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Gianluca Piacentini per il “Corriere della Sera”
La risposta che è arrivata dalla squadra è di quelle che aiutano a superare la polemiche. I fischi di una parte dello stadio al momento della lettura delle formazioni non deve averli graditi particolarmente, ma Luciano Spalletti al termine del 5-0 contro il Palermo prova a gettare acqua sul fuoco, pur mantenendo il punto.
«La situazione - le sue parole - è già passata, l' intenzione è quella di parlarne con calma dopo una bella vittoria. Francesco è stato con noi prima della partita, diciamo che è stato solo un momento di rabbia, che sotto certi aspetti si può capire.
Tanto rumore per nulla? Se parla il più grande campione del dopoguerra fa più rumore. Contro il Palermo avrebbe giocato, lo avevo già detto ed in queste situazioni non paga mai dire le bugie».
Poi ha cambiato idea. «Avevo chiesto concentrazione, e l'intervista poteva distogliere l' attenzione. A Roma è vista come una cosa anormale, ma io devo gestire tutto il gruppo e non solo un calciatore, questa dovrebbe essere la regola. Bisogna avere rispetto per il campione che è, ma anche per altri giocatori perché sennò ognuno può convocare una conferenza quando vuole.
Le scuse? Non mi interessano, mi basta il rispetto nel gruppo». Restano i dubbi sul futuro del calciatore più importante della storia della Roma, in attesa di una chiamata da parte di Pallotta per il rinnovo del contratto. «La società sa che se Francesco va a chiedere qualsiasi cosa, io sto dalla sua parte.
Con Totti ci ho parlato e gli ho detto anche che può decidere che ruolo ricoprire, perché lui deve pensare a cosa fare. Dietro la sua storia a Roma ci si può costruire qualsiasi ruolo perché li può fare tutti». E la scelta è ampia: «Se vuole fare Giggs può sempre stare seduto vicino a me ed imparare.
Se vuole fare Nedved può farlo. Se vuole fare il calciatore, io gli ho detto che poiché sono stato chiamato a risollevare le sorti di una squadra non posso concedergli niente. Qualche debolezza con lui in passato l' ho avuta, ma non voglio litigare con nessuno. Mio figlio che fa l' università a Roma mi ha detto: "Babbo, ma che fai, litighi con Totti?".
Non abbiamo litigato, ma l'amicizia e il rispetto non si dimostrano dando una maglia con un numero. Gli sono partiti un paio di missili nei miei confronti, e io mi devo scansare. I fischi? È giusto così ma non è un problema: avrei partecipato anche io ai cori che hanno fatto su Totti, perché io ho goduto tante volte ai gol di Francesco».
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