candidato del Centro designato come il primo dei non eletti".
4 - «SE ELETTO LASCIO IL SEGGIO AD ALTRI, DOV'È IL PROBLEMA?»
Rachele Gonnelli per “l’Unità” del 7 marzo 2014
Moni Ovadia Moni Ovadia si candida alle europee, è in testa di lista nel collegio del Nord Ovest sotto il logo «L'Altra Europa per Tsipras». Però, c'è un però. Il teatrante Moni così come la giornalista Barbara Spinelli e lo storico Adriano Prosperi, tre dei più nomi della lista Tsipras, hanno già comunicato che non hanno alcuna intenzione, anche se eletti, di lasciare i rispettivi lavori per un seggio.
Non le sembra in questo modo di ingannare gli elettori che voteranno per lei e si troveranno un altro o un'altra a rappresentarli?
«Chiariamo subito che io non ho chiesto di candidarmi, mentre ho aderito subito e con grande entusiasmo al progetto della lista Tsipras. Non mi dispiace Martin Schulz ma sono un uomo di sinistra-sinistra, il Pd non lo è, mentre Syriza è un'esperienza sconcertante: un partito di sinistra arrivato alla maggioranza relativa che in Grecia si oppone alle politiche di austerità ma non all'Europa.
A un'Europa dei cittadini, per la giustizia sociale, che metta al centro l'uomo e non l'economia della finanza. Una scelta nitida, che guarda al futuro, bellissimo. Quando i garanti, che sono tutte persone che stimo tantissimo, mi hanno chiamato, dicendomi che sarebbe stato importante che mi candidassi, che avrebbe rafforzato la lista, mi sono messo a disposizione.
ALEXIS TSIPRAS DEL PARTITO SYRIZA
Se i militanti non lo ritengono opportuno non ho alcun problema a ritirare il mio nome. Per me è solo una corvée, un sacrificio. Che interesse ho? Non la visibilità, ne ho fin troppa. Non mi interessa il potere, non la voglio una poltrona. Mi prendo solo la responsabilità piena del progetto. E poi avendolo detto prima chi non apprezza il mio gesto può non votarmi, scegliere un altro».
Però quando Berlusconi o Grillo si sono candidati in passato per poi far eleggere altri, questa pratica è stata duramente criticata. Anche da lei.
«Io e gli altri lo diciamo prima che non andremo, loro no. Non c'è raggiro, c'è trasparenza. Voglio farti capire, elettore, quanto ci tengo, che sostengo questa lista con tutto il cuore, se ti piaccio mi voti, se no non mi voti. Berlusconi o Grillo invece baravano, non lo chiarivano. Non ho mai avuto tessere di partito, non sono mai stato a libro paga di qualcuno, le mie scelte le ho sempre pagate care, non mi hanno mai dato una virgola di vantaggio.
Sono un militante della sinistra, al massimo un attivista. Anni fa Mirabelli dei Ds mi chiese di candidarmi a Milano per l'Ulivo. Mi disse: aiutaci a mandar via la Moratti. Accettai ma poi i consigli comunali si svolgevano il lunedì e il giovedì e io ho una compagna teatrale, devo fare le turnée, da me dipendono gli stipendi degli altri. Dovetti lasciare. Tutti furono molto affettuosi, solo un giornale di destra mi schernì con un titolo, prendi i voti e scappa . Ripeto, per me è solo una rottura, lo faccio solo finché si ritiene utile. Ma non sono uno specchietto per le allodole».
Ci sono state già lamentele in questo senso?
«Su qualche blog qualcuno ha parlato dei soliti intellettuali di sinistra . Devo dire che Internet è una cosa meravigliosa ma magari prima di scrivere la prima cosa che gli passa per la testa certa gente dovrebbe chiedere, documentarsi, farsi delle domande. Perché lo fanno? Cosa gliene viene? Niente. Comunque l'altra sera a Milano ho partecipato a una iniziativa elettorale, c'era un sacco di gente e tutti dicevano: ci piace che stiano con noi le persone in cui crediamo».
Non tutte lodi, c'è anche chi vede la lista come un'accozzaglia di ceto politico e movimentisti di professione. Persino Rodotà non l'ha trovata esaltante.
«Abbiamo dovuto muoverci in fretta e un pochettino se ne risente. Ci saranno anche elementi un po' così... ma sono pochi. C'è soprattutto un popolo della sinistra che tiene duro. Io non demonizzo Grillo, anzi, credo che gli dobbiamo della gratitudine per aver denunciato cose di cui nessuno parlava. Però non mi piacciono le sue modalità interne, la non condivisione, e alcuni suoi cavalli di battaglia come l'uscita dall'euro. Syriza è una forza politica seria e sobria con valori condivisibili».
C'è chi vi vede come sinistra oltranzista, tradizionale, massimalista, accozzaglia di sigle e rissosità .
«I veri estremisti sono i sedicenti moderati. Altrove può darsi che sia una virtù ma in Italia essere moderati è un vizio. La mafia occupa quattro regioni e la mafia è sempre stata moderata. La corruzione è in gran parte una pratica dei moderati. Non è la sinistra massimalista che ha portato allo sfascio questo Paese, è stato Berlusconi. Chi ci accusa, prima si guardi allo specchio».
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