DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Alessandro Mondo per “la Stampa”
L’atto di citazione è stato depositato: a breve seguirà la notifica. Il destinatario è la Regione - meglio: un certo numero di funzionari amministrativi -, che la Procura della Corte dei Conti intende portare a processo entro fine anno.
L’inchiesta
Il perimetro dell’inchiesta, avviata da tempo, è il grattacielo alle ultime battute in zona Lingotto, la nuova «sede unica» dove si trasferiranno tutti gli uffici della Regione (eccetto il Consiglio): oltre 2 mila dipendenti distribuiti su 41 piani fuori terra.
Le contestazioni
Due i profili contestati nella citazione. Il primo è «la correttezza degli importi liquidati», cioè l’entità della parcella riconosciuta all’architetto Massimiliano Fuksas: stando agli inquirenti, che si sono avvalsi della consulenza dell’Ordine degli architetti di Milano, sforerebbe i tariffari di 4-5 milioni.
fuksas regione piemonte grattacielo torino
Il secondo fronte riguarda «la regolarità dell’affidamento sulla base del principio di concorrenza». Il primo contratto firmato nel 2003 tra Fuksas, vincitore del concorso iniziale, e la giunta guidata da Enzo Ghigo era condizionato alla variante urbanistica su Spina uno, poi negata dal Comune di Torino. La giunta Bresso, preso atto dello stop di Palazzo civico, non bandì una nuova gara ma si limitò a trasferire il contratto sull’area ex-Fiat Avio, l’attuale sede, considerando che tutto sarebbe rimasto invariato: invece le dimensioni dell’immobile raddoppiarono. Questa, in sintesi, l’obiezione sostenuta dalla magistratura contabile.
Cantiere travagliato
È lo stesso immobile che spazia dalla giunta Ghigo a quella attuale, passando per le legislature guidate da Bresso e Cota, progettato e in parte disconosciuto da Fuksas per le varianti in corso d’opera al progetto originale. Da qui il contenzioso tra lo stesso Fuksas e il committente pubblico, accompagnato dalle polemiche politiche sulle spese e sull’utilità dell’opera.
Non ultimo: le attenzioni della Procura della Repubblica e della Procura della Corte dei Conti, che indagano sulle maggiorazioni dei costi, sulla regolarità degli atti e sul danno erariale per la Regione. Resta aperto anche il fronte delle bonifiche. Un vero ginepraio, oggetto di inchieste complementari, a proposito del quale l’anno scorso la magistratura contabile espresse un giudizio severo parlando sul nostro giornale di «gestione disinvolta dei soldi pubblici». Da allora le verifiche sono proseguite, ricorrendo a consulenze e controlli incrociati ora culminati nell’atto di citazione: l’anticamera del processo.
Cota e Mercedes Bresso al seggio
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