RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Guai a usare la parola lockdown, perché Giuseppe Conte ha promesso che non ce ne sarà un altro e non vuole tradire la parola data. Ma con il Covid che corre all' impazzata, anche il premier ha deciso di cambiare passo e si è messo al lavoro su un nuovo Dpcm che potrebbe essere pronto già domani sera. Le scuole restano aperte. Industria, commercio, artigianato e professioni vanno avanti. Si fermeranno invece tutte le attività ritenute «non essenziali», dai convegni allo sport non professionistico.
Ci sarà un nuovo limite di posti sui bus e un numero ancora più limitato di ospiti alle cerimonie. Il ministro Gualtieri sta già valutando i fondi per ristorare le attività che saranno costrette a fermarsi.
PIERPAOLO SILERI GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Alla luce dei quasi ventimila nuovi contagi, i sette giorni che Conte avrebbe voluto attendere prima di un nuovo Dpcm sembrano ormai un tempo troppo lungo. Pressato da governatori, scienziati e da alcuni ministri, il premier è ora «determinato» ad accelerare e la direzione è un coprifuoco rafforzato, che si avvicina molto al «reset» auspicato da più parti: due settimane di chiusura (quasi) totale per rallentare i motori del Paese, così da alleggerire la sofferenza delle strutture sanitarie.
Il premier ha guidato l' ala cauta e prudente del governo, restia a inasprire troppo le regole anti-virus per non danneggiare ulteriormente l' economia. Ma con i numeri dei contagiati e delle terapie intensive che allarmano Palazzo Chigi, almeno sulla lotta al Covid il governo pare essersi ricompattato. Conte ha cancellato gli impegni, si è preso una giornata di studio e, anche confrontando la situazione italiana con quella degli altri Paesi Ue, ha maturato la convinzione che servono misure più energiche per piegare la curva.
michela de biase dario franceschini foto di bacco (2)
Oggi, dopo un nuovo confronto con le Regioni, Conte potrebbe riunire i capi delegazione per condividere le nuove restrizioni. Il Pd, con Dario Franceschini, sprona a far presto perché il virus non aspetta e anche Speranza, che ha concordato con i governatori le ordinanze, è più che mai convinto che bisogna irrigidire le regole.
Conte, che si è confrontato ieri con il commissario Domenico Arcuri, ritiene urgente dare una cornice normativa nazionale alle restrizioni imposte dai governatori. «Al di là delle libertà dei presidenti di Regione servono alcune scelte uguali per tutti i territori», conferma il presidente dell' Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
È la misura che innesca le tensioni maggiori. Gli scienziati spingono perché lo stop alle attività e alla circolazione sia imposto alle 21 (o persino alle 20) su tutto il territorio nazionale. Ma diversi ministri ritengono troppo drastico chiudere l' Italia intera in casa alle nove di sera e chiedono di salvare le attività di ristorazione, magari inasprendo controlli e sanzioni. Resta aperta l' ipotesi di posticipare il coprifuoco alle 22 o alle 23, lasciando ai locali pubblici la scelta se rimanere aperti. In ogni caso dopo l' orario stabilito si potrà uscire dalla propria abitazione solo per motivi di urgenza, salute e lavoro.
La linea dura, adesso condivisa da tutto il governo, sembra condannare alla «serrata» palestre, piscine e anche i circoli sportivi dove finora erano consentiti gli allenamenti. Si potrà continuare a fare jogging e attività motoria, con le regole in vigore durante il lockdown. Ma i campionati non professionistici dovranno fermarsi.
Quasi certa la chiusura nel fine settimana dei centri commerciali, dove si creano assembramenti ad alto rischio.
E nel governo c' è chi spinge per arrivare a un lockdown «dolce» nel weekend. I negozi al dettaglio resteranno aperti, ma non è escluso uno scaglionamento degli orari per alleggerire il trasporto pubblico. Quanto ai mercati rionali, o si fa una stretta sulle regole, o saranno chiusi.
«Le ordinanze devono essere coerenti e non scavalcare il ministero», è la linea di Azzolina. La ministra ha chiesto di precisare la percentuale di didattica a distanza per le superiori (50%) e spera che questo basti a far venire meno gli ingressi scaglionati.
I negozi per i servizi alla persona dovrebbero rimanere aperti, con controlli molto più serrati sul rispetto dei protocolli e ordinanze di chiusura immediata per chi risulta non in regola. Sui movimenti da una Regione all' altra nessuna decisione è ancora presa, ma è possibile che venga imposto un limite agli spostamenti da quelle Regioni che hanno un indice Rt molto alto.
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