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Ivo Caizzi per il “Corriere della Sera”
La Commissione Ue ha fatto tre proposte ai governi: eliminare l’obbligo di visto ai 75 milioni di cittadini turchi quando si recano nell’area europea di Schengen, estendere fino a sei mesi i controlli temporanei ad alcune frontiere di 5 Paesi e modificare il Trattato di Dublino sull’accoglienza dei rifugiati. Il vicepresidente olandese della Commissione Frans Timmermans ha ammesso la difficoltà dei percorsi legislativi per i contrasti tra gli Stati membri, che hanno il potere decisionale.
L’Austria, per esempio, non ha rinunciato a una estensione dei controlli al confine con l’Italia, non richiesta ieri dalla Commissione. Il premier Matteo Renzi ha replicato definendo «ciò che abbiamo visto dall’altro lato del Brennero un puro esercizio di propaganda». La liberalizzazione dei visti è stata sollecitata entro giugno prossimo dalla Turchia nell’ambito dell’impegno con l’Ue di frenare o riaccogliere dalla Grecia i rifugiati siriani e iracheni diretti principalmente in Germania.
A Bruxelles si escludeva che Ankara avrebbe rispettato tutti i 72 criteri necessari: soprattutto a causa delle violazioni della libertà di informazione e di altri diritti fondamentali, leggi anti-terrorismo usate contro la minoranza curda e corruzione politico-amministrativa. Ma il controverso presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di far saltare l’accordo sui rifugiati, convincendo la cancelliera tedesca Angela Merkel a fare pressioni sulla Commissione per far annunciare la proposta sui visti.
Timmermans ha chiarito che, nonostante l’accelerazione legislativa nel Parlamento turco, mancano ancora diversi requisiti. L’Europarlamento ha escluso di votare se tutti i 72 punti non saranno rispettati.
L’estensione fino a sei mesi dei controlli alle frontiere tra Germania e Austria, tra Austria e Slovenia e Ungheria, ai confini danesi, svedesi e della extracomunitaria Norvegia, è consentita dal regolamento del Trattato di Schengen sulla libera circolazione. La Commissione l’ha giustificata con la difficoltà della Grecia di controllare le frontiere esterne dell’Ue, che contrasta con le rassicurazioni sull’efficacia del freno della Turchia ai profughi diretti verso le isole elleniche.
Ancora più sorprendente è apparsa la proposta di modifica del Trattato di Dublino, che assegna i rifugiati al Paese di primo sbarco (penalizzando Italia e Grecia). I commissari sono risultati divisi in aprile. La Germania ha ammesso che non c’è una maggioranza di governi favorevoli. La Commissione ha così proposto un nuovo ricollocamento di profughi tra gli Stati membri, nonostante quello in corso sia stato respinto da diversi Stati. Timmermans ha indicato, come mezzo per convincere i contrari, una penalità di 250 mila euro per ogni profugo rifiutato. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno dubitato che sia «una proposta seria definendola addirittura «un ricatto».
i migranti al confine italia austria
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